I dati generati dalle auto connesse e la legislazione europea
Le recenti proposte della Commissione europea per favorire lo sviluppo di un’economia dei dati più equa, sicura ed innovativa, attraverso l’European Data Act, si pone l’obiettivo di disciplinare l’accesso ai dati generati dai cittadini degli Stati dell’Unione europea in diversi ambiti economici ed industriali.
Uno di questi è certamente il settore delle auto connesse in rete, su cui in molti hanno posato gli occhi e che tante preoccupazioni dà alle imprese in termini possibili scorrettezze da parte dei concorrenti americani e asiatici.
Si tratta di un mercato in rapida crescita e che entro il 2030 potrebbe raggiungere i 245 miliardi di dollari di valore a livello mondiale, quattro volte più grande di quanto raggiunto nel 2022 (64 miliardi di dollari), grazie soprattutto alla diffusione della rete 5G, ma anche delle nuove funzionalità digitali e delle applicazioni di intelligenza artificiale.
Secondo un recente Rapporto di Prescient & Strategic Intelligence, il mercato mondiale delle auto connesse in rete crescerà ad un tasso medio annuo (Cagr 2023-2030) del 18,3%.
Ad interessare particolarmente sono ovviamente i dati generati e scambiati da questi veicoli in movimento e connessi in rete (e presto tra loro e l’infrastruttura stradale).
I dubbi dei costruttori europei
Tornando sulla possibile scorrettezza commerciale che in quest’ambito potrebbe presentarsi su scala globale, non solo europea, l’Acea, Associazione europea costruttori di automobili, ha comunicato attraverso un position paper ufficiale di essere “preoccupata che alcune delle disposizioni della proposta vadano troppo oltre, imponendo parametri che semplicemente sono impraticabili“.
L’Associazione ha riconosciuto il diritto dei consumatori di possedere e condividere i dati del proprio veicolo, ma ritiene che i requisiti della proposta dell’EU Data Act “creeranno incertezza giuridica su come i dati sensibili verranno gestiti e condivisi dalle aziende”.
“Questo avrà probabilmente un effetto negativo sulla quantità e sulla qualità dei dati che le aziende raccolgono ed elaborano“, ha aggiunto ACEA, sottolineando infine che tutto questo “potrebbe impedire ai fornitori di servizi indipendenti di sviluppare e offrire servizi interessanti e convenienti agli utenti finali in condizioni di parità”.
Su queste automobili si scaricano software e applicazioni sempre più avanzate, che offrono all’automobilista e i passeggeri nuovi servizi e in alcuni casi anche prodotti abbinati (hardware), trasformando la macchina in uno smartphone su quattro ruote.
Rimane il problema della corretta gestione dei dati: chi ne è il vero proprietario? Dove sono conservati? In che modo vengono trattati? Chi ci assicura che saranno rispettate le leggi sulla privacy?
La legge sui dati favorirà la nascita di un mercato equo e innovativo
Il Data Act garantirà equità nell’ambiente digitale, secondo quanto spiegato dalla Commissione europea, stimolerà un mercato dei dati competitivo, creerà opportunità per l’innovazione basata sui dati e li renderà più accessibili per tutti. Porterà a servizi nuovi e innovativi ea prezzi più competitivi per i servizi post-vendita e le riparazioni di oggetti connessi.
“Vogliamo dare ai consumatori e alle imprese un controllo ancora maggiore su ciò che può essere fatto con i loro dati, chiarendo chi può accedere ai dati ea quali condizioni.È un principio digitale fondamentale che contribuirà a creare un’economia basata sui dati solida ed equa e guiderà la trasformazione digitale entro il 2030”, ha dichiarato Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutivo per Un’Europa pronta per l’era digitale.
Forse sull’argomento è stato più specifico Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, secondo cui lo European Data Act è un passo importante “al fine di sbloccare una grande quantità di dati industriali in Europa, a vantaggio delle imprese, dei consumatori, dei servizi pubblici e della società nel suo complesso. Finora è stata utilizzata solo una piccola parte di quelli industriali e il potenziale di crescita e innovazione è enorme. La legge sui dati garantirà che i dati industriali siano condivisi, conservati e trattati nel pieno rispetto delle norme europee. Costituirà la pietra angolare di un’economia digitale europea forte, innovativa e sovrana”.
L’80% dei dati industriali non viene mai utilizzato
I dati sono un bene di vitale importanza, considerato “non rivale” (quando un bene consumato da un individuo può essere consumato anche da un altro, quindi in maniera non esclusiva), allo stesso modo dell’illuminazione stradale o di una vista panoramica: molte persone possono accedervi contemporaneamente e possono essere consumati ripetutamente senza che ciò incida sulla loro qualità o ne esaurisca la disponibilità.
Il volume dei dati è in costante crescita, secondo fonti della Commissione europea: se nel 2018 sono stati generati 33 zettabyte, per il 2025 sono previsti 175 zettabyte. Si tratta di un potenziale non sfruttato, l’80% dei dati industriali non viene mai utilizzato. La legge in questione affronta le questioni giuridiche, economiche e tecniche che portano al sottoutilizzo dei dati. Le nuove norme metteranno una maggiore quantità di dati a disposizione per il riutilizzo e dovrebbero creare 270 miliardi di euro di PIL aggiuntivi entro il 2028.