Le accuse europee al piano USA
Il via libera del Senato americano all’Inflation Reduction Act e al piano integrato di incentivi all’acquisto di auto elettriche, ma solo se “made in America” (batterie comprese), sta allarmando l’Unione europea.
“La Ue è estremamente preoccupata per questo disegno di legge, che colpisce il commercio transatlantico – ha affermato la portavoce della Commissione europea, Miriam Garcia Ferrer – e riteniamo che discrimini i produttori stranieri rispetto ai produttori americani”.
Il punto critico è che il piano di incentivi previsto da Washigton, che si basa su un credito di imposta fino a 7.500 euro, è vincolato a due pilastri industriali: il primo è che l’auto in questione sia prodotta in un impianto americano, il secondo è che anche le batterie e gli stessi materiali di base siano sempre prodotti all’interno dei confini nazionali.
Incompatibile con le regole del WTO
Tale disposizione, si legge nella nota della Commissione riportata da Radiocor del Sole 24 Ore, è ritenuta “incompatibile con le regole della World trade organization”, dove peraltro, negli ultimi anni, Bruxelles e Washington si sono spesso scontrate su diverse tematiche critiche, dai sussidi alla Boeing ai dazi doganali americani sull’acciaio europeo.
“I crediti d’imposta sono un incentivo importante per incoraggiare la domanda di auto elettriche – ha aggiunto Ferrer in conferenza stampa – ma dobbiamo assicurarci che le misure introdotte siano eque. Per questo continuiamo a sollecitare gli Stati Uniti a rimuovere questi elementi discriminatori dal disegno di legge e garantire che sia pienamente conforme al Wto”.
I produttori internazionali chiedono di allentare i vincoli
La linea dura del Presidente USA, Joe Biden, solo in apparenza sembra sostenere l’industria automobilistica americana, perché, come spiegato in un documento dall’Alliance for Automotive Innovation, di cui fanno parte moltissime aziende americane, il 70% circa dei modelli di veicoli elettrici attualmente venduti negli Stati Uniti non potrebbe beneficiare del credito d’imposta, in quanto totalmente o in parte prodotti all’estero.
Sarebbe più opportuno quindi, si legge nella nota, fare in modo che una certa percentuale di produttori non americani sia comunque ammessa al credito d’imposta fissato dal Governo americano, almeno tra gli alleati della NATO, tra cui gli Stati dell’Unione europea.