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Asta 5G, la vera partita in Italia? Per la banda 3.6-3.8 Ghz

5G, l’Italia scalda i motori per la l’asta frequenze prevista per l’autunno. Fra nuovi entranti (Iliad e Fastweb hanno espresso interesse) e operatori storici (Tim, Vodafone e Wind Tre) resta da capire quali strategie saranno adottate dagli operatori per accaparrarsi le risorse frequenziali del futuro, che apriranno la strada alla nuova era dell’Internet of Things a partire da nuovi servizi legati a Industry 4.0, sanità, sicurezza, mobilità connessa e turismo digitale.  La roadmap di avvicinamento alla gara prevede che entro giugno il Mise metta a punto il disciplinare di gara in vista dell’asta vera e propria prevista a settembre.

Agcom dal canto suo ha predisposto la consultazione per le procedure di assegnazione delle frequenze in banda 700 Mhz, 3.6-3.8 Ghz e 26 Ghz. Il testo definitivo sarà trasmesso al Mise entro aprile.

Intanto, c’è da dire che Agcom ha da poco trasmesso al Mise il parere (positivo) sulla proroga al 2029 dei diritti d’uso della banda 3.4-3.6 Ghz, utilizzato da diversi player (fra cui Linkem, Tiscali, Go Internet) per tecnologia Lte Fixed Wireless e che potrebbero risultare preziose in prospettiva anche per il 5G in ottica di carrier aggregation.

 

La vera partita sulla banda 3.6-3.8 Ghz

La vera partita dell’asta 5G si gioca sulla banda 3.6-3.8 Ghz, 200 Mhz di spettro che saranno subito disponibili dopo la gara a partire dal 2018, a differenza dei 700 Mhz che saranno sì assegnati, ma non saranno liberati dai broadcaster prima del 2022. La banda 26 Ghz, che potrebbe interessare a Open Fiber, è invece meno “attraente” perché consente utilizzi molto specifici e meno spendibili in ottica di “slicing” spettrale da destinare a specifici servizi verticali.

Sulla banda 700 Mhz (la più lucrosa per le casse dello Stato, base d’asta 2,1 miliardi per 30 Mhz accoppiati) Agcom ha proposto 6 lotti da 5 Mhz accoppiati ciascuno, con un cap di 15 Mhz, l’opzione da valutare in fase di consultazione è quella di riservare 5 o 10 Mhz su 30 ad un nuovo entrante (diverso da Tim, Wind Tre o Vodafone). Il lotto riservato potrebbe comprendere anche un lotto a 26 Ghz, per offrire al new entrant un pacchetto più completo.

Per quanto riguarda la banda 3.6-3.8 Ghz, pari a 200 Mhz di spettro (base d’asta 300 milioni) – ai quali però di fatto vanno sottratte le risorse in banda 3.7 Ghz riservate per quattro anni ai test del Mise per il 5G in cinque città, fra cui l’area metropolitana di Milano, un elemento questo di non poca criticità -, Agcom nel testo posto in consultazione ha previsto tre diverse opzioni.

La premessa è che i 100 Mhz contigui per il 5G hanno certamente un grosso valore, visto che questa in linea teorica è la soglia necessaria fissata a livello internazionale dall’Itu per raggiungere la performance migliore in termini di latenza e velocità con il nuovo standard wireless. C’è da dire però che anche con 80 Mhz di banda contigua i servizi possono garantire la performance attesa in termini di velocità e latenza, anche perché la performance delle reti è destinata a migliorare alla luce dei progressi tecnologici attesi nel prossimo futuro.

Le tre opzioni per i 3.6-3.8 Ghz

La prima opzione per i 3.6-3.8 Ghz presentata dall’Agcom è costituita da 2 lotti da 100 Mhz, che di fatto sarebbero l’ideale da un punto di vista tecnico (100 Mhz contigui) ma sarebbero il viatico per un duopolio iniziale del 5G, perché soltanto due operatori potrebbero aggiudicarsi le risorse a gara.

La seconda opzione è di mettere a gara 4 lotti da 50 Mhz ognuno. Una buona soluzione dal punto di vista della concorrenza, che potrebbe vedere quattro player diversi aggiudicarsi un lotto singolo. In questo caso, però, resterebbe il problema della performance, a meno che non subentrino accordi successivi di spectrum sharing fra detentori delle frequenze o cessione di capacità in ottica wholesale per fornire la capacità necessaria ai fornitori di servizi.

La terza opzione contemplata dall’Agcom prevede due lotti a gara da 80 Mhz ciascuno, più un lotto da 40 Mhz. In questo caso, intermedio dal punto di vista della concorrenza, i player che si potrebbero aggiudicare le frequenze a gara sono tre. Gli 80 Mhz bastano già a garantire una capacità elevata di spettro radio, sufficiente per fornire servizi 5G.

Fastweb chiede riserve anche in banda 3.6-3.8 Ghz

C’è da dire che per quanto riguarda la banda 3.6-3.8 Ghz Fastweb ha chiesto di prevedere riserve con porzioni di 20 Mhz da destinare ai new entrant, una richiesta in linea con quanto già accaduto all’asta che si è tenuta nel Regno Unito, che aumenterebbe la contendibilità dei blocchi a gara e probabilmente consentirebbe anche di abbattere il prezzo. Da un punto di vista tecnologico, spezzettare la banda 3.6-3.8 Ghz non è un bene, perché si tratta di una banda pensata per garantire ampia capacità e bassa latenza, e 50 Mhz sono la porzione minima per garantire la performance.

Ma è vero anche che per raggiungere 100 Mhz (ne bastano 80) si potrebbe combinare una porzione minore di banda 3.6-3.8 Ghz con altre porzioni di spettro di altre bande in ottica di carrier aggregation (la banda “gemella” 3.4-3.6 Ghz?). Un’opzione peraltro da verificare dal punto di vista della fattibilità tecnologica.

 

Che vuol fare Iliad?

Iliad, dal canto suo, ha fatto sapere che vuole partecipare all’asta 5G in Italia, dove intende investire un miliardo di euro, e punterebbe in questa fase sulla banda 700, perché per garantirsi da subito la copertura mobile si baserà su contratti di roaming con altri operatori. Sembra più difficile quindi che Iliad, che sbarcherà in Italia entro l’estate, partecipi alla gara per i 3.6-3.8 Ghz anche perché questa banda non penetra dentro gli appartamenti e porta con sé un punto interrogativo non secondario, quello della terminalistica.

Quanta terminalistica (chiavette, tablet, smartphone) esiste già in grado di sintonizzarsi sui 3.6-3.8 Ghz?

Tolte le chiavette Usb, quanti smartphone ci sono sul mercato che sarebbero compatibili anche con queste frequenze?

Questioni non certo secondarie per un operatore low cost e nuovo entrante, che deve da subito guadagnare quote di mercato nel mobile e non può permettersi false partenze.

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