Nevica sull’asta 5G, ma oggi, meteo permettendo, il consiglio dell’Agcom dovrebbe riunirsi per discutere le regole della prossima asta frequenze prevista entro il 30 settembre. L’ordine del giorno del consiglio dell’Autorità prevede l’avvio di una consultazione pubblica sulle procedure per l’assegnazione e l’utilizzo delle frequenze nelle bande 700 MHz, 3600-3800 MHz e 26 GHz per favorire la transizione al 5G, ai sensi della legge di bilancio 2018.
5G, all’asta anche Iliad
A quanto pare, all’asta 5G dovrebbe partecipare anche il nuovo entrante Iliad, alle prese con gli ultimi preparativi prima dell’ingresso nell’arena del mobile del nostro paese.
Iliad così come Fastweb e Wind Tre sarebbero in pressing sull’Agcom che dovrà scrivere le regole generali dell’asta frequenze entro il 30 aprile. Particolare attenzione da parte degli operatori per i 200 Mhz in banda 3.6-3.8 Ghz, che saranno disponibili da subito diversamente dai 700 Mhz, che saranno invece liberati dai broadcaster soltanto nel 2022. La legge di Bilancio prevede entrate complessive per 2,5 miliardi dalla gara per il 5G.
Come saranno configurati i blocchi messi a gara?
Il timore degli operatori alternativi a Tim e Vodafone è che le regole del bando in via di elaborazione da parte dell’Agcom prevedano soltanto due blocchi da 100 Mhz, il che rischierebbe di escluderli dalla gara o quanto meno di non promuovere un’ampia concorrenza nella nuova arena del 5G. Insomma, gli operatori alternativi a Tim e Vodafone chiedono che a gara vengano messi blocchi più piccoli “di dimensioni ragionevoli” (20 Mhz sarebbe la richiesta, anche se con blocchi da 40 Mhz si potrebbero garantire cinque assegnazioni). Non solo, i tre operatori alternativi a Tim e Vodafone avrebbero chiesto inoltre di fissare un tetto massimo di 60 Mhz in banda 3.6-3.8 Ghz (le più indicate per la copertura delle microcelle), per promuovere un’ampia concorrenza e l’ingresso di nuovi entranti nell’arena del 5G.
Anche Open Fiber dovrebbe prendere parte all’asta 5G, ma non per tutte le frequenze. Open Fiber dovrebbe essere interessata alle alte frequenze (banda 26.5-27.5 Ghz) per rimpiazzare la fibra per i collegamenti di ultimo miglio.
C’è da dire che i lotti piccoli avrebbero il vantaggio di spingere verso l’efficienza e l’ottimizzazione delle risorse nell’uso dello spettro, in ottica di sharing fra operatori diversi. Replicare reti diverse sarebbe in effetti un’operazione molto pesante per le casse degli operatori.
Itu, per il 5G servono 100 Mhz contigui
C’è da dire che, secondo l’Itu, l’organismo internazionale che regola le politiche globali sullo spettro, il 5G per “funzionare” in termini di latenza e velocità ha bisogno di almeno 100 Mhz di banda contigua per operatore. Una soglia che in Italia si potrebbe raggiungere in banda 3.6-3.8 Ghz accoppiando ulteriori risorse frequenziali in banda 3.4-3.6 Ghz, che com’è noto – pur essendo parte integrante della banda C (3.4-3.8 Ghz) inserita fra le frequenze pioniere del 5G dal Radio Spectrum Policy Group (Rspg) della Commissione Ue – in Italia sono escluse dalla gara 5G perché già assegnate per l’Lte Fixed Wireless (ex Wimax) ad altri player fra cui Eolo, Linkem, Go Internet, Area (Tiscali) e Tim (ponti radio). Gli operatori del Fixed Wireless hanno chiesto il prolungamento dei diritti d’uso in banda 3.4-3.6 Ghz, in scadenza nel 2023, fino al 2029. Molto dipenderà dal parere che esprimerà l’Agcom. A quanto pare, il prolungamento della licenza sarebbe stato garantito a tutti i player (in forse soltanto Tim).
I 100 Mhz contigui per il 5G hanno certamente un grosso valore, e per quanto riguarda il prolungamento al 2029 dei termini di utilizzo in banda 3.4-3.6 Ghz la decisione finale sarà assunta dal Mise, dopo il parere Agcom.
C’è da dire però che le stime dell’Itu (100 Mhz di spettro contiguo per il 5G) sono considerate alquanto “conservative” e che con il rapido miglioramento e alle ottimizzazioni delle tecnologie, in prospettiva, anche 80 Mhz potrebbero bastare per procedere con le attivazioni del 5G.
Sull’asta se ne saprà di più dopo il consiglio dell’Agcom, che peraltro all’ordine del giorno prevede anche gli esiti dell’indagine conoscitiva di cui alla delibera n. 557/16/CONS concernente le prospettive di sviluppo dei sistemi wireless e mobili verso la quinta generazione (5G) e l’utilizzo di nuove porzioni di spettro al di sopra dei 6 GHz.