L’asta 5G da 6,55 miliardi di euro rischia di pesare sui conti degli operatori, in un mercato di per sé già fortemente competitivo dopo l’ingresso di Iliad nell’arena del mobile e l’attivismo della low cost francese nella battaglia per le frequenze 5G. Le agenzie di rating, Moody’s e Fitch, mettono in guardia il mercato: il peso dell’asta potrebbe avere impatti negativi su tutti i player italiani (che in realtà italiani non sono, visto l’azionariato di ciascuno di essi), chiamati a investire in maniera massiccia per realizzare le nuove reti del futuro.
Moody’s, il mercato resta altamente competitivo
In particolare, Moody’s ha confermato il rating sui principali player, ma ha messo sotto osservazione l’outlook futuro degli operatori. In particolare, per Tim il giudizio resta al livello Ba1 con un outlook stabile, mentre Vodafone continua ad avere un rating Baa1, anche se ci potrebbe essere una possibile revisione sull’outlook; per Wind Tre il giudizio resta fermo a B1 con outlook stabile e, infine, per Fastweb il rating è A2 con outlook stabile. Dal canto suo, l’operatore controllato da Swisscom si è esposto meno, acquisendo frequenze millimetriche in banda 26.5-27.5 Ghz forte del tesoretto di 40 Mhz in banda 3.5 Ghz acquisito da Tiscali a luglio.
Anche se l’asta è risultata più cara del previsto, il prezzo da pagare è in linea con i rispettivi rating, ha sottolineato Moody’s. Tim e Vodafone dovranno sborsare le cifre più elevate, par a 2,4 miliardi a testa, di cui il grosso nel 2022. Iliad, dal canto suo, dovrà spendere 1,2 miliardi e Wind Tre mezzo miliardo di euro.
Il settore resterà “molto competitivo” prevede l’agenzia di rating e “la proprietà dello spettro diventerà più sbilanciata, con Wind Tre in una posizione meno favorevole rispetto ad altri operatori nella banda inferiore a 1 GHz dopo il 2022, ma ancora in una posizione di forza nella banda dello spettro di 2,6 GHz, che può essere riutilizzata per 5G”.
E’ vero che Wind Tre non ha fatto il pieno di frequenze all’asta, ma in questo modo non ha appesantito il debito di 10 miliardi che pesa sulle casse e potrà sempre guardare alla prossima gara in banda 3.4-3.6 Ghz per l’assegnazione di nuovo spettro 5G che prima o poi arriverà, a patto che la Difesa si decida a liberare le frequenze che occupa da tempo per il 5G. Quel che è certo è che il prezzo per lo spettro della prossima asta 5G, per la banda gemella di quella appena assegnata, terrà conto dell’esito della gara appena conclusa in banda 3,7 Ghz. Il prezzo non sarà certo abuon mercato.
Infine, l’acquisizione da parte di Iliad di nuove risorse spettrali in banda 700 MHz e di un blocco di 20 Mhz in banda da 3,7 GHz, (il vero piatto forte dell’asta perché le frequenze saranno disponibili da subito), “rappresenta una pietra miliare nei progressi dell’azienda verso la creazione di una rete indipendente” segnala Moody’s, anche se in Francia non pochi hanno giudicato il prezzo pagato da Iliad troppo elevato.
Fitch taglia l’outlook di Tim
Più tranciante il giudizio di Fitch, che all’indomani dell’asta 5G e dopo l’altolà lanciato da Moody’s ha tagliato l’outlook di Tim da stabile a negativo, confermando il rating BBB. Secondo l’agenzia di rating, l’azienda guidata da Amos Genish, nonostante la sua posizione significativa e consolidata sul mercato italiano, dovrà fronteggiare ora “sfide strutturali in un contesto che vede crescere la pressione della concorrenza” nel mobile da parte di Iliad e nell’ultrabroadband fisso da parte di Open Fiber. Un giudizio che rispecchia quello avanzato qualche giorno fa da Barclays. Anche gli analisti di Crédit Suisse hanno abbassato il target price di Tim a 0,55 centesimi, pur mantenendo il rating neutral, in attesa dei primi risultati ufficiale di Iliad, che potrebbe mettere sotto pressione i risultati aziendali.
Kepler e Bernstein fuori dal coro
Nei giorni scorsi, MF ha dato conto di due giudizi meno trancianti sulle conseguenze dell’asta 5G per le telco. Il primo, quello di Kepler Chevereux, che sul titolo di Tim ha un rating buy con target price a 0,9 euro, secondo cui il prezzo superiore alle attese per le frequenze è già scontato nei prezzi di Tim, vista la recente performance negativa dell’azione che all’indomani dell’asta ha raggiunto i minimi da 5 anni per poi riprendere un andamento positivo nei giorni successivi.
Bernstein ha invece fatto un ragionamento a lungo termine, ricordando che il pagamento delle nuove frequenze è dilazionato nel tempo e che il grosso della somma complessiva, pari a 4,8 miliardi di euro, sarà pagata nel 2022, a fronte di diritti d’uso ventennali per lo spettro. L’acquisto dello spettro 5G, che apre la strada a nuovi business basati su IoT e M2M, sarà quindi strategica per Tim e Vodafone, secondo gli analisti di Bernstein.
Iliad, per Raymond James ha speso troppo
Discorso a sé merita Iliad, il nuovo entrante francese che all’asta 5G ha speso 1,2 miliardi di euro per nuove frequenze in banda 700 e 3.7 Ghz. Secondo gli analisti di Raymond James, Iliad ha speso troppo, dovrebbe avere già 3,5 milioni di clienti a fronte dei circa 2,5 milioni di cui dispone attualmente nel nostro paese per ammortizzare gli 82 milioni di euro annui attesi per coprire l’esborso delle frequenze, che la stampa francese ha accolto con un certo stupore, parlando di “spese folli”.
E’ pur vero che il grosso della spesa per i Iliad (come per tutti gli operatori) è rimandato al 2022, quando dovrà sborsare 993 milioni di euro per saldare il conto complessivo. C’è quindi tempo per far fruttare, almeno in parte, l’investimento anche se la banda 700 sarà disponibile proprio nel 2022.
Iliad, la ‘scommessa italiana’ preoccupa Redburn
Più pesante il giudizio di Redburn sulla strategia dell’operatore francese, sbarcato in Italia da pochi mesi con l’obiettivo di raggiungere una quota del 10% del mercato mobile. L’investimento nel nostro paese era considerato all’inizio a basso rischio, ma ora le cose sono cambiate perché “in un grande paese il costo totale dello spettro” in termini di capex è elevato e per realizzare la nuova rete serviranno “miliardi di euro” come d’altra parte insegna l’esperienza francese.
Un altro fattore di incertezza per Iliad, secondo Redburn, riguarda la fine dell’accordo di roaming con Wind Tre in scadenza nel 2021/2022, la cui rinegoziazione commerciale non è obbligatoria dal punto di vista regolamentare.
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