Il 4 ottobre scorso, in concomitanza con il compleanno del movimento 5 stelle e con la data di celebrazione di San Francesco d’Assisi, santo preferito da Gianroberto Casaleggio, il figlio Davide ha pubblicato online l’ultimo video (testamento) del padre, dal titolo Singularity.
‘La singolarità – il punto di non ritorno dell’evoluzione umana’ sarebbe un fenomeno attraverso il quale l’interazione di differenti tecnologie potrebbe dar vita ad un essere senziente digitale in grado di pensare e operare al di fuori del controllo dell’essere umano, forse effettuando anche delle scelte vantaggiose per la propria sopravvivenza a svantaggio dell’umanità.
Più nello specifico le principali aree di sviluppo tecnologico attuale quali web, IOT (internet delle cose), BigData e IA (Intelligenza Artificiale) potrebbero rispettivamente costituire sistema nervoso, sensi, memoria e cervello di un’entità che, seppur nata da scoperte e scelte effettuate dall’uomo, potrebbe sfuggire per complessità alla sua stessa capacità di comprensione. L’ipotesi catastrofista prevede che già dagli anni ’40 di questo secolo potrebbe innescarsi un processo di estinzione della razza umana.
Non è mia intenzione entrare nel merito sul grado di verosimiglianza della profezia. Piuttosto, mi incuriosisce trarre spunto da questa visione per riflettere su quanto l’essere umano, pur all’accrescere attraverso le continue scoperte scientifiche l’oggettiva consapevolezza della propria finitezza e piccolezza di fronte alla complessità del creato, sia naturalmente propenso ad un’incessante ansia di controllo.
Mi sembra piuttosto oggettivo che l’uomo non sia stato ancora capace di spiegare con la scienza molte delle dinamiche che governano la realtà e spesso fatica persino a percepire e rappresentare le innumerevoli relazioni che di fatto governano l’esistenza.
E quando l’approccio illuminista, quello fondato sul fenomeno si è dimostrato inadeguato, limitante, allora si è scelta la strada mistico-religiosa affidando ad un’unica suprema entità il controllo di tutto ciò che controllabile non risulta. Insomma, qualsiasi sia il punto di vista adottato, possiamo notare che la tentazione collettiva verte al desiderio di prendere o demandare il controllo, rinunciando alla possibilità di accettare un sistema complesso così com’è, senza necessariamente doverne stabilire la natura logica oppure caotica.
Inoltre esiste un secondo aspetto che mi sorprende in modo triste. In questo disegno non v’è il benché minimo accenno ad alcuna considerazione di carattere morale. È come se le finalità di impiego delle singole tecnologie non avesse la benché minima influenza sulla coscienza che ne nascerebbe qualora queste cominciassero effettivamente ad interagire autonomamente come in un unico complesso organismo.
Se ne deduce, in conclusione, che possa prevalere un certo interesse al controllo, finalizzato non tanto alla salvaguardia della specie in sé, quanto alla possibilità di seguitare a trarne potere, un profitto ben determinato e soprattutto indirizzabile secondo il disegno di chi è in grado di manipolarne le dinamiche.
Non dimentichiamo lo stato dei fatti nel presente: molte delle tecnologie oggi disponibili nascono per soddisfare obiettivi economici e bellici; solo in un secondo tempo alcune menti illuminate trovano il modo di attribuirgli anche un impiego a sostegno di una visione positiva e costruttiva del mondo. Se così non fosse perché tutta la letteratura e il cinema si sarebbero concentrati così tanto su una visione cupa e catastrofista, invece di raccontare scenari di rinascita e di pacifica convivenza?