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Aumentano i tassi d’interesse e l’Italia ne paga le conseguenze

di Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell'associazione “Attuare la Costituzione” |

Il funzionamento dell’erroneo sistema neoliberista: ponendo come fondamento la concorrenza, porta la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, i quali tendono ad essere monopolisti. Il punto del Prof. Paolo Maddalena.

Paolo Maddalena

Mentre i napoletani di tutto il mondo festeggiano la conquista del terzo scudetto e mentre la Francia, con la sua politica estremamente nazionalista, si permette di insultare il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale sarebbe incapace di governare l’afflusso degli immigrati, la notizia più importante è che la BCE, guidata da Cristhine Lagarde, ha alzato i tassi di interesse dello 0,25%.

E nello stesso tempo gli USA hanno alzato anche loro i tassi di interesse dello 0,5%. Si tratta del funzionamento dell’erroneo sistema neoliberista, il quale, ponendo come fondamento la concorrenza, porta la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, i quali tendono ad essere monopolisti e quindi capaci di alzare i prezzi più di quanto necessario.

La presente crisi si verifica soprattutto in campo alimentare, ed è noto che non tutto dipende dall’aumento dei costi di trasporto, ma dall’azione senza controllo di chi opera in questo campo. D’altro canto il fatto che lo stesso fenomeno si verifica negli Stati Uniti dimostra che chi non funziona è proprio il sistema capitalistico, il quale negli ultimi anni, con l’impetuoso vento neoliberista, ha avuto una forte diffusione in tutto l’occidente.

Ed attualmente si verificano elementi che fanno pensare a una sua autodistruzione, mentre i governi non pensano minimamente di tornare al sistema economico naturale indicato a suo tempo da Keynes e si limitano ad aumentare i tassi di interesse il cui peso grava come al solito sui più deboli.

Si deve aggiungere che l’uscita dello Stato dal mercato e il trasferimento sul mercato di grandi aziende pubbliche ha dato manforte all’egoismo degli operatori economici, i quali non agiscono assolutamente nell’interesse pubblico, ma nel proprio interesse privato, facendo in modo che non si possa più attuare un’economia a fini sociali.

E tutto questo in palese e stridente contrasto con la nostra Costituzione, la quale, all’articolo 41, terzo comma, prevede un’economia pubblica e un’economia privata, e l’intervento della legge per indirizzare queste attività a fini sociali.

I governanti italiani sbandano nelle loro scelte, e non si accorgono dell’esistenza stessa della nostra Costituzione, basta pensare che con il decreto legge sul lavoro il governo Meloni ha praticamente distrutto il reddito di cittadinanza, trasformandolo e riducendolo nell’assegno di inclusione, e ha dato manforte al lavoro precario e al lavoro a termine, senza capire che soltanto il lavoro a tempo indeterminato può produrre un reale beneficio economico per la nazione, incrementando la domanda da parte dei lavoratori che possono fidare nella continuità della loro retribuzione, fondare una famiglia e avere la prospettiva di una sicura vita futura.

Potrei andare oltre, ma credo di aver detto tutto quello che serve per negare la validità di un sistema fondato sulla concorrenza, eliminando dal mercato qualsiasi forma di cooperazione e di collaborazione, come previsto dagli articoli 45 e 46 della Costituzione.

Che la Meloni ci pensi e approfondisca bene cosa gli impone di fare la vigente Costituzione repubblicana e democratica.

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