Consumi, emissioni e fattori climatici: l’analisi dell’ENEA
Le affermazioni del ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, su bollette e nucleare, hanno dato vita a critiche anche aspre su quello che è il mercato energetico nazionale e l’attuazione del percorso di transizione energetica ed ecologica avviato nel nostro Paese.
Di fatto l’energia costa e costerà sempre di più per imprese e consumatori (le famiglie in questo caso), anche perché la domanda globale, europea e certamente italiana, è in costante aumento, con relativo incremento delle emissioni di gas serra, come il diossido di carbonio o CO2 (che pure hanno un costo).
Secondo i dati contenuti nell’ultimo numero dell’Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), nel nostro Paese è cresciuta la domanda di energia del +24% e le emissioni di CO2 sono aumentate del +25% durante il secondo trimestre del 2021.
Alla base di questa consistente crescita dei consumi c’è la ripresa economica, dopo il lungo periodo di lockdown di molti settori produttivi, che ha consentito un incremento di PIL del +17% e della produzione industriale del +34%, con alla base anche cause legate ad un clima sempre più instabile.
Una primavera a tratti fredda (aprile) e un inizio di estate molto caldo (giugno), hanno in prima battuta aumentato i consumi per il riscaldamento (+36%) e in seconda per il raffrescamento (+15%).
Complessivamente, si legge nel documento, si attende una crescita tendenziale della domanda di energia e delle emissioni di circa il +6% per l’intero 2021 in Italia.
L’Itali si allontana dal percorso di decarbonizzazione
“L’aumento delle emissioni e l’innalzamento degli obiettivi UE al 2030 hanno comportato un nuovo sostanziale allontanamento dalla traiettoria di decarbonizzazione prevista. Per quanto riguarda il 2022, sarà difficile andare oltre a una stabilizzazione delle emissioni sui livelli attesi per fine 2021”, ha spiegato Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi.
“A fine anno dovremmo aver recuperato oltre il 60% dei consumi di energia ‘persi’ nel 2020, mentre stimiamo un ritorno ai livelli pre-pandemia tra il 2022 e il 2023, stando alle attuali previsioni di crescita economica”, ha aggiunto lo studioso.
Aumenta anche il ricorso ai combustibili fossili, nonostante si parli tanto di green transition, con una domanda di petrolio e gas letteralmente schizzata in alto (+30% e +21%), contro una leggera flessione delle rinnovabili (-1%).
Una transizione energetica molto difficile
L’ENEA ha anche sviluppato un indice, l’ISPRED, per misurare l’andamento della transizione energetica, elaborato sulla base di sicurezza del sistema, prezzi dell’energia e decarbonizzazione.
Nel periodo aprile-giugno del 2021, l’ISPRED è crollato del -28% su base trimestrale e del -40% su base annuale, collocandosi ai minimi della serie storica.
“Il calo del nostro indice sintetico è legato per la gran parte all’aumento delle emissioni che hanno peggiorato le prospettive di decarbonizzazione. Ma assistiamo anche all’aumento dei prezzi dell’energia, soprattutto nel settore elettrico, che hanno raggiunto i massimi decennali per i consumatori domestici. Peraltro, la recente fortissima crescita dei prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità si è traslata in misura ancora parziale sui prezzi dei consumatori finali”, ha spiegato Gracceva.
Import/export, i dati
L’analisi dell’ENEA ricorda inoltre che il Paese sta registrando un deficit commerciale crescente per quel che riguarda le tecnologie low carbon, che è passato dai 700 milioni di euro del 2019 a 1,15 miliardi di euro del 2020, agli attuali 900 milioni di euro dei primi cinque mesi del 2021.
Le voci di import che pesano di più sono i generatori eolici, gli accumulatori agli ioni di litio, ma soprattutto la mobilità a basse emissioni (veicoli 100% a batteria e ibridi plug-in), che da sola rappresenta il 60% del deficit dello scorso anno e quasi il 50% del deficit dei primi cinque mesi del 2021.
Un dato parzialmente mitigato dalle esportazioni di veicoli elettrici, che nel 2020 sono passate da 15 a 268 milioni di euro, mentre quest’anno in cinque mesi hanno già raggiunto i 350 milioni di euro, soprattutto verso Francia e Germania.