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AssetProtection. Generale Ramponi: ‘Immigrati? Viviamo i risultati di una politica dissennata’

luigi ramponi

Nel novembre 2013, scrivevo, riferendomi alla decisione presa dal Governo Italiano di dar vita alla operazione “Mare Nostrum”: “Sono nato in Emilia, ma sono cresciuto sino a diciotto anni in Etiopia, a Gondar e, successivamente in Eritrea ad Asmara. Questi due paesi sono, per me, una seconda Patria e considero i loro cittadini miei compatrioti. Con loro ho respirato l’aria, sono stato bagnato dalla pioggia e riscaldato dal sole, ho ammirato per migliaia di volte il magnifico cielo stellato della notte africana. Porto quindi con me, sentimenti di fraterna solidarietà, nei confronti di coloro che debbono lasciare quelle terre, per trovare condizioni di vita migliori. Tale sentimento si estende anche a tutti quegli esseri umani che affrontano gravi difficoltà, per fuggire da situazioni che rendono precaria la stessa loro esistenza in vita. Proprio per queste ragioni, oltre che per motivi di carattere funzionale che di seguito indicherò, ritengo foriera di guai la decisione del nostro governo di condurre l’operazione “Mare Nostrum”, che determinerà l’avvio di un flusso inarrestabile di immigrati clandestini, aumento di morti per annegamento e situazioni precarie per la integrazione, sia per gli immigrati che per i cittadini italiani”.

Purtroppo quanto allora previsto, è puntualmente accaduto, anzi la realtà sta superando l’immaginazione!

Già al momento della programmazione dell’operazione, la decisione di schierare le navi della Capitaneria, della Guardia di Finanza e della Marina militare, ai limiti delle acque territoriali libiche, per trasferire dai barconi e gommoni carichi sino all’inverosimile soggetti a facile naufragio, i poveri emigranti, assoggettati al pagamento di un pesante tributo finanziario ai delinquenti organizzatori del traffico, costituiva una soluzione pessima. Costringere gli immigrati a salire sui barconi dei trafficanti, per poi essere “salvati” dalle nostre navi, appariva e appare privo di ogni buon senso. Costringere le persone a mettersi a rischio di annegamento, per poter poi “essere salvate”, mi pare di un’idiozia unica.

Fosse almeno, questo ridicolo, per non dire tragico o cretino sistema di salvataggio, che ha impegnato duramente i bravissimi, coraggiosi e generosi equipaggi nazionali, servito a impedire e fermare i naufragi e le conseguenti migliaia di poveri esseri umani affogati! E’ stato esattamente il contrario, perché, purtroppo il numero dei morti in mare è andato progressivamente aumentando, raggiungendo cifre impressionanti di migliaia di morti.

La causa di tale disastro? Come facilmente previdi allora, la decisione di condurre in quel modo balordo l’operazione “Mare Nostrum”, alimentò, in coloro che attendevano sulle coste della Libia, la speranza di essere recuperati dalle nostre navi e generò un grande incremento dei flussi migratori. Rispetto al 2013, negli anni successivi, l’afflusso degli immigrati e le morti sono triplicati! E il ministro Padoan in Parlamento ha affermato che il fenomeno presenta, per il futuro, una dinamica crescente.

Certamente va ricordato che l’opera a volte eroica, e sempre altamente professionale, del nostro personale impegnato nei salvataggi, ha consentito a centinaia di migliaia di immigrati di rifugiarsi nel nostro territorio.

E qui brilla la seconda perla dell’incapacità e colpevole superficialità dei nostri reggitori politici.

Ogni giorno gli organi d’informazione mostrano e intervistano numerosissimi cittadini esasperati per la presenza di gruppi d’immigrati vagabondanti nei loro quartieri, dove di notte è pericoloso uscire di casa; ogni giorno gli stessi organi o i talk show raccontano di malversazioni e ruberie di cooperative che sfruttano la presenza dei clandestini. Lo stesso Pontefice, Papa Francesco, cosi costante nel predicare il dovere dell’accoglienza, di ritorno da un viaggio in Svezia, paese noto per le sue aperture verso gli immigrati ha dichiarato che: “L’accoglienza va esercitata con prudenza per poter dare casa, lavoro e cultura”.

 

Noi abbiamo fatto il contrario! Rispetto al numero degli immigrati, coloro che sono stati riconosciuti con diritto d’asilo, sono una minoranza assai esigua, per cui la fuga da situazioni disperate è citata a sproposito, dai soliti ipocriti.

Il costo per l’Italia del mantenimento degli immigrati è stato nel 2016 pari a 3,3 miliardi di euro e, nel 2017, Padoan prevede una spesa di 4.  Nel complesso un mezzo milione d’immigrati clandestini ci è costato dieci miliardi di euro, mentre la spesa per la ricostruzione nelle aree terremotate, è prevista pari a sei miliardi di euro!

Come si vede un autentico disastro, causato da una decisione improvvida e irresponsabile.

Una volta denunciato questo quadro giustamente critico della situazione e delle decisioni del Governo, è doveroso formulare proposte di soluzione diverse e non limitarsi alla critica, in questo caso purtroppo, assai facile. Ebbene una soluzione più appropriata e responsabile, sarebbe stata la seguente.

Nel momento in cui è ripreso il flusso degli immigrati (il Governo precedente lo aveva ridotto al minimo) si sarebbero dovute assumere due basilari iniziative:

Come accaduto in precedenza, l’operazione avrebbe certamente portato a qualche costo risarcitorio, da rifondere ai Governi collaboratori, sempre assai meno oneroso di quanto speso in questi anni per il mantenimento del mezzo milione di immigrati (senza contare l’aggiunta dei prossimi), sia per le spese sostenute per le operazioni di salvataggio. E’ una soluzione che, a mio parere si può ancora tentare. Anzi, che si deve tentare, per fermare il flusso migratorio che non presenta al momento alcun accenno a cessare, anzi, come dice il ministro Padoan, presenta “una dinamica crescente”.

Anche per l’Unione Europea, tale soluzione sarebbe stata e sarebbe, più lineare e, con ogni probabilità, più sostenuta finanziariamente (vedi accordi con la Turchia).

Infine si sarebbe evitato di parlare con autentica ipocrisia, di salvataggi di centinaia di migliaia di persone, alle quali si è addirittura imposto di salire su battelli obsoleti e in procinto di affondare, con la speranza di poter essere imbarcati sui nostri mezzi, salvo terribili naufragi che hanno triplicato il numero dei morti.

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