“La produzione di energia idroelettrica in Italia rischia di morire”, è quanto afferma Paolo Taglioli, direttore generale di Assoidrolettrica, l’associazione che conta circa 300 imprenditori la cui produzione annua di energia pulita (circa 4 tWh) offre un beneficio ambientale importante: un risparmio di emissioni di anidride carbonica (Co2) pari a 1milione e 570.000 tonnellate ogni anno.
“Purtroppo– avverte Taglioli – senza una politica strategica mirata, e un quadro regolatorio idoneo, l’idroelettrico sarà destinato ad un inevitabile declino” e aggiunge che “da parte del governo occorre una maggiore attenzione al settore, a partire dal decreto che incentiverà le energie rinnovabili per il triennio 2018-2020, rispetto alla linea già predisposta dal Governo precedente”.
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, sono infatti a lavoro sul nuovo testo del Decreto sulle Fonti Energetiche Rinnovabili che dovrebbe essere pubblicato a breve.
Secondo Assoidroelettrica, occorre una maggiore consapevolezza del contributo enorme che il comparto idroelettrico offre all’umanità. Nell’era della sfida umana ai cambiamenti climatici dovuti all’aumento medio della temperatura della Terra, e quindi alla necessità di ridurre le emissioni di carbonio nell’aria, l’idroelettrico contribuisce notevolmente alla riduzione di emissioni di anidride carbonica (attualmente circa il 15 % dell’energia idroelettrica in Italia è prodotta dalla fonte idraulica con un risparmio di più di 8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) ogni anno e un fondamentale contributo alla riduzione delle emissioni di CO2).
Una grave crisi si sta consumando ai danni della produzione di energia idroelettrica, nonostante la secolare esperienza e i notevoli investimenti in innovazione tecnologica che consentono di realizzare impianti sempre più rispettosi dell’ambiente. L’idroelettrico è una delle eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale e contribuisce a circa il 40% del totale di energia pulita prodotta in Italia.
Il nuovo obiettivo dell’Unione Europea porta al 32% la quota di rinnovabili per il 2030 e dunque l’idroelettrico gioca un ruolo centrale nel mix energetico della produzione da rinnovabili in Italia. Ruolo che diventa poi esiziale, se si considera la stabilità della rete nell’ambito dell’energia pulita. Infatti, l’aumento della produzione energetica da fonti non programmabili, come l’eolico o il fotovoltaico legate alla variabilità delle fonti naturali, rende indispensabile l’esistenza di un sistema produttivo in grado di compensare i vuoti di potenza proporzionali al calo del vento o del sole. Occorre considerare seriamente questo aspetto, valutando le giuste proporzioni tra settore fotovoltaico, eolico e idroelettrico anche nelle politiche che si mettono in atto.
L’idroelettrico ha nel suo DNA il rispetto ambientale, oggi ulteriormente rafforzato dai criteri stringenti delle linee guida inerenti le valutazioni ambientali ex ante delle derivazioni idriche e i metodi di determinazione del deflusso minimo vitale, approvati con rispettivi decreti a febbraio 2017, dal Ministero dell’Ambiente.
In particolare i piccoli impianti idroelettrici si caratterizzano, rispetto alle altre fonti rinnovabili, da un maggiore contributo verso i territori, le comunità locali e l’indotto economico. Le centrali, spesso a gestione familiare di impresa di piccole dimensioni, svolgono un importante ruolo di presidio del territorio, supporto all’economia agricola montana e contrasto del dissesto idrogeologico. Il settore è soggetto a un sistema di canoni particolarmente gravoso, a cui nessuna altra fonte è paragonabile, che può arrivare ad incidere tra il 15 e il 30 % del fatturato (oltre alla normale tassazione ordinaria), garantendo allo stesso tempo un gettito annuale costante per gli enti locali, con canoni e sovracanoni a favore di regioni, province e comuni. Molti impianti contribuiscono al sostentamento dei consorzi irrigui, importantissime realtà territoriali determinanti per un settore primario della nostra economia. La tecnologia degli impianti idroelettrici ha ricadute sull’indotto direttamente sul PIL nazionale, essendo italiani i principali produttori di tale tecnologia, a differenza delle altre fonti che utilizzano in gran parte prodotti di provenienza extra europea.
L’idroelettrico in Italia ha raggiunto punte di eccellenza tecnologica straordinaria.
“Sul territorio abbiamo progetti in cantiere – afferma il direttore- che hanno dimostrato di essere all’avanguardia, destando interesse anche al livello internazionale”. Come la centrale di Sant’Antonio in alto Adige, dove il progetto finanziato dalla Eiaskwerk, di Karl Pichler e Hellmuth Frasnelli, coniugando efficienza e tutela ambientale, ha letteralmente ingoiato gli impianti a 300 metri di profondità nella montagna, ricevendo il premio Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come “uno dei dieci progetti italiani più ecocompatibili”. La prima volta in Italia che un progetto idroelettrico riceve questo riconoscimento.
Il punto critico di questo importantissimo asset nazionale è individuato nell’età media degli impianti, nonostante i considerevoli investimenti del passato e la manutenzione costante. I crescenti vincoli normativi ne limiteranno il mantenimento, l’ammodernamento e lo sviluppo futuro e tutti i potenziali nuovi investimenti, in assenza di interventi mirati del legislatore.
Il quadro normativo offerto al momento dal Decreto FER, che incentiverà le rinnovabili elettriche per il triennio 2018-2020, è allo stato molto distante dalle esigenze che i produttori di energia idroelettrica esprimono. In primis, per le concessioni occorre riconoscere durata e oneri che tengano conto dell’entità degli investimenti e della redditività dell’impianto. Occorre riconoscere gli impianti che rispettano le linee guida per le valutazioni ambientali, ma anche la possibilità di strumenti di sostegno agli investimenti per il rinnovamento.
Sul tema delle tariffe, gli associati spiegano che non si possono ipotizzare tariffe al ribasso in quanto la tecnologia idroelettrica ha caratteristiche strutturali capital intensive che non sono suscettibili di riduzioni di costi per effetto di nuove tecnologie.
“Noi di Assoidroelettrica siamo pronti ad un confronto proattivo con il governo – annuncia Taglioli – per illustrare le ragioni cruciali per cui riconoscere all’idroelettrico un ruolo fondamentale per la strategia energetica nazionale, in una visione concreta di rispetto del clima e dell’ambiente”.
I vertici di Assoidroelettrica sono a lavoro e annunciano dunque una road map molto serrata nei prossimi giorni, a partire dall’audizione pubblica con gli stakeholder annunciata dal Ministero dello Sviluppo economico per metà settembre, dove una delegazione ad hoc è già pronta a partecipare.
Nei prossimi giorni, inoltre, l’associazione ha programmato la presentazione dello studio ad hoc che gli associati hanno commissionato al Politecnico di Milano.
Il 21 settembre, la stragrande maggioranza dei componenti di Assoidroelettrica convergeranno a Desenzano del Garda per fare il punto della situazione.
Ciò anche in vista del workshop a Roma, che i vertici dell’Associazione promuovono nella prima metà di ottobre, per dar vita ad un confronto approfondito con le istituzioni. L’iniziativa è prevista in diretta streaming per consentire la più ampia partecipazione degli associati e contribuire ad un dibattito efficace con il governo e il parlamento.