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AssetProtection. Sensibilizzare i ragazzi alla Sicurezza, per aiutare (anche) gli adulti

Phishing

Abbiamo iniziato ad assistere il MOIGE nel loro progetto Web Sicuro. Come noto, il progetto vede il coinvolgimento della Polizia Postale e di alcune importanti aziende multinazionali nell’informare i ragazzi ed i loro genitori nei riguardi di una eccessiva dipendenza da Internet o nell’agire – molto spesso inconsciamente – in violazione della legge, o, peggio, nel cadere nelle braccia di un pedofilo.

Il nostro ruolo è quello di parlare ai genitori delle frodi finanziarie online.  Nel pianificare il nostro intervento, parlandone con il coordinamento dell’Associazione ed alcune professoresse, ci è venuto in mente che sarebbe opportuno coinvolgere anche i ragazzi sul tema della protezione dei dati personali.

 La rubrica AssetProtection, ovvero Riflessioni su sicurezza e terrorismo, a cura di Anthony Cecil Wright, presidente Anssaif (Associazione Nazionale Specialisti Sicurezza in Aziende di Intermediazione Finanziaria). Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Illustro la motivazione attraverso un caso che tutti ricorderanno.

Mi è venuta in mente Tilly Smith, una ragazzina inglese di 10 anni che nel 2004 salvò circa un centinaio di persone a Phuket, la mattina del Maremoto dell’Oceano Indiano. Ciò in quanto due settimane prima aveva studiato gli tsunami a scuola, in una lezione di geografia. La mattina del 26 dicembre 2004, Tilly era scesa in spiaggia assieme ai genitori ed alla sorella di 7 anni quando vide il mare ritirarsi ed avvisò i suoi genitori urlando a squarciagola: “è uno tsunami! Scappiamo!”. I genitori, a loro volta, avvisarono gli altri bagnanti ed il personale dell’albergo. La spiaggia fu evacuata pochi minuti prima che lo tsunami si abbattesse su di essa.

Una spiegazione del professore di geografia ha salvato più di 100 vite umane!

Ci sono altri episodi, quale quello della piccola Riley Braden di 5 anni che salvò da annegamento una bimba di 18 mesi caduta accidentalmente in piscina; ce la fece in quanto istruita dai suoi genitori (sottolineo che aveva 5 anni!). O l’episodio di Patrick Carney, di 12 anni, che riuscì a prendere il controllo dell’auto e a fermarla al lato della strada: ciò a seguito di una crisi epilettica del padre. Tutti i ragazzi sono curiosi e vogliono apprendere quanto prima a guidare un’auto!

Potrei continuare con altri esempi, ma credo che – semmai ve ne sia stata la necessità – siano sufficienti ai fini di testimoniare che la preparazione dei bambini e bambine ai rischi (probabili, ma anche assai improbabili, come lo tsunami) sia assai utile e di aiuto ai “grandi”.

Ciò che insegniamo ai ragazzi sono pericoli che hanno un impatto per l’intera vita loro. Ma rischi quali il furto di identità riguarda i genitori ed i nonni. Il rischio di dare informazioni riservate o diffondere dati sensibili lo corrono anche gli adulti. E succede non poche volte che i genitori, ed ancor più i nonni, non siano preparati su questi temi. Quelli che noi, le banche, e le altre associazioni diamo, sono suggerimenti pratici, però troppo spesso trascurati dai genitori in quanto impegnati in altre attività più urgenti (oltre ad una dose di “superbia”: “volete che capiti proprio a me?”). Inoltre, ci sono famiglie fortunate ad avere a casa con i ragazzi i nonni; ma, loro, i nonni, sanno quale differenza esiste fra un telefono, uno smartphone, un computer? Conoscono Internet? E che rischi si corrono sui Social Network? Si informano? I genitori li informano?

Come si comprende, ecco l’idea: sensibilizzare anche le ragazze ed i ragazzi, e poi le bambine ed i bambini, in quanto già a 5 anni recepiscono ciò che è importante per loro e per i grandi.  Come la bambina inglese ha salvato i genitori che avrebbero dovuto sapere cosa è uno tsunami, allo stesso modo, i ragazzi potrebbero avere un ruolo attivo nei confronti dei genitori e nonni.  Quanto piace a loro dimostrare di sapere cose nuove e, soprattutto, di essere utili!

Ecco perché chiediamo ai bambini e ragazzi di aiutare i genitori ed i nonni nell’evitare di cadere nelle truffe online (quanti ancora oggi abboccano al “Phishing”, o scrivono il PIN del Bancomat nella rubrica telefonica? Quanti adulti scrivono dati personali sui Social Network?).  Pochi suggerimenti pratici, da loro facilmente comprensibili.

Nelle prossime settimane andremo in alcuni Istituti e potremo raccogliere i commenti dei ragazzi delle classi medie.

Assisteremo poi ad una bambina che dice alla mamma: “Perché hai scritto il codice segreto? Non lo hai imparato a memoria?”. Ed alla nonna: “Vieni qui, siediti, che ti mostro cosa è Facebook e quali cautele bisogna  avere”.  Illusioni? Se illustriamo e li informiamo con chiarezza sui pericoli e le opportunità, mai in forma di imposizione, i bambini capiscono ed assimilano. Commenti?

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