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Attentato al Charlie Hebdo, l’ondata di sdegno monta su Twitter (video)

Ambasciata Americana a Parigi che decide di non chiudere e riporta l'ashtag #JesuisCharlie

In una giornata come le altre, Twitter si fa, per l’ennesima volta, trascinatore dell’indignazione del web dopo l’attentato terroristico che ha coinvolto stamattina la rivista satirica Charlie Hebdo, famosa per le sue vignette che da qualche anno a questa parte avevano preso di mira il fondamentalismo islamico.

Un attentato che ha causato la morte accertata di 10 giornalisti (tra cui 4 disegnatori incluso il direttore Stéphane Charbonnier) 2 poliziotti e alcuni feriti da parte di 3-4 ignoti con volto coperto e armati di kalashnikov AK-47.

Secondo gli inquirenti, i terroristi si sono dileguati direzione Nord-Est in una macchina nera verso la stazione metro Porte de Pantin.

http://youtu.be/gIXyGSfTLZU

Secondo alcuni testimoni sulla scena del delitto, gli attentatori parlavano in perfetto francese e hanno gridato ripetutamente “Allahu Akbar” (Dio è grande), una chiara rivendicazione di matrice Islamica che mette in stato d’allerta Parigi ma anche le altre capitali europee tra le quali Roma e Madrid, sede della casa editrice Prisa, che è stata fatta evacuare dopo aver ricevuto un pacco sospetto.

http://youtu.be/uhQYBR2K1jY

In tutto ciò Twitter si trasforma in un amplificatore di messaggi di solidarietà, affetto, amore ma anche dichiarazioni forti di risentimento e odio. I tweet con l’ashtag #CharlieHebdo e #JeSuisCharlie invadono il social raccogliendo 45.000 utenti e 25.000 like la Pagina Facebook ‘Je Suis Charlie’ nel giro di un’ora, poco prima delle 14.45; così accendendo un grande dibattito, mentre dalle agenzie di news internazionali e francesi si cerca di avere un prospetto chiaro sullo stato dei feriti e sulle tracce degli attentatori, al momento ancora latitanti.

Ambasciata Americana a Parigi che decide di non chiudere e riporta l’ashtag #JesuisCharlie

L’attacco alla redazione del Charlie Hebdo è sicuramente uno degli attacchi terroristici più efferati ad un organo d’informazione ma non è di certo il primo.

Stéphane Charbonnier davanti alla sede bruciata dalla molotov

Consolato Italiano a Bengasi in Fiamme

Una delle dodici vignette pubblicate dalla rivista Danese

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