Oggi alle 14 si terrà l’Assemblea di Atlantia, per votare sulla vendita dell’intero pacchetto di controllo (88,06%) di ASPI (Autostrade per l’Italia) ad un consorzio costituito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) assieme al fondo statunitense Blackstone ed al fondo australiano Macquarie, un consorzio in cui non è peraltro ancora chiaro se CDP abbia una posizione di controllo con il 51% o una semplice partecipazione minoritaria al 40%.
La vicenda si è trascinata per mesi, sull’onda delle reazioni emotive al crollo del Ponte Morandi di Genova ed ha visto anche l’offerta alternativa di Florentino Perez, l’imprenditore spagnolo proprietario peraltro anche del Real Madrid, che avrebbe offerto una cifra superiore di almeno 1 miliardo di euro.
Ma la scelta odierna ha caratteristiche di singolarità, anzi di anomalia, per un’altra ragione, che non è di poco conto.
La decisione che verrà assunta oggi, pur con solo valore consultivo, ha un peso rilevante e di fatto avvia la scelta del CdA di Atlantia che si terrà presumibilmente il 10 giugno.
Oggi in Assemblea occorrerà la metà più uno dei partecipanti, che sembrerebbero assestati complessivamente intorno al 70% delle quote azionarie. È previsto il voto favorevole di Sintonia (Edizione) della famiglia Benetton (30,25% delle azioni) e di CRT, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino che deteneva sino a una decina di giorni fa la quota del 4,85%, ma che ora è cresciuta sino al 5,5%.
I due azionisti assieme detengono il 35,75% delle azioni che potrebbe rappresentare la maggioranza in relazione ad una presenza di azionisti in Assemblea pari appunto al 70% circa. Ad essi potrebbe unirsi qualche altro azionista minore, di cui al momento non vi è traccia.
Ma dov’è l’anomalia?
L’anomalia consiste nel doppio ruolo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, che si troverebbe in una condizione di conflitto d’interesse, essendo presente in Atlantia, società venditrice (con il 5,5% delle azioni), ma è contemporaneamente presente anche in CDP, che è società acquirente, con una partecipazione del 2,57%.
Va peraltro anche notato l’acquisto inestetico e poco elegante di ulteriori 0,65% di azioni a ridosso di così pochi giorni dall’Assemblea, con il prevedibile scopo di essere autosufficienti nella decisione di vendita assieme alla rappresentanza di Sintonia (Edizioni) della famiglia Benetton. Un gesto “poco elegante” della Fondazione CRT, perché si tratta di un’acquisizione last minute da parte di una Fondazione bancaria tra le più autorevoli, che in questo caso si comporterebbe come un qualunque trader a caccia di acquisti speculativi.
In questo caso verrebbe da chiedersi: ma per CONSOB rientra tutto nella normalità o no?
Come valuta comportamenti del genere l’autorità preposta alla tutela del risparmio italiano?
Purtroppo da CONSOB non si avverte alcun segnale di vita, il che non vuol dire automaticamente che tutto vada bene.
Insomma una vicenda intricata, anche per altre ragioni che qui non vengono richiamate, ma su cui ritorneremo nei prossimi giorni, una vicenda intricata che, al contrario di ogni aspettativa, dovrebbe invogliare l’assemblea odierna verso una riflessione maggiore sul voto da esprimere.
È probabile che Atlantia nell’Assemblea oggi pomeriggio sia nella condizione di non voler recedere su nulla. Ma il problema rimane anche in vista del CdA, previsto il prossimo 10 giugno, e paradossalmente anche dopo un eventuale voto favorevole del CdA, dal momento che decorreranno da quel momento i fatidici 90 giorni entro i quali sarà possibile formalizzare ricorsi alle autorità preposte.
Vedremo quel che accadrà, con l’augurio che i soci Atlantia diano oggi segni di avvedutezza e CONSOB dia quantomeno un segno di presenza.