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Attacco ransomware Regione Lazio, Butti (FdI): “Il ministro Colao riferisca in aula”

“La Regione Lazio non è stata hackerata, è stata sbertucciata”. Lo ha riferito in aula alla Camera il deputato Alessio Butti di FdI a proposito dell’attacco ransomware subito dalla Regione Lazio lo scorso 1 agosto, chiedendo che il ministro Colao riferisca in Aula.

“C’e’ stato un durissimo colpo al sistema Cup della Regione – spiega Butti – Sono saltate le visite specialistiche programmate, gli screening diagnostici, le prenotazioni dei vaccini e non era stato fatto backup dei dati. Chiediamo – prosegue – l’intervento del Generale Figliuolo per un’ordinata profilassi dei vaccini e al ministro di Colao che riferisca in Aula sui bandi di gara per i cloud della Pubblica amministrazione. Perché – conclude Butti – non vorremmo che” l’emergenza “portasse a procedure accelerate o facilitate”.

L’attacco ransomware ha mandato in crisi anche la campagna vaccinale

Il sistema informatico della Regione Lazio è stato vittima di un attacco ransomware perpetrato la notte di domenica 1 agosto. Ancora oggi i sistemi sono fuori uso. L’attacco è andato a colpire il Centro elaborazione dati (CED), il sistema informatico che gestisce l’intera struttura informatica regionale, compresi i sistemi informatici che consentono di portare avanti la campagna regionale di vaccinazione per il contrasto alla pandemia di Covid-19.

Il CED Lazio gestisce i dati sanitari e personali di quasi 6 milioni di cittadini. L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessandro D’Amato, ha fatto sapere che al momento non c’è stata nessuna interruzione della campagna vaccinale, anche se in realtà di rallentamenti ce ne sono stati molti per le prenotazioni e non solo, ma è assicurata comunque la somministrazione dei vaccini.

Di fatto, anche in Italia, gli attacchi informatici sono in aumento e questo in particolare ha dimostrato di potere mettere in difficoltà seria la fornitura di un servizio essenziale per la comunità, come quello pubblico sanitario.

L’amministrazione pubblica tra i settori più colpiti dai cibercriminali

Secondo i dati dello studio condotto dall’americana SonicWall, solo nel mese di giugno 2021 sono stati registrati in tutto il mondo più di 78 milioni di attacchi ransomware. Da gennaio a oggi sono stati misurati due picchi notevoli: +185% negli Stati Uniti e +144% nel Regno Unito.

I settori più colpiti sono stati quello dell’amministrazione pubblica, quindi il Governo centrale e locale, con un aumento allarmante del +917% in un solo anno, seguito dall’istruzione (+615%), la sanità (+594%) e la vendita al dettaglio o retail (+264%).

Combattere i ransomware una volta che hanno preso possesso di un apparecchio o un sistema informatico è difficile, molto più facile ed efficace risulta prevenirli, magari con backup continui dei dati (altro obiettivo primario dei cibercriminali).

l ransomware sono pericolose e potenti entità malevole ibride, capaci non solo semplicemente di cifrare dati e chiedere un riscatto (in inglese ransom significa proprio riscatto), ma anche di diffondersi massivamente in rete, interrompere la continuità operativa e causare gravi fughe di dati sensibili, diventando, di fatto, una delle più grandi minacce alla sicurezza del cyber spazio.

La diffusione dei dispositivi dell’Internet delle cose, dei servizi cloud e della digitalizzazione ha inoltre accresciuto il grosso potenziale di pericolosità dei malware del riscatto, portandoli a influenzare non solo la nostra vita quotidiana, minando la sicurezza dei nostri dispostivi ma anche a compromettere servizi e intere reti aziendali.

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