- L’Italia è oggi quintultima in Europa per autonomia energetica (22,5% vs. 39,5% di media UE al 2019) ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio.
- Sfruttando le sue materie prime – acqua, vento, sole e rifiuti – e agendo su elettrificazione dei consumi ed efficientamento, l’Italia può raggiungere il 58,4% di autonomia energetica, quasi triplicando gli attuali livelli, con un incremento di circa quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni.
- È ottenibile una crescita di potenza installata di 105,1 GW di solare, 21,1 GW di eolico e 3,3 GW di idroelettrico dall’attivazione delle fonti di energia rinnovabili nei nostri territori, a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere.
- Circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti possono essere avviati a recupero energetico producendo elettricità per oltre 7 TWh (+55% rispetto al 2020).
- La valorizzazione del biometano può attivare circa 6,3 miliardi di m3 (8% del consumo nazionale e 22% del gas importato dalla Russia).
Questi dati emergono dallo studio “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A. Lo studio spiega anche come è possibile triplicare l’autonomia italiana con le fonti energetiche rinnovabili.
Il contributo delle fonti energetiche disponibili sul territorio italiano per triplicare l’autonomia energetica
Il rinnovato contesto energetico internazionale ha fatto emergere la centralità del ruolo dell’autonomia energetica e della produzione domestica di energia e reso necessaria l’accelerazione lungo le traiettorie di sviluppo delineate dall’Unione Europea. Complessivamente, la valorizzazione di tutte le opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti e coerentemente con le prospettive di elettrificazione dei consumi e di efficientamento energetico consentirebbe quasi di triplicare l’autonomia energetica italiana (raggiungendo un livello del 58,4%), ovvero 35,9 punti percentuali in più rispetto ad oggi e circa 4 volte l’incremento registrato negli ultimi 20 anni.
“Con questo studio è stato possibile analizzare il potenziale delle regioni in termini di valorizzazione delle fonti energetiche disponibili, e di definire il contributo dei diversi territori per l’autonomia energetica del Paese all’interno dei vincoli normativi e strutturali esistenti”, ha dichiarato Marco Patuano, Presidente di A2A – “Sono già stati compiuti passi avanti in termini di sviluppo di produzione energetica da fonti rinnovabili, come mostra l’indice definito da Ambrosetti secondo cui l’Italia registra l’incremento più marcato fra i principali peer europei nel periodo 2000-2019. La possibilità di ottimizzare ulteriormente la produzione a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle relative risorse disponibili e degli impianti già presenti, consentirebbe di attivare il pieno potenziale dell’Italia e di renderla meno soggetta a dinamiche esogene. Si tratta di un obiettivo raggiungibile solo attraverso un cambio di paradigma e il fondamentale coinvolgimento di istituzioni nazionali e locali, cittadini e imprese.”
“Veniamo da un’estate caratterizzata dal perdurare degli effetti di una crisi geopolitica ed economica e da quelli sempre più evidenti del climate change. Uno scenario che sta favorendo la consapevolezza della necessità di utilizzare al massimo le fonti energetiche rinnovabili per rendere il Paese quanto più possibile autonomo e per accelerare il processo di decarbonizzazione e transizione ecologica”, ha commentato Renato Mazzoncini,Amministratore Delegato di A2A -“Oggi, secondo l’indicatore elaborato da Ambrosetti, l’Italia è quintultima in Europa per autonomia energetica ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio. Ed è proprio il pieno sfruttamento delle nostre fonti autoctone – quali acqua, vento, sole e rifiuti – che permetterebbe di triplicare l’indipendenza italiana dall’approvvigionamento energetico estero: un incremento di quasi quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni, a vantaggio di cittadini e imprese.”
