Convergenza, spettro radioelettrico e frequenze al centro dell’audizione di Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, oggi in Commissione Trasporti della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (video streaming a piè di pagina).
Il tema della convergenza nei servizi media audiovisivi, spiega Catania, ha una “dimensione globale”, intervenire con “un’azione meramente nazionale rischierebbe di penalizzare il Paese sul fronte dell’innovazione e della competitività”.
La convergenza e la digitalizzazione, sottolinea ancora, vanno a modificare “le vecchie catene di valore, offrendo maggiore valore aggiunto, sia in termini di consumatori che di costi”. E’ ovvio, aggiunge, che la riorganizzazione della catena abbia un inevitabile impatto sugli attori tradizionali.
Convergenza
Tuttavia, evidenzia il presidente di Confindustria Digitale, “privilegiare la tutela di posizioni consolidate rispetto al favorire l’esplorazione delle potenzialità innovative di un sistema può sembrare una valida policy, ma sicuramente inibisce le opportunità connesse a questo cambiamento”.
Nella convergenza tra ICT e media audiovisivi, nell’ambito di un contesto globale, “non può passare in secondo piano la consapevolezza che il sano sviluppo del mercato digitale non può prescindere da instaurare meccanismi a tutela di equilibri competitivi, di level playing field”.
Pay tv
Passaggio anche sulla pay tv, per dire che “l’audience si sposta verso la fruizione di video online” e sono ancora tante le offerte inesplorate, basti pensare, indica Catania, che “il 50% di chi usa la smart tv non conosce tutte le caratteristiche del mezzo acquisto. Le potenzialità sono enormi”.
E’ però opportuna, ribadisce, “abbandonare vecchi schemi di regolamentazione stringente verso un approccio di autoregolazione o co-regolazione teso a garantire situazioni meritevoli di tutela”.
“La rigidità di regolazione – osserva Catania – porterebbe a ridurre la varietà dell’offerta di contenuti di servizi online a scapito anche di quelle situazioni che si vorrebbero tutelare”.
Net neutrality
Nel suo intervento Catania si sofferma anche su infrastrutture e net neutrality per dire chiaramente che “Confindustria Digitale è a favore del principio della rete aperta, open internet, inteso come la libertà dei clienti di consultare e diffondere contenuti, purché legali, applicazioni e servizi attraverso l’accesso a internet”.
Il dibattito italiano sulla net neutrality, rileva Catania, non può essere avulso da quanto ha deciso la Ue con il pacchetto sulle tlc, dove per la prima volta viene data una definizione normativa della neutralità della rete.
“Servono posizioni convergenti per evitare divergenze che impattano sullo sviluppo dei servizi”.
“Noi – ribadisce Catania – sosteniamo che la normativa deve sancire il diritto del cliente a un open internet e favorire la sostenibilità economica degli investimenti e le innovazioni”.
Gestione dello spettro
La gestione dello spettro appare molto frammentata tra i Paesi Ue, indica Catania, evidenziando che il boom dei dispositivi mobili hanno prodotto una rivoluzione sul mercati dei servizi, cambiando il modo con cui i cittadini accederanno a internet.
“Nei prossimi anni assisteremo a un uso pervasivo del broadband mobile che porterà nel
2017 a un traffico medio per cliente da smartphone e tablet sette volte maggiore di quello attuale”.
Allo scopo di supportare il traffico e il numero dei clienti attesi, “lo spettro è l’elemento chiave per offrire livelli di qualità capaci di soddisfare le aspettative dei clienti”. Sono quindi necessarie, per il presidente di Confindustria Digitale, “porzioni di spettro che consentono il dispiegamento di elevata qualità e senza interferenze”.
A livello globale, informa Catania, è stato stimato che al 2020 sarà necessario al mobile broadband una quantità di spettro totale di 1600-1800 MHz.
Parla poi del caso italiano, per dire che “l’affollamento di spettro e frequenze assegnate al sistema radiotelevisivo non ha eguali al mondo” ed è “frutto di un sistema per l’emittenza locale che non ha conosciuto il riordino auspicabile”.
“Le tv locali – consiglia Catania – potrebbero concentrare l’attività sulla produzione di contenuti, veicolandoli su propri canali, ospitati su multiplex di grandi operatori. Ciò non rovinerebbe il pluralismo dell’informazione”.
Frequenze
Riguardo poi al passaggio al digitale terrestre, per Catania “è una tappa e non un traguardo finale”. Alcuni, spiega, ritengono ingiusto liberare una porzione di banda 700 perché si sostiene che “il mondo tlc non si sia impegnato a sufficienza per ottimizzazione lo spettro”. E ancora che “con l’avvento del 5G nel 2020, gli operatori tlc potrebbero sviluppare nuovi servizi senza ulteriore banda. In realtà – spiega Catania – la situazione è diversa ed è necessario un uso efficiente dello spettro da parte dei broadcaster”.
Il DVBT2, indica per esempio Catania, “consentirebbe un grandissimo efficientamento mentre il 5G è ancora in fase sperimentale”.
Per Catania è quindi importante aprire un dibattitto nazionale. Ha ricordato che l’Agcom ha istituito un Osservatorio permanente sui servizi media audiovisivi all’indomani del Rapporto Lamy e indicato l’importanza della partecipazione al tavolo di tutti i soggetti interessati.
In conclusione, il presidente di Confindustria Digitale sottolinea che “meccanismi di auto o co-regolamentazione sono preferibili a qualsiasi tipo di intervento. Non over-regoliamo un mondo che si sta sviluppando e può aprire a straordinarie opportunità per tutti gli operatori di questo mercato”.