Fastweb critica nei confronti delle procedure di gara 5G fissate dall’Agcom per l’asta che si terrà a settembre. L’operatore “accoglie con sorpresa le regole fissate da Agcom per l’asta delle frequenze ed in particolare quelle fissate per lo spettro 3.6-3.8, indispensabile per lo sviluppo del 5G – si legge nella nota diramata in serata – le scelte di Agcom non facilitano l’accesso di un nuovo entrante e favoriscono indiscutibilmente l’accaparramento di questa parte di spettro da parte degli operatori mobili con una dote frequenziale già consolidata, con l’effetto di rallentare il deployment di una rete 5G in Italia”.
Fastweb “rimane fortemente determinata a implementare la propria strategia 5G con l’obiettivo di offrire ai propri clienti la migliore qualità sul fisso e sul mobile e si riserva di valutare la propria reazione al riguardo”, chiude la nota.
C’è da dire che la decisione dell’Agcom sui lotti in banda 3.6-3.8 Ghz (due lotti da 80 Mhz e due lotti da 20 Mhz) messi a gara ha tenuto certamente conto dei vincoli tecnologici fissati a livello internazionale, secondo cui sono necessari almeno 80 Mhz (secondo l’Itu il minimo necessario è 100 Mhz) di banda contigua per garantire una capacità sufficiente di spettro radio per fornire servizi 5G.
Ma c’è da dire anche che il cap di 100 Mhz (che vale per tutta la banda 3.4-3.8 Ghz) sulle frequenze in banda 3.6-3.8 Ghz – le più interessanti messe a gara perché disponibili da subito – potrebbe favorire l’en plein da parte di due soli operatori (Tim e Vodafone?) in regime di duopolio.
Sarebbe sufficiente che i due maggiori player Tim e Vodafone si aggiudicassero un lotto da 80 Mhz e un lotto da 20 Mhz a testa per tagliare fuori i nuovi entranti (Iliad, Open Fiber, Fastweb e anche Wind Tre), potenzialmente interessati ad entrare da subito nell’arena del 5G, ma che su questa banda (diversamente dai 700 Mhz) non possono contare su riserve ad hoc.
Prima della pubblicazione delle regole di gara, e in fase di consultazione, Fastweb aveva chiesto all’Autorità di prevedere riserve con blocchi da 20 Mhz, in modo da favorire la partecipazione di più player all’asta per i 3.6-3.8 Ghz in linea con quanto già accaduto nell’asta che si è tenuta nel Regno Unito, dove però secondo il commissario Agcom Antonio Nicita, relatore della delibera con le regole di gara, la situazione è molto diversa sul fronte dello spettro e non commensurabile a quella dell’Italia, che sconta ritardi strutturali di due anni sulla banda 700.
Antonio Nicita intervistato da Radiocor ha detto che in banda 3.6-3.8 Ghz le regole messe a punto dall’Autorità evitano la concentrazione delle risorse in mano agli operatori più forti. “Personalmente ritengo non esistano ‘operatori piu forti’ in un’asta competitiva aperta in cui la leva principale è la concorrenza per il mercato nell’allocazione di risorse scarse, né che il meccanismo concorrenziale sia garantito dalla mera numerosità di operatori, data la scarsità delle risorse da allocare in modo ottimale. Tutti possono concorrere e la concorrenza seleziona, purché sia salvaguardato il valore di mercato di risorse pubbliche limitate, le quali determinano la scala minima efficiente d’entrata sui relativi mercati. Non dimentichiamo poi che la banda prioritaria per lo sviluppo del 5G comprende anche la banda gemella, ovvero la 3.4-3.6 che sarà prorogata al 2029 e nella quale sono già presenti operatori con dimensioni più limitate (Linkem, Eolo,Tiscali, Go Internet ndr) che possono comunque partecipare all’asta e che sono presenti numerosi cap e obblighi di copertura e, in alcuni casi, anche di condivisione”.
In futuro, aggiunge il commissario, potranno inoltre esservi ulteriori risorse da liberare, ad esempio sulla banda 3.4-3.6: “Occorre tener conto della liberazione della porzione oggi posseduta dalla Difesa sempre in tale banda, pari a circa 80 MHz, nonché delle porzioni che non saranno prorogate dopo il 2022. Da queste porzioni potrà anche realizzarsi una nuova entrata e, in ogni caso, sono sempre possibili ulteriori consolidamenti tra operatori”.