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Automobile, fatturato in calo per il 55% delle imprese della filiera nazionale. Una su tre guarda all’elettrico

L’industria italiana dell’auto ostaggio di Stellantis?

Il prossimo 14 novembre il ministero delle Imprese e del made in Italy ha convocato il Tavolo Stellantis. Un atto dovuto, vista la situazione dell’industria dell’auto italiana. Soprattutto, il tentativo di trovare una sintesi efficace tra la multinazionale, la politica e le parti sociali.

Il tutto nel mentre non accenna a placarsi lo scontro tra partiti e i sindacati da una parte e il presidente John Elkann, che ha annunciato che non andrà in Parlamento in attesa della convocazione a Palazzo Chigi, prevista dalle mozioni approvate dalla Camera.

Stellantis registra nel terzo trimestre 2024 ricavi netti per 33 miliardi di euro, in calo del 27% rispetto allo stesso periodo del 2023, “dovuto principalmente a minori consegne e a un mix sfavorevole, oltre all’impatto dei prezzi e dei cambi”.

Comparti tutti in negativo ormai

Ma veniamo alla situazione sul campo, secondo i dati ISTAT, la produzione dell’industria automotive italiana nei primi otto mesi del 2024 diminuisce del 18,2%.

Guardando ai singoli comparti produttivi del settore, l’indice della fabbricazione di autoveicoli registra una variazione tendenziale negativa del 41,9% ad agosto 2024 e diminuisce del 22,7% nei primi otto mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023; quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi cala del 27,6% nel mese e cresce del 10,3% nel cumulato, e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori risulta in calo del 24,7% ad agosto e del 18,7% nel periodo gennaio-agosto 2024.

Secondo i dati preliminari di ANFIA, la produzione domestica delle sole autovetture ad agosto 2024 ammonta a circa 4mila unità, in calo del 72,1% rispetto ad agosto 2023. Nel cumulato degli otto mesi, invece, sono state prodotte 229mila autovetture, in diminuzione del 37% su gennaio-agosto 2023.

Una crisi che viene da lontano (in Europa, tra il 2012 ed il 2021 si è registrata una contrazione drastica della produzione di veicoli del 37%) e che certamente deve affrontare le nuove sfide, sia tecnologiche, sia commerciali, con la concorrenza definita sleale dei produttori cinesi (e non solo). Una crisi acuita anche dalle decisioni controverse del Governo, con i tagli agli incentivi auto, e dalla mancanza da parte della politica di una visione generale sul futuro di questa industria, che da lavoro a decine di migliaia di persone e rappresenta una quota parte significativa del Pil nazionale ed europeo.

Guardiamo più da vicino però le imprese che compongono la filiera automotive nazionale, in particolare la componentistica e i servizi per la mobilità.

India e Cina trainano il mercato auto mondiale

La domanda globale di auto è aumentata durante il 2023, del +12% circa, andando oltre il dato pur positivo del 2019, quando furono vendute 92 milioni di vetture. A trainare il mercato mondiale è stata l’Europa (assieme al Regno Unito), con una crescita del +18,7%, ma anche il Nord America, con un +13,4%, e l’area dell’Asia Pacifico, con un +10,2%.

Vista così la situazione sembrerebbe nell’insieme un quadro positivo o molto positivo, ma le cose non stanno proprio così. Secondo i nuovi dati dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine realizzata ogni anno dalla Camera di commercio di Torino e da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), è solo il comparto asiatico a crescere.

I dati del 2023, rispetto al 2019, presentano volumi in calo per l’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone (rispettivamente -17,9%, -8,5% e -8%), mentre India e Cina continuano a registrare aumenti delle vendite, rispettivamente del +33% e del +16%.

L’area BRICS rappresenta il 41,8% della domanda globale di autoveicoli, con 38,8 milioni di unità. Nel 2024 la domanda mondiale potrebbe superare i 94 milioni di autoveicoli (+2% sul 2023).

