La burocrazia rallenta tutto in Italia e sta bloccando anche il mercato delle auto elettriche che non è oggetto di una forte domanda a causa, soprattutto, della scarsa presenza dei punti di ricarica sul territorio nazionale. E perché in giro vediamo poche colonnine? Perché dei 50 milioni di euro stanziati dal governo, tra il 2013 e il 2015, per realizzare i punti di ricarica solo stati sbloccati solo 3,5 milioni. In sostanza un flop: meno del 10%.
Colpa della burocrazia
La causa è stata ammessa dallo stesso ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Graziano Delrio ha ammesso i ritardi e le lentezze burocratiche: “Bisogna recuperare la capacità di impegnare tutte le risorse stanziate, ponendo in essere ogni iniziativa per realizzare l’obiettivo, anche semplificando le procedure”, si legge nella risposta all’interrogazione depositata da Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera. Un gap tecnologico, che si riverbera sull’emergenza inquinamento. “Promuovere l’uso di veicoli elettrici è strategico per ridurre le emissioni inquinanti”, ha evidenziato Realacci. “Lo scarso utilizzo dei mezzi elettrici in Italia è dovuto anche all’inadeguatezza dell’infrastruttura di ricarica”, ha aggiunto il deputato democratico. “Il censimento ministeriale parla infatti di una situazione critica: ci sono 1700 punti di ricarica pubblici lento/fast, a cui se ne dovrebbero aggiungere solo 700 nel 2017”, ha concluso Realacci.