Mancano poco più di due mesi al 31 marzo, termine entro il quale l’Agcom dovrà definire le procedure di gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze (700 Mhz e bande pioniere 3.6-3.8 Ghz e banda 26.5-27.5 Ghz) agli operatori di comunicazione mobile a banda larga e in prospettiva al 5G.
Criteri di gara che rappresentano una grossa sfida per l’Autorità di via Isonzo, alle prese con una serie di accorgimenti per favorire la partecipazione di nuovi entranti, in ottica pro-concorrenziale. Senza dimenticare che la banda 3.7 Ghz è stata riservata per 4 anni alla sperimentazione del 5G in 5 città, fra cui Milano, il che non semplifica la composizione dei lotti. Allo studio ci sono lotti piccoli, riserve per nuovi entranti, l’ipotesi di licenze non in esclusiva o assegnazioni condivise. Il tutto in un contesto effervescente e di ripresa per il mercato italiano delle Tlc, dopo un decennio in flessione, che nel 2018 vedrà l’ingresso sul mercato del mobile del quarto operatore, la francese Iliad.
Asta 5G, ci sarà Iliad?
Se ne parla da tempo e cresce l’attesa per lo sbarco della low cost transalpina, anche se una data certa ancora non c’è. Secondo la banca d’affari tedesca Berenberg rimandare ancora il lancio non sarebbe una buona idea.
Nei piani del gruppo, lo sbarco in Italia è previsto entro la fine di febbraio, ma potrebbe slittare anche se un importante tassello è stato aggiunto con la recente nomina del nuovo amministratore delegato, l’under 30 Benedetto Levi.
Il tempo stringe e resta ancora da vedere se Iliad parteciperà all’asta italiana per il 5G, fissata per il prossimo 30 giugno e dalla quale lo Stato prevede un incasso complessivo di 2,5 miliardi di euro in cinque anni (1,2 miliardi nel 2018).
Cosa farà Iliad?
Sarà della partita?
Iliad in teoria avrebbe tutto l’interesse a partecipare alla gara, in particolare per l’assegnazione della banda più pregiata dei 700 Mhz. Una banda, i 700 Mhz, che consentirebbero al nuovo entrante di migliorare di molto la sua dotazione frequenziale dopo la fusione Wind-Tre. Se la copertura non sarà ottimale il rischio di un flop è dietro l’angolo.
Investimenti
Iliad ha messo a bilancio circa un miliardo di euro per l’acquisizione delle frequenze e gli investimenti di rete per i prossimi 10 anni, oltre ai 450 milioni già destinati all’acquisizione di 35 Mhz di capacità trasmissiva da Hutchison e Vimpelcom condizione per la fusione di Wind e Tre sulle cui reti è previsto il roaming per cinque anni rinnovabili (in tutto 10 anni).
E’ anche per questo motivo che il mercato si interroga sulle intenzioni di Iliad in vista della gara 5G. Un’altra incognita legata a Iliad riguarda la modalità di commercializzazione delle sim, che potrebbe avvenire attraverso distributori automatici in giro. Una pratica che ad oggi non è consentita nel nostro paese.
Vedremo.
Altre incognite
Altre incognite in vista della gara 5G riguardano la partecipazione o meno di altri grossi potenziali player, in particolare Open Fiber ma anche Fastweb.
Data per scontata la presenza all’asta 700 Mhz di Tim, Vodafone e Wind Tre, resta da capire se anche Open Fiber sarà della partita magari per altre banda a gara. Di certo, visto il ruolo di operatore wholesale only in fibra, le frequenze sono un asset prezioso in ottica 5G per Open Fiber, che potrebbe meditare di partecipare all’asta per i lotti in alta frequenza, magari in banda 26.5-27.5 Ghz per rimpiazzare la fibra per i collegamenti di ultimo miglio.
Per quanto riguarda Fastweb, resta da capire se l’operatore controllato da Swisscom, (che nel mobile sta crescendo molto come Mvno), vorrà puntare sull’asta imminente per potenziare il suo ruolo nel mobile dotandosi di frequenze e rete di proprietà.
Resta infine da vedere se all’asta 5G parteciperanno o meno gli OTT.
Vedremo.
