La ministra smentisce se stessa. A due giorni dall’annuncio in diretta su Sky Tg24 “Si torna con didattica mista, metà in classe e metà online”, Lucia Azzolina è stata costretta a fare retromarcia dopo le proteste dei presidi e dei dirigenti scolastici, che in coro le hanno risposto: “Improponibili turnazioni e classi a distanza”.
“Solo un’ipotesi”, ha spiegato la ministra dell’Istruzione, aggiungendo, “L’idea di alternare la presenza a scuola degli alunni riguarda i ragazzi più grandi, una fascia di età che non metterebbe in difficoltà le famiglie”.
“L’ipotesi mista web e aula è solo lo scenario zero da cui partire”
L’obiettivo reale a cui il ministero sta lavorando “è riavere a scuola tutti i bambini, almeno quelli delle prime classi”, spiega al Corriere della Sera Patrizio Bianchi presidente della task force sulla scuola, ipotizzando soluzioni articolate affidate alle autonomie scolastiche. Ma, avverte Bianchi “questo non significherà metterli nelle aule, comporterà una nuova didattica, quell’istruzione per piccoli gruppi che non abbiamo mai realizzato e che ora il dramma ci costringe a fare. Per i bambini che cominceranno la prima elementare significherà entrare in una classe da 10-12 alunni, mentre per le classi successive si dovrà sperimentare una didattica per gruppi ristretti o che si ricompongono a seconda delle materie e degli spazi allargati a parchi, musei, teatri”. Per Bianchi l’ipotesi mista web e aula è solo “lo scenario zero da cui partire”.
Le aule all’aperto anche per gli alunni più piccoli ha dichiarato Azzolina: “Per i più piccoli dovremo immaginare altri spazi oltre quelli tradizionali: la scuola potrà aprirsi al territorio. Sfruttare parchi, ville, teatri, spazi di associazioni e realtà che collaborano già con le scuole”.
La sottosegretaria Ascani: “Attività anche di creazione digitale”
Per le elementari la sottosegretaria all’Istruzione Anna Ascani ipotizza “l’apprendimento esperienziale di ispirazione montessoriana: i gruppi (piccoli) potranno svolgere a giorni alterni attività diverse, con una maggiore attenzione allo sport, alla musica, all’arte e alle tante attività, anche di creazione digitale”.
Sulla didattica mista ha dei dubbi anche il presidente dell’Anp Antonello Giannelli: “È molto difficoltoso: si dovrebbero cablare gli istituti e ci sono problemi di natura pedagogica: l’impostazione di una lezione in presenza è diversa da quanto va fatto a distanza”.
Come realizzare didattica e scuole digitali?
Per concretizzare l’ipotesi mista web e aula e quindi garantire a tutti il diritto allo studio, non come sta avvenendo oggi con l’esclusione di 1,6 milioni di studenti (dati forniti dalla ministra Azzolina in Parlamento), occorre realizzare questi 3 punti:
- Garantire la connettività con banda ultra larga delle scuole.
- Assicurarsi che tutti gli studenti abbiano a casa un Pc o tablet (secondo l’Istat, una famiglia su tre non ha computer o tablet in casa e soltanto una su cinque ha un dispositivo a testa per ogni membro del nucleo).
- Ristrutturare il metodo. La didattica a distanza non può essere una mera trasposizione della didattica classica
Scuole connesse. Sul primo punto Azzolina ha detto: “Sulle tecnologie, abbiamo già investito 165 milioni di euro per la didattica a distanza” ed in particolare “sull’edilizia scolastica, il problema è aver tagliato i fondi per anni. Stiamo accelerando, comunque, guardando a settembre e alla scuola dei prossimi anni. Molti cantieri partiranno a breve”.
“A marzo”, ha aggiunto Azzolina, “sono stati stanziati 510 milioni di euro, altri 320 li abbiamo ripartiti fra le Regioni ad aprile, poi ci sono altri 855 milioni destinati a Province e Città Metropolitane. Stiamo facendo in modo che i cantieri possano andare veloci, ora che è prevista la loro ripartenza. Bisogna aprire le aule oggi chiuse, mettere le strutture in sicurezza. Ma serve la collaborazione di tutti”.
Device in casa degli studenti. Per quanto riguarda il secondo punto il decreto ministeriale del 26 marzo ha stanziato 70 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso, dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme di apprendimento e per garantire la connettività di rete nei territori dove essa sia carente o mancante.
La foto di questo studente, 12 anni, di Scansano in Toscana, che seguiva la didattica a distanza in mezzo ad un campo è diventata virale in poche ore perché tra le mura di casa la connessione non funzionava bene. Ogni mattina, – come ha raccontato la mamma al Tirreno – il ragazzo faceva un chilometro a piedi per raggiungere la parte più alta e più libera della zona vicino a casa. Ora, grazie anche all’impegno della dirigente scolastica del suo istituto, nella sua abitazione funziona la connessione ad Internet.
Ristrutturazione del metodo didattico. Infine, sul terzo punto, sulla ristrutturazione del metodo didattico che non può essere una mera trasposizione della didattica classica, si rimanda all’articolo di Barbara Volpi su Key4biz.
Ecco un passaggio: “In questo incontro forzato tra docenti e ragazzi chiusi nelle loro stanze i ragazzi sono stati sensibilizzati da adulti consapevoli a capire che l’aladino digitale, può tirare fuori dallo schermo non solo video di Youtuber, o maratone di live interminabili che continuano ad alimentare il bisogno di competizione e sfida dell’adolescente, ma anche video didattici, film, libri, musei virtuali che ampliano lo spazio digitale in spazio di conoscenza e formazione che va oltre l’aspetto relazionale. Ma è sempre l’elemento relazionale il motore di tutto, ad alimentare passioni e a unire e compattare soggetti all’interno degli spazi on-school. Uno spazio relazionale che regge alla prova del tempo e che oggi, dopo tanti giorni di isolamento, ci fa comprendere che ogni apprendimento anche quello più moderno ed innovativo possibile ha bisogno dell’incontro con l’altro, per generare la curiosità e la passione alla base di ogni progresso evolutivo”.