Auto elettrica: cambia l’ordine del mercato interno cinese, è il momento dei brand nazionali
Il mercato dell’auto elettrica cinese è il più grande del mondo ed è quello che crescerà più rapidamente anche nei prossimi anni. Il suo valore è stato pari a 124 miliardi di dollari nel 2021, ma entro il 2027 raggiungerà gli 800 miliardi di dollari, secondo stime Mordor Intelligence.
Secondo dati della China Association of Automobile Manufacturers, nei primi quattro mesi del 2022 sono state vendute 1,5 milioni di auto elettriche 100% a batteria e ibride, il 100% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Mentre le vendite di auto a combustibili fossili sono diminuite del 12% nel 2021, quelle elettriche e a basse emissioni inquinanti sono cresciute del +23%.
Un trend molto positivo, soprattutto in considerazione dell’impatto economico e finanziario della pandemia di Covid-19 in Cina, con interi distretti industriali e hub portuali praticamente fermi per settimane, come nel caso di Shenzen e Shanghai, che però va a vantaggio esclusivamente delle case automobilistiche nazionali.
Secondo i dati della China passenger car association, a parte la Tesla, che si trova al terzo posto, non ci sono brand stranieri tra le 10 auto elettriche più vendute in questo momento in Cina, ma solo vetture targate BYD, Wulling, Chery, Xpeng.
Per trovare un’azienda europea si deve scendere al 15° posto, dove c’è la Volkswagen con il Gruppo FAW.
Non importa quanto va veloce un’auto, ma quanto è intelligente
Sono finiti i tempi in cui i marchi internazionali, soprattutto europei e americani, coprivano fino al 70% delle vendite in Cina, mentre oggi, prendendo il comparto auto nel suo insieme, non superano il 43%.
Secondo quanto riportato dalla Reuters, il CEO della Nissan, Makoto Uchida, ha dichiarato che “di questo passo i brand esteri potrebbero estinguersi in Cina entro 3-5 anni”.
Il punto chiave, secondo Uchida, è che l’industria automobilistica “occidentale” non è stato in grado di stare al passo con le aspettative del consumatore cinese, che vuole vetture sempre connesse in rete, ricche di elettronica, sincronizzate con le app mobili di Alipay e Taobao.
I cinesi vogliono “smartphone su quattro ruote”, ha spiegato invece Bill Russo, ex dirigente di Chrysler ora a capo di Automobility, società di consulenza con sede a Shanghai.
A cambiare nel tempo è stata l’esperienza utente automobilista e il cambiamento è stato travolgente oltre che irreversibile, così oggi tutti si aspettano servizi digitali di alta qualità incentrati sull’utente, con particolare attenzione all’interfaccia e al livello di connettività.
La mossa vincente dei brand cinesi è stata quella di produrre vetture hi-tech native. Mentre le case automobilistiche europee e americane investivano tutto sulla velocità del mezzo e sulle prestazioni tecniche, compresa la durata del ciclo vitale del mezzo, in Cina si pensava all’auto intelligente.
Solo la Tesla ha capito in tempo il trend cinese, posizionandosi subito molto bene.
Nelle metropoli cinesi non c’è spazio per sperimentare le velocità dei veicoli, perché c’è troppo traffico. Le persone passano molto tempo in auto, in coda, quindi è attenta all’esperienza utente, all’infotainment, al gaming, all’impiego di applicazioni utili a fare acquisti o prenotare servizi, tra cui il lavoro e lo studio da remoto.