La roadmap delle frequenze
- Entro il 31.12.2017 Mise e Agcom dovranno concludere le attività di coordinamento internazionale, per garantire la regolarità del nostro paese e chiudere l’annoso problema delle interferenze con i paesi limitrofi, peraltro in via di composizione.
- Entro il 31.03.2018 l’Agcom dovrà definire le procedure di gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze (banda 700 e bande pioniere 3.6-3.8 Ghz e banda 26.5-27.5 Ghz) agli operatori di comunicazione mobile a banda larga. Alcuni operatori, fra cui Tiscali e Linkem, chiedono garanzie sul rinnovo delle licenze di utilizzo in banda 3.4-3.8 Ghz in scadenza nel 2023 (ma il testo del disegno di legge Bilancio non contiene nulla al riguardo).
- Entro il 31.05.2018 è prevista l’adozione da parte dell’Agcom de nuovo Piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare alla Tv digitale terrestre (Pnaf 2018) considerate le codifiche e gli standard più avanzati per consentire un uso più efficiente dello spettro ed utilizzando per la pianificazione in ambito locale il criterio delle aree tecniche.
- Entro il 30.06.2018 è previsto un decreto del Mise per stabilire il calendario nazionale e le aree tecniche dello switch off e dei rilasci delle frequenze da parte degli operatori di rete locali e nazionali (dal 1.01.2020 al 30.06.2022). Si partirà con ogni probabilità dalle regioni confinanti con la Francia, per evitare rischi interferenzeverso gli impianti di trasmissione 700 Mhz dei nostri vicini, che hanno già fatto l’asta in banda 700 e hanno fissato l’accensione degli impianti per il mobile.
- Entro il 30.06.2018 il Mise assegnerà i diritti d’uso delle frequenze in banda 700 (che saranno disponibili dal 1.07.2022) e delle bande 3.6-3.8 Ghz e 26.5-27.5 Ghz agli operatori di comunicazione elettronica a larga banda (in prospettiva per il 5G). Lo Stato prevede un incasso complessivo di 2,5 miliardi di euro in cinque anni (1,2 miliardi nel 2018).
- Entro il 30.09.2018 il Mise ufficializzerà l’adeguamento del PNFR (Piano Nazionale di ripartizione delle frequenze) e contestualmente avvierà le procedure di selezione e assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze, che non potranno essere in numero maggiore di 1/3 delle 14+1 che resteranno disponibili per le trasmissioni televisive in digitale terrestre, a operatori di rete ai fini di messa a disposizione di capacità trasmissiva a Fmsa locali.
- Entro il 30.09.2018 L’Agcom definirà i criteri per la nuova assegnazione della banda sub 700 (470-694 Mhz) (canali 21-48 Uhf) a operatori di rete nazionali.
- Entro il 30.11.2018 è prevista l’adozione del nuovo piano di numerazione automatica del telecomando dei canali del digitale terrestre (LCN) di competenza dell’Agcom.
- Entro il 1.12.2018 è prevista la liberazione da parte del Mise delle frequenze in banda 3.6-3.8 Ghz e 26.5-27.5 Ghz, la prima tranche delle frequenze per il 5G.
- Entro il 31.12.2018 il Mise avvierà le procedure per la predisposizione, per ogni area geografica tecnica, di graduatorie per gli Fmsa locali
- Entro il 28.02.2019 il Mise rilascerà i diritti d’uso delle frequenze 470-694 Mhz (canali 21-48 Uhf) agli operatori di rete nazionale in base ai criteri fissati dall’Agcom. Rilascio delle frequenze in banda III Vhf alla concessionaria del servizio pubblico per realizzazione di un multiplex regionale per la trasmissione di programmi in ambito locale, destinando capacità trasmissiva al trasporto di FSMA locali e riservando il 20% della capacità trasmissiva alla trasmissione dei programmi di servizio pubblico contenenti informazione regionale. Fino al 30.06.2022 tale percentuale può essere elevata sino al 40%.
- Entro il 30.06.2019 il Mise concluderà le procedure di selezione per l’assegnazione dei diritti di uso a operatori di rete assegnatari delle frequenze destinate alla messa a disposizione della capacità trasmissiva a Fsma locali.
- Entro il 30 luglio 2022 è previsto il rilascio definitivo delle frequenze della banda 700 Mhz da parte degli operatori televisivi.