Continua in Europa il lavoro di contrasto attivo alla disinformazione online, soprattutto in merito alla pandemia di Coronavirus. La Commissione europea e L’alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, hanno illustrato oggi, in una comunicazione congiunta, le iniziative messe in campo e i prossimi passi per proteggere e rafforzare il diritto dei cittadini ad essere informati.
Il problema principale che si è voluto evidenziare, infatti, è stato proprio il ruolo che hanno giocato soggetti interni ed esterni all’Unione nel diffondere a più riprese ondate massicce di false notizie in occasione dell’epidemia di Covid-19.
Italia vittima dell’infodemia
“Ondate di disinformazione hanno colpito l’Europa durante la pandemia di coronavirus, provenienti tanto dall’interno quanto dall’esterno dell’UE. Per lottare contro la disinformazione dobbiamo mobilizzare tutti i soggetti interessati, dalle piattaforme digitali alle autorità pubbliche, e sostenere i verificatori di fatti e i media indipendenti”, ha dichiarato Vera Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza.
“L’Italia è tra i Paesi che sono stati più colpiti dall’infodemia – ha poi precisato Jourová – la disinformazione si alimenta di paure e ansie e si concentra sui Paesi più colpiti dal Coronavirus, quindi sulle società più vulnerabili”.
“La disinformazione ai tempi del coronavirus può uccidere. Abbiamo il dovere di proteggere i nostri cittadini rendendoli consapevoli della diffusione di informazioni false e denunciando i responsabili di tali pratiche”, ha invece commentato in una nota ufficiale l’Alto Rappresentante/Vicepresidente, Josep Borrell.
Ecco che la crisi pandemica si è subito trasformata in un banco di prova per la tenuta democratica e sociale dell’Unione, con l’obbligo di dover dimostrare ancora di più l’impegno e la volontà dei singoli Stati e delle società democratiche di affrontare la sfida e la minaccia della disinformazione online.
Sono state individuate operazioni di influenza e campagne di disinformazione mirate, intraprese nell’UE, nei paesi vicini e a livello globale da soggetti stranieri e da alcuni paesi terzi, in particolare Russia e Cina.
Ad esempio, la task force East StratCom del SEAE ha individuato e denunciato sul sito web EUvsDisinfo più di 550 narrazioni di disinformazione provenienti da fonti pro-Cremlino.
Punti chiave per un’azione efficace dell’UE
In questa strategia anti-fake news, è importante in primo luogo distinguere tra contenuti illegali e contenuti dannosi ma non illegali; occorre poi considerare la labilità dei confini tra le varie forme di contenuti falsi o ingannevoli: dalla disinformazione, che è per definizione intenzionale, alla cattiva informazione, che può essere involontaria.
È inoltre necessario mettere a disposizione una maggiore quantità di dati per il controllo pubblico e migliorare le capacità analitiche.
Si deve inoltre intensificare le attività volte ad informare i cittadini sui rischi e a rafforzare la cooperazione con altri soggetti internazionali per contrastare la disinformazione.
La Commissione poi continua a sfatare i miti che circondano il coronavirus, tramite una pagina web che ha totalizzato più di 7 milioni di visualizzazioni.
Disinformazione e piattaforme online
Negli ultimi mesi, anche prima dell’arrivo dell’epidemia, la Commissione europea ha monitorato con grande attenzione le azioni delle piattaforme digitali ai sensi del codice di buone pratiche sulla disinformazione.
Tra le azioni indicate come necessarie, si valuta che le piattaforme dovrebbero trasmettere relazioni mensili contenenti “dati più dettagliati sulle azioni da esse svolte per promuovere contenuti autorevoli e limitare la disinformazione sul coronavirus e gli annunci pubblicitari a essa relativi”.
sulla base delle attività dell’osservatorio europeo dei media digitali, di recente istituzione l’UE potenzierà ulteriormente il sostegno offerto a verificatori di fatti e ricercatori.
Il tutto garantendo sempre libertà di espressione e pluralismo del dibattito democratico, considerati aspetti centrali nella risposta dell’Unione alla disinformazione.
In ultima analisi, ci deve continuare a fornire strumenti ai cittadini, sensibilizzarli e rafforzare la resilienza della società, che significa “consentire ai cittadini di partecipare al dibattito democratico salvaguardando l’accesso alle informazioni e la libertà di espressione e promuovendo l’alfabetizzazione mediatica e la cultura dell’informazione dei cittadini, compresi pensiero critico e competenze digitali”.