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AssetProtection. Sicurezza sul lavoro e responsabilità amministrativa degli enti

Sicurezza sul lavoro

E’ chiaro che ANSSAIF cerca interlocutori di alto livello sui temi connessi alla sicurezza. Per l’incontro organizzato a Roma lo scorso 28 aprile presso la sede di RBS, ha invitato Umberto Saccone, autore di pubblicazioni e docente su temi del risk management, sino a gennaio 2015 l’Uomo della Security del gruppo ENI, attualmente Ceo di Grade, società di consulenza specializzata nella gestione del rischio.

 La rubrica AssetProtection, ovvero Riflessioni su sicurezza e terrorismo, a cura di Anthony Cecil Wright, presidente Anssaif (Associazione Nazionale Specialisti Sicurezza in Aziende di Intermediazione Finanziaria). Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Il dovere di protezione dei dipendenti è il tema che Saccone sviluppa nel suo intervento, tracciando e argomentando le relazioni tra il codice penale, la normativa sulla Sicurezza e Salute sul Lavoro (D.Lgs 81/08) e la Responsabilità Amministrativa degli enti (D.Lgs 231/01), condividendo anche numerose case history ed i relativi esiti delle sentenze emesse dai tribunali.

Per meglio chiarire lo scenario delineato, la responsabilità di omicidio colposo oppure lesioni gravi o gravissime, potrebbe non solo coinvolgere penalmente il datore di lavoro, ma estendersi all’organizzazione che, in caso di condanna, subirebbe un considerevole danno economico, generato direttamente dall’applicazione di sanzioni pecuniarie e dall’interdizione dell’attività, e indirettamente da un danno di immagine.

L’azienda deve quindi poter dimostrare di aver attuato adeguatamente un Modello di Organizzazione e Gestione efficace atto a prevenire il fatto. Qualora questo si verifichi, si deve provare che il reato non sia stato commesso a vantaggio dell’azienda stessa, ad esempio con il risparmio economico derivante dal mancato impiego delle risorse necessarie per applicare i controlli, bensì che il controllo predisposto e funzionante sia stato evaso in modo fraudolento.

In conclusione appare quindi chiaro che il governo della struttura rappresenta l’esimente.

Inoltre è fondamentale notare che il contesto nel quale operano le organizzazioni è in rapida evoluzione – spiega Saccone – e la sicurezza sul lavoro, che prima era orientata al sito fisico, si sposta su un piano molto più esteso, in considerazione di una società sempre più multirazziale (cittadini di altri stati interagiscono con differenti legislazioni) e della globalizzazione dei mercati (cittadini italiani che lavorano all’estero, anche in zone calde).

Tutto ciò rende fondamentale l’adozione di un approccio alla sicurezza di tipo olistico, fondato su attività di analisi dei rischi condotte in modo integrato – come propone, ad esempio, la norma UNI ISO 31000, Principi e Linee Guida per la Gestione del Rischio – e logico, basate su dati certi piuttosto che influenzate dalla percezione soggettiva delle persone.

E’ un dovere proteggere i dipendenti – ribadisce Saccone –  aggiornando costantemente il documento di valutazione dei rischi anche in funzione delle nuove minacce – basti pensare alle crescenti attività terroristiche, operative e mediatiche, di natura ideologico-religiosa –  e predisporre le adeguate contromisure. Gli obiettivi legati alla sicurezza sono perseguibili attraverso lo svolgimento delle attività di formazione e informazione rivolte ai dipendenti, garantendo l’accesso al Ceo per le funzioni che si occupano di security, assicurando loro una certa autonomia economica per gli investimenti necessari, e attraverso il controllo sui fornitori.

Chi si occupa di sicurezza è tenuto a farlo in modo efficace, attuale. Si deve convincere ad abbandonare – come sempre ricorda il Presidente di ANSSAIF – il calcolo delle probabilità di accadimento di un evento a favore di un approccio basato sulla valutazione del suo impatto (business impact analysis). Inoltre deve imparare a comunicare l’esposizione ai rischi: spesso gli amministratori delegati non percepiscono neanche ciò che un uomo di sicurezza deve saper vedere con chiarezza.

Ma del resto – come afferma Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo  “il rischio è parte del gioco di Dio, in egual misura per l’uomo e per la nazione”.

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