Con l’iniziativa “Quantity easing” consistente nell’immissione nel circuito finanziario europeo di una forte quantità di denaro a basso costo, la BCE puntava a generare, entro il marzo di quest’anno, una inflazione pari al 2%, in ambito UE. Come detto l’iniziativa avrebbe dovuto concludersi a marzo 2017, ma gli scarsi risultati ottenuti, sino a ieri, ben lontani dal traguardo fissato, hanno indotto Mario Draghi, il quale, peraltro si dimostra ancora fiducioso, a prolungare la durata dell’iniziativa, oltre il limite di marzo, posto all’atto dell’avvio. Questo sino a ieri.
Improvvisamente, tra gennaio e febbraio del corrente anno, l’inflazione ha subito un balzo ed è schizzata a valori che oscillano dall’1,2% addirittura al 1,8%, in Europa, a seconda delle varie fonti.
Secondo gli esperti, a determinare un tale grande balzo verso l’alto dell’inflazione, è stato il cattivo tempo che ha colpito i principali paesi d’Europa produttori di verdura e frutta: Italia, Spagna e Grecia, con conseguenti rincari nel settore, spinti dal crollo delle disponibilità di verdura e frutta causata dal gelo. In Inghilterra si è addirittura giunti al razionamento di zucchini e insalate.
Il risultato, dichiara la Coldiretti, è stato un aumento dell’inflazione a livello europeo pari all’1,8% (l’obiettivo di Draghi!), spinto dai rincari dell’ortofrutta.
Naturalmente subito si sono alzati alti, i lai delle associazioni dei consumatori che ritengono pari a 300 euro il danno per ciascuna famiglia.
Francamente, nonostante il prodigarsi del mio grande insegnante di economia politica, l’illustre professor Papi della Sapienza e poi, in seguito, di altri esperti incontrati nel corso della vita, non ho mai capito sino in fondo se l’aumento dell’inflazione costituisca un vantaggio o uno svantaggio per la società, nel complesso dei suoi effetti positivi e negativi, a seconda di dove si guardi. Draghi sarà relativamente contento, anche se il fenomeno è passeggero e non strutturale, ma, nell’immediato, per i cittadini, diminuisce la capacità d’acquisto.
Non ho mai creduto alla validità positiva delle grandi manovre finanziarie, suggerite dai soloni dell’economia, con sussiego e presunzione. Guardando i risultati e gli accadimenti nel mondo finanziario (vedi banche, istituti vari, andamenti in borsa, futures ecc,) non credo di avere tutti i torti nel dubitare.
In conclusione: per anni l’iniziativa di Draghi non ha sortito il successo sperato e quasi scientificamente previsto, mentre in due mesi di gelo, l’incremento desiderato dell’inflazione è stato rapidamente raggiunto. In futuro, a chi dobbiamo rivolgerci? A Draghi o al Padreterno? Credo sia meglio al Padreterno, senza lasciare la vecchia via.