“Il mutato contesto geopolitico mondiale ha messo al centro delle agende europee e nazionali il tema dell’autonomia energetica”, ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti. “L’Italia è il secondo Paese in Unione Europea per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili: queste risorse devono essere attivate il prima possibile, attraverso un forte coinvolgimento dei territori. La valorizzazione di acqua, vento, sole e rifiuti – attivabili rapidamente alla luce di tecnologie e vincoli correnti – può aumentare la nostra autonomia energetica di quasi 36 punti percentuali, contribuendo in modo sostanziale a garantire gli attuali livelli di consumo e raggiungere i più importanti traguardi di sostenibilità e decarbonizzazione”.
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L’autonomia energetica dell’Italia
Secondo l’indice realizzato da The European House – Ambrosetti, l’Italia è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, producendo nel proprio territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. In termini comparativi, l’Italia è quintultima in UE davanti solo a Malta (2,7%), Lussemburgo (5,0%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%).
Allo stesso tempo, tuttavia, l’Italia è tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’autonomia energetica, avendo aumentato il proprio livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019. L’incremento dell’Italia è pari a oltre 2 volte quello della Francia (3,7 punti percentuali) e oltre 4 volte quello della Spagna (1,8 punti percentuali). Questa crescita è principalmente riconducibile allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili presenti sul territorio e ulteriormente sfruttabili. Secondo l’indice composito elaborato da The European House – Ambrosetti, che considera la fruibilità di acqua, sole e vento sul territorio, l’Italia è seconda in UE per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili.
Le opportunità di sviluppo derivanti dall’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili nei territori italiani
Adottando una logica di rapida attivazione delle fonti energetiche sui territori, lo studio evidenzia come il potenziamento della produzione autoctona di energie
rinnovabili consenta di aumentare l’autonomia energetica.
Relativamente al fotovoltaico, l’opportunità di sviluppo in Italia – a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere – risulta pari a 105,1 GW addizionali, quasi 5 volte la capacità installata odierna. Di questi GW incrementali, circa il 40% è
legato agli impianti installati sui tetti, mentre il 60% agli impianti a terra. In particolare,
Lombardia, Sicilia e Puglia valgono insieme il 32% della potenza addizionale.
Per quanto riguarda l’eolico, la valorizzazione delle opportunità di sviluppo nei territori del Paese – a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere – abilita un incremento di potenza di 21,1 GW rispetto ad oggi, ovvero quasi 2 volte la capacità attuale installata. In particolare, con 13,3 GW complessivi Sicilia, Puglia e Sardegna rappresentano il 63% dell’opportunità di sviluppo legata all’eolico.
Infine, la valorizzazione dell’idroelettrico – attraverso il repowering di impianti esistenti e lo sviluppo di impianti di mini-idroelettrico – abilita un incremento della potenza di 3,3 GW (concentrata in Lombardia, Trentino A. A. e Piemonte), oltre il 20% della capacità idroelettrica oggi installata.
Le opportunità di sviluppo derivanti dalla valorizzazione energetica dei rifiuti e dallo sviluppo della filiera del biometano
Una quarta risorsa presente nel territorio, che si affianca alle fonti energetiche
rinnovabili, sono i rifiuti. Una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, tramite anche il ricorso al recupero energetico, consente infatti sia di abbattere il ricorso alle
discariche sia di contribuire ad accrescere la produzione nazionale di energia elettrica. Nel complesso, l’Italia presenta oggi un’opportunità di recupero energetico da rifiuti (urbani e speciali) e da fanghi di depurazione che ammonta a oltre 8 milioni di tonnellate. Valorizzare una simile opportunità può abilitare una generazione elettrica di oltre 7 TWh, pari a circa il 2% dell’attuale fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana. Un’efficace gestione di rifiuti e scarti di produzione può, inoltre, creare le condizioni per lo sviluppo della filiera del biometano. Nello specifico, considerando la riconversione degli impianti di biogas oggi esistenti, la valorizzazione della FORSU e delle biomasse di integrazione, l’Italia può produrre circa 6,3 miliardi di m3 di biometano, circa il doppio della produzione nazionale di gas, l’8% del consumo nazionale di gas e il 22% delle importazioni di gas dalla Russia.
Per approfondire:
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