L’attuale offerta di certificazioni nazionali ed internazionali di project management è piuttosto articolata e, per questo, risulta spesso difficile orientarsi nella scelta, tenendo anche in considerazione fattori di investimento personale e di prospettive professionali.
Lo scopo del presente articolo consiste dunque nel fornire alcuni driver per favorire nei lettori una valutazione di opportunità, effort di impegno e razionali anche di tipo cost/benefit, per supportare la scelta nel vasto panorama delle certificazioni in project management.
A tal fine, prendiamo in esame 5 percorsi afferenti a diversi tipi di certificazione:
- IPMA® , 4 livelli
- PMI® , 2 livelli
- PRINCE2® , tre livelli
- ISIPM® due livelli
- Agile, un unico livello.
Anticipiamo, anzitutto, che i primi tre gruppi di certificazioni possono considerarsi sostanzialmente equivalenti dal punto di vista dei contenuti disciplinari; in tal senso, è utile consultare la relativa valutazione comparativa, condotta da Global Alliance for project performance standard, che illustra come, e con quale grado di approfondimento, gli indicatori tipici nella gestione di un progetto siano censiti in ciascuno degli standard messi a confronto.
La ISIPM-Base®, codificata dall’Istituto Italiano di Project Management, è una certificazione “entry level”, volta a fornire un’efficace e significativa alfabetizzazione ai meccanismi, processi e strumenti di base del project management. È pertanto rivolta a coloro che iniziano un percorso di formazione sulla disciplina. Ultimamente si è aggiunto un livello avanzato per approfondire le proprie conoscenze.
Per quanto concerne il mondo dell’approccio “Agile”, questo deve essere inteso come serie di acceleratori dei tradizionali metodi di project management; in tal senso, è opportuno affrontare “l’Agile” solo dopo aver consolidato competenze teorico-pratiche proprie dei metodi “classici”: chi scrive, consiglia di avviare un percorso formativo “Agile” a valle del conseguimento di uno dei primi tre/quattro percorsi sopra menzionati.
Ciò premesso, accenniamo brevemente alle caratteristiche salienti dei primi tre gruppi di certificazioni.
IPMA (International Project Management Association) propone quattro livelli di certificazione:
- Level A® (Certified Projects Director)
- Level B® (Certified Senior Project Manager)
- Level C® (Certified Project Manager)
- Level D® (Certified Project Management Associate)
Le certificazioni procedono dal livello base (D) che può essere assimilato al ruolo di assistant/supporto al project manager fino al livello più alto (A) comparabile con la figura di un program manager.
Le quattro certificazioni IPMA sono incentrate sulla pubblicazione IPMA Competence Baseline (ICB®): tale guida costituisce un elenco ragionato e strutturato dell’insieme di competenze richieste a quanti operano – a vari livelli di responsabilità – in un ambiente progettuale.
Da questo punto di vista, l’ICB punta a sviluppare l’insieme delle abilità e delle capacità proprie dei responsabili di progetto e dei membri di un team di gestione progettuale, non fornendo uno specifico framework metodologico di riferimento.
Esattamente sul versante opposto, si pongono le due certificazioni internazionali rilasciate dal PMI (Project Management Institute):
- PMI-CAPM® (Certified Associate in Project Management): certificazione “base” destinata a project manager di profilo junior.
- PMI-PMP® (Project Management Professional): certificazione avanzata destinata a responsabili di progetto con un significativa seniority professionale.
Per entrambe le certificazioni, il PMI ha codificato un proprio framework di riferimento, descritto nella Guida al PMBOK (Project Management Body of Knowledge) che costituisce il corpus di conoscenze per eccellenza del project management.
Il “PMBOK” documenta e descrive analiticamente l’impianto e la struttura del metodo statunitense, definendo i processi di project management, le rispettive Aree di conoscenza intercettate (che definiscono gli ambiti relativamente ai quali pianificare, gestire e controllare il progetto) e si concentra su un vasto repertorio di tecniche e strumenti di project management.
In tal senso, il “PMBOK” costituisce “la bibbia” del project management, cercando di contenere tutto lo scibile della disciplina, in modo organico e sistematico, ma a un tempo generalistico, in modo che l’eventuale sua concreta applicazione, risulti un sotto insieme del “PMBOK” stesso.
Altro standard internazionale che ha definito uno specifico framework metodologico in project management è PRINCE2 che prevede tre livelli di certificazione:
- PRINCE2 Foundation – certificazione di base, destinata ai membri di un team di progetto che utilizza il metodo.
- PRINCE2 Practitioner – certificazione avanzata, destinata ai project manager.
- PRINCE2 Professional (attualmente, acquisibile solo all’estero).
PRINCE2 si colloca tra i metodi maggiormente utilizzati a livello mondiale ed è considerato lo standard de jure nel settore della Pubblica Amministrazione in UK.
Di proprietà della Corona britannica, sviluppato dall’Office of Government Commerce nel 1975 e ora ceduto ad AXELOS Limited, PRINCE2 è un metodo tattico, applicabile a qualsiasi contesto organizzativo, controllato di tipo cliente/fornitore, e a qualunque tipo progetto.
Il framework del metodo britannico consente di pianificare, delegare, monitorare e controllare efficacemente le variabili prestazionali chiave di un progetto, al fine di raggiungere i benefici attesi dalla consegna del prodotto/servizio del progetto stesso: è organizzato in una struttura a quattro elementi integrati (principi, tematiche, processi e adattamento al contesto di progetto).
Il metodo trova i suoi punti di forza applicativi nella specifica individuazione di ruoli e responsabilità del team di gestione del progetto, nella definizione di chiari meccanismi di delega, decisione e governo del progetto, in un set di template documentali standard da utilizzare per documentare in modo condiviso ed esaustivo le scelte di pianificazione, conduzione e monitoraggio di un progetto e nell’insieme di suggerimenti e regole da utilizzare per adattare il metodo al contesto organizzativo e allo specifico progetto.
Dalla sintetica panoramica qui esposta, appaiono evidenti le diverse prospettive e relativi focus con cui i vari percorsi affrontano la disciplina del project management: propriamente in virtù di questa poliedrica visione disciplinare, non esiste un percorso migliore di altri; ciascuno offre un punto di osservazione (più o meno esaustivo sul project management) e ciascun percorso si potrebbe arricchire delle caratteristiche, delle tecniche e/o delle competenze dell’altro, in un’ottica di progressiva loro integrazione.