La filiera italiana della componentistica auto

Guardando in casa nostra, la domanda di autoveicoli in Italia chiude il 2023 a 1,8 milioni, +19,1% rispetto al 2022. Se confrontato con il 2019, il calo è invece pari al 18,1%. Le stime Anfia per il 2024 rimangono su volumi stabili: -0,5% rispetto al 2023.

Le imprese della filiera della componentistica automotive in Italia sono 2.1235, tra produttori di parti e componenti e degli integratori di sistemi e fornitori di moduli che, con gli Engineering & Design, a cui nel tempo si sono aggiunte alcune specializzazioni, come il motorsport, l’aftermarket e, negli ultimi anni, la mobilità elettrica e l’infomobilità.

Complessivamente 170.000 addetti, per un fatturato stimato di 58,8 miliardi di euro.

Un mercato che ha sofferto nel 2023 e che continuerà a non trovare un’exit strategy alla situazione di crisi in cui si trova a muoversi. Stando ai dati dell’indagine condotta con l’Osservatorio, il 2024 è considerato, anche considerando l’ultimo trimestre, come anno di arretramento per tutti i vari indicatori economici.

In termini di fatturato, appena il 23% degli operatori dichiara una crescita e il 55% una diminuzione, con un saldo del -32%.

La maggiore debolezza viene avvertita soprattutto per gli ordinativi interni (previsioni di contrazione per il 57% delle imprese e saldo tra attese di aumento e riduzione del -40%), ma anche sui mercati esteri (riduzione degli ordinativi esteri per il 50% degli operatori e saldo del -30%).

La strada verso il 2035

In vista della scadenza europea del 2035, che prevede lo stop delle vendite di automobili nuove con motore endotermico, il 66% delle imprese non prevede di effettuare cambiamenti.

Il 34% delle imprese prevede invece mutamenti del modello di business che si concretizzano prevalentemente nel mantenimento di una quota parte di componentistica per motorizzazioni a combustione interna per clienti extra Ue (il 21% del totale dei rispondenti), e/o nell’intenzione di modificare propri prodotti o servizi, orientandoli all’elettrico o idrogeno (il 15%).

Il 30,1% delle imprese è orientato verso la produzione di componenti che caratterizzano i motori a combustione interna. Inizia, tuttavia, ad essere rilevante il numero di componentisti specializzati in parti per veicolo elettrico e infrastrutture di ricarica (il 16,4%), così come si possono identificare quelli attivi nella produzione di hardware/software per i veicoli connessi e autonomi (il 6,6%) e, in generale, nei servizi per la mobilità (il 2,7%).

L’opzione di possibile uscita dal settore automotive, per aprirsi ad altri settori, coinvolge invece il 12% dei componentisti, ed è individuata come unica scelta possibile dal 6%.

Per un’impresa su tre è prevista una contrazione dell’occupazione, ma il quadro negativo si evidenzia anche per gli investimenti fissi lordi, per i quali il saldo tra prospettive di crescita e di decremento risulta pari al -19%.

Instabilità europea e preoccupazioni internazionali

I piani di sviluppo delle imprese appaiono in larga misura influenzati dall’instabilità del quadro economico europeo (l’87% gli attribuisce una rilevanza almeno media) e dalle strategie delle case automobilistiche europee (l’82%, ma di alta rilevanza per il 55%).

Permangono poi le preoccupazioni derivanti dalle tensioni geopolitiche internazionali, mentre cresce l’attenzione verso l’ingresso delle case automobilistiche cinesi in Europa, con la possibile realizzazione di stabilimenti.

Attenzione elevata anche per il cambiamento delle politiche commerciali internazionali, con il maggiore protezionismo e i dazi antidumping.

Cresce, infine, l’attenzione e la sensibilità delle imprese dell’automotive verso il tema della sostenibilità e della responsabilità aziendale: le imprese che hanno già adottato un’azione in linea con i criteri ESG (Environment, Social e Governance) sono il 78% se si considera il tema ambientale, l’83% nell’ambito sociale e il 72% nella Governance. Rispetto al 2022 si è osservato un aumento sia degli operatori che le hanno già avviate sia di quelli che intendono farlo nei prossimi 12 mesi.

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