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AssetProtection. 1° Rapporto CENSIS sulla filiera della Sicurezza (seconda parte)

Molto interessante è stata la relazione del Prof. Maurizio Fiasco, sociologo, il quale ha lamentato una mancanza di chiare indicazioni sugli obiettivi che si vogliono raggiungere.  A questo proposito per meglio chiarire il suo punto di vista il prof. Fiasco cita l’approccio che dobbiamo usare nella lotta al terrorismo, dobbiamo cioè avere ben in mente che trattandosi di un fenomeno transitorio è necessario avere chiaro questo aspetto e indicare l’obiettivo.

Dobbiamo avere evidenza di quali sono i valori in gioco anche in un’ottica di bene collettivo. In questo contesto la sicurezza del territorio assume il ruolo di bene che deve essere curato da tutti. Diventa tanto più importante che tutti gli attori interessati siano coinvolti nel processo di apprendimento di come comportarsi in determinate situazioni critiche.

Lo stesso principio deve valere nella lotta al terrorismo. Qui il Prof. Fiasco cita quanto accaduto in occasione dell’attentato di Nizza il 14 luglio 2016. L’attentatore dichiarò, a un agente di polizia locale che gli domandava cosa facesse sul lungomare di Nizza a bordo di un Tir, che stava consegnando dei sorbetti. L’agente di polizia locale accettò per buona quella risposta senza domandarsi quante tonnellate di sorbetti quel soggetto avesse da consegnare ai locali posti in quella zona. Dobbiamo avere chiaro che il classico “piantone” (viene usato volutamente un termine desueto e sminuente) costituisce un momento fondamentale nella filiera della sicurezza mentre noi troppo spesso lo trascuriamo.

Un episodio analogo è successo lo scorso 30 marzo a Roma quando un Tir – guarda a caso anche qui – ha superato tutte le barriere di controllo e ha potuto accedere Via Tomacelli in piena “green zone” predisposta per proteggere l’evento della Via Crucis.

A questo punto il Prof. Fiasco afferma che dobbiamo spostare il baricentro dallo studio dei fenomeni alla prammatica. È chiaro che il successo della sicurezza si basa sulle persone, sulla motivazione che riusciamo a dare loro. In questo senso diventa basilare l’elaborazione di una “nuova dottrina della sicurezza” e qui un ruolo di rilievo lo gioca la riflessione sulla filiera del settore. I vari attori del processo sono soggetti importanti in quanto la debolezza di un anello della catena rende debole la catena stessa nella sua interezza.

Molto positivi sono stati gli interventi di due rappresentanti sindacali della Polizia di Stato: il neo deputato Gianni Tonelli, segretario nazionale S. A. P., e Silvano Filippi della segreteria S. I. U. L. P. in rappresentanza del segretario generale Felice Romano.

La relazione di Tonelli propone un quadro sintetico delle criticità in cui si dibatte la sicurezza nel nostro Paese. Sicuramente ci può essere una difficoltà per il cittadino, specialmente nelle aree periferiche, nella presentazione delle denunce ma non dobbiamo dimenticare che c’è un senso di inutilità che spinge il cittadino a non presentarle. Tonelli ricorda che la sicurezza è alla base dello sviluppo economico e purtroppo su di essa si combatte una battaglia ideologica che non ci sogneremmo di condurre in altri ambiti, ad es. quello della salute. Pur se su quest’ultimo esempio potremmo muovere delle obiezioni se guardiamo al tema dei vaccini dobbiamo riconoscere che Tonelli colpisce nel segno quando afferma che “si deve ripensare alla sicurezza come un valore collettivo, congiunta al rispetto delle regole”.

Su valori non dissimili (segno a nostro parere che la sicurezza va oltre i diversi orientamenti) si muove la relazione di Silvano Filippi (S. I. U. L. P.) che riprende una serie di temi e criticità su cui si dibatte da tempo. Rispetto ai reati commessi da cittadini stranieri Filippi ritiene che si debba guardare a un’esperienza già percorsa con successo. Lo straniero che commette reati in Italia deve scontare la pena nel paese di provenienza: per molti rumeni ad es. ciò costituirebbe un valido deterrente ed eviterebbe di accreditare l’immagine negativa per un’intera popolazione.

Purtroppo, il mondo della Polizia di Stato deve confrontarsi con un’età media molto elevata degli agenti in servizio e ciò influisce nella risposta che viene data al cittadino sul territorio. Infine, Filippi evidenzia come ci siano attività quali ad es. la rilevazione delle impronte che potrebbe essere agevolmente delegata ad altre strutture statali liberando alcune migliaia di agenti per servizi sicuramente più proficui per la collettività.

A questo punto il convegno ha toccato un picco decisamente qualificato con l’intervento del giornalista e scrittore Luca Telese il quale ha ripercorso il tema dell’informazione sulla sicurezza. Sicuramente è stata enfatizzata ma dobbiamo capire il perché. La risposta è abbastanza semplice: la sicurezza fa audience. Fa notizia quando metti la vittima davanti alla telecamera e dietro hai la folla che inneggia alla forca. I media non hanno avuto il coraggio di dire ai vari Francesco Sicignano (n.d.r. il pensionato di Vaprio d’Adda che nell’ottobre del 2015 sparò e uccise un ladro albanese che di notte era entrato nella sua abitazione) e Graziano Stacchio (n.d.r il benzinaio di Ponte di Nanto che il 3 febbraio 2015 aveva imbracciato il fucile per rispondere al fuoco dei banditi che avevano assaltato l’oreficeria vicina alla sua pompa di benzina, uccidendone uno) che era giusto che andassero a processo per appurare che avessero agito secondo la legge. Questo non è stato fatto perché è difficile da raccontare.

Se questa è la narrazione della sicurezza che ha favorito la destra, Luca Telese evidenzia che la sinistra non ha giocato bene il suo ruolo. Se guardiamo ai detenuti di Rebibbia vediamo che ci stanno solo i più poveri mentre i ricchi escono. Quando si è domandato all’ex ministro della Giustizia perché non fosse stata fatta la riforma carceraria quando era tutto pronto, la risposta è stata perché Renzi ha detto di no, che la riforma avrebbe fatto perdere voti.

In sostanza la sicurezza vista dai VIP è stata seguita molto di più di quella che riguardava i poveri. Lo stesso Mauro Corona cui dei balordi era entrati nello studio è uscito nudo in strada per inseguire gli intrusi e dopo due giorni continuava a dichiarare che ancora li voleva “scotennare”.

Sul tema della sicurezza è stata fatta una narrazione sulla base di storie raccolte nella quotidianità e la destra le ha costruite decisamente bene.

La chiusura del Convegno è stata affidata all’avv. Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza, il quale ha colto la presenza del sottosegretario Molteni per rivendicare l’importanza del settore della vigilanza privata. Si tratta di un settore che offre una serie di servizi molto articolata che non può essere svolta dalle Forze dell’Ordine. Proprio per questo si tratta di un settore composto da 55 mila guardie giurate che merita di avere una disciplina all’altezza dei tempi e del ruolo di soggetto attivo a favore della sicurezza dei singoli e della collettività. Purtroppo, alcune recenti regolamentazioni e prese di posizione dell’Autorità preposta al presidio del settore non lasciano ben sperare e per questo è importante riaprire un dialogo con l’Esecutivo per evitare pericolosi passi indietro per un’area centrale nella filiera della sicurezza.

(seconda ed ultima parte, estratta dall’articolo apparso su: “Osservatorio Terrorismo n.10”)

AssetProtection. 1° Rapporto CENSIS sulla filiera della Sicurezza, cresce la domanda 

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