Il mercato mondiale delle vetture elettriche parla sempre cinese
L’incertezza economica e lo scenario internazionale sempre più instabile potrebbero influenzare le scelte dei consumatori mondiali in termini di acquisto di una nuova auto. Il mercato delle auto elettriche sta già subendo un rallentamento delle vendite, ma il 2024 dovrebbe mettere a segno comunque un aumento di nuove immatricolazioni.
Secondo il Report di RystadEnergy, per l’anno in corso sono attese vendite di nuove auto elettriche per 17,5 milioni di unità a livello mondiale, con un incremento del 18,5% rispetto al 2023.
La quota di veicoli elettrici sul totale delle auto vendute in tutto il mondo dovrebbe passare dal 19,2% del 2023 al 21,8% del 2024.
Alla Cina la leadership di questo mercato, con una stima di 11,5 milioni di nuove immatricolazioni di veicoli elettrici per il 2024, al 44% del totale delle vendite di nuove autovetture.
In termini di obiettivi generali, Pechino ha annunciato la volontà di portare la penetrazione delle auto elettriche al 45% entro il 2027 (l’obiettivo precedente era il 40% entro il 2030).
Europa al secondo posto, ma in difficoltà
Guardando i competitor diretti, in Europa, che è il secondo mercato al mondo, si attende una penetrazione maggiore delle auto elettriche, con 3,3 milion di nuove immatricolazioni. Più in difficoltà gli Stati Uniti, che hanno chiuso il 2023 con risultati non brillanti e una maggiore incertezza sui crediti d’imposta e sui tassi di interesse.
“Le case automobilistiche cinesi si fanno sempre più aggressive, anno dopo anno. Anche in Europa, che al momento rappresenta un mercato stagnante, è previsto l’arrivo di nuovi marchi cinesi a basso costo che potrebbero ravvivare le vendite. Uno scenario che allo stesso tempo impone delle sfide nuove all’industria dell’auto europea, messa sotto pressione da quella cinese”, ha spiegato Abhishek Murali, Analista senior sistemi energetici di RystadEnergy.
Riguardo gli Stati Uniti, invece, “a frenare la spesa in auto elettriche sono proprio le rigide regole relative alle forniture estere”, cioè le ricadute negative sui consumatori americani determinate dalla politica di Washington, tesa a contrastare ogni espansione cinese sul mercato interno.