Brasile, il presidente Temer ottimista: saro’ assolto
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – Il presidente brasiliano Michel Temer e’ convinto: se la richiesta di rinvio a giudizio dovesse procedere, il Supremo tribunal federal (Stf) lo assolvera’ dall’accusa di corruzione passiva. Lo scrive il quotidiano “Folha de Sao Paulo” dando conto di un lungo vertice a porte chiuse del governo brasiliano. Per poter procedere, l’Stf deve ricevere il via libera dalla Camera dei deputati, con un quorum che giorno dopo giorno i media locali ritengono sempre piu’ raggiungibile. Temer “si e’ riunito per circa tre ore con i componenti di primo livello del governo per chiedere di ottenere i voti della maggioranza utili fermare la denuncia”, scrive la testata. ma il capo di Stato riferisce una fonte presente all’incontro, e’ comunque convinto che, nel caso, l’alto tribunale non dara’ corso alla richiesta del procuratore generale. Temer avrebbe consegnato ai membri del governo una copia delle tesi redatte dalla difesa per mettere in evidenza i buchi nell’accusa. Il presidente e’ incriminato da un nastro nel quale mostra accondiscendenza rispetto a una pratica di corruzione effettuata tramite Rocha Loures, suo uomo di fiducia. Ma Temer, scrivono gli avvocati, non ha mai autorizzato Loures ad agire per suo conto in nessuna operazione.
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Venezuela, assalto al Parlamento: l’ombra della crisi si allunga sulla regione
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – La violenza della crisi venezuelana varca la soglia del Parlamento. Nel pomeriggio di ieri, la sera in Europa, un gruppo di manifestanti identificati come simpatizzanti del governo di Nicolas Maduro ha preso di mira l’Assemblea nazionale con un’azione che ha portato all ferimento di almeno cinque deputati opposizione. E lo spettro della crisi inizia ad agitare anche i paesi confinanti. L’assalto al Parlamento, testimoniato da diverse foto e video presto circolati sulla rete, e’ stato respinto dopo poco meno di mezz’ora dalle forze di sicurezza, ma un gruppo di manifestanti rimasto fuori dal palazzo ha successivamente impedito, per ore, ai deputati di uscire. La Asamblea nacional era riunita per celebrare l’anniversario dell’indipendenza dalla Spagna – proclamata il 5 luglio del 1811 – quando decine di attivisti sino ad allora a presidio dell’edificio, hanno fatto irruzione coinvolgendo nel tafferugli anche funzionari e giornalisti. Sui social network circola anche la versione di Oswaldo Rivero, popolare conduttore televisivo vicino al governo secondo cui gli scontri sarebbero conseguenza di una aggressione subita dai gruppi “chavisti” nel momento in cui tentavano pacificamente di consegnare un documento al presidente dell’Assemblea Julio Borges. Il Parlamento e’ attualmente composto da una maggioranza di deputati dell’opposizione, ma da tempo il governo non ne riconosce le funzioni. La settimana scorsa l’Aula ha accolto la richiesta di di aprire una consultazione popolare, il 16 luglio, per decidere se celebrare o meno le elezioni di un’Assemblea costituente, mossa studiata dal governo per riaprire il dialogo nel paese ma che l’opposizione giudica incostituzionale. Le violenze registrate al Parlamento hanno ricevuto condanna severa da parte di diversi capi di Stato e di governo, dal colombiano Juan Manuel Santos allo spagnolo Mariano Rajoy, dal peruviano Pedro Pablo Kuczyncki al presidente dell’europarlamento Antonio Tajani, passando per i responsabili delle politiche estere di Messico e Stati Uniti. In allarme le autorita’ di Curazao, la nazione del regno dei Paesi bassi nel mare caraibico prospiciente il Venezuela. Il ministero di Giustizia locale segnala che sono gia’ circa cinquemila i venezuelani sbarcati illegalmente nell’isola. A sua volta l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) avverte che la situazione inizia ad avere pesanti ripercussioni per il numero di persone che cercano riparo in Brasile, Colombia e Trinidad e Tobago.
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Corea del Nord, Washington si scaglia contro Russia e Cina per la loro opposizione alle sanzioni
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – Il governo degli Stati Uniti ha reagito con durezza alla decisione di Russia e Cina di contrastare l’imposizione di nuove sanzioni economiche alla Corea del Nord, in risposta al test balistico effettuato da Pyongyang questa settimana. L’ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Nikki haley, ha condannato il voto contrario di Mosca e Pyongyang alla risoluzione di condanna promossa dagli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza. Pyongyang, ha detto Haley, ha optato per una “drastica escalation militare” che “sta rapidamente chiudendo ogni margine per una soluzione diplomatica” alla crisi nella Penisola coreana. L’ambasciatore ha rivolto un avvertimento a Pyongyang, oltre che a Russia e Cina: “La nostra considerevole forza militare e’ una delle carte a nostra disposizione. Vi faremo ricorso se saremo costretti, anche se preferiremmo non dover procedere in quella direzione”. Prima di lasciare Washington alla volta dell’Europa per il vertice del G20 di Amburgo, il presidente Usa Donald Trump e’ tornato ad esprimere insoddisfazione nei confronti della Cina, su cui la Casa Bianca contava per convincere la Corea del nord a rinunciare alla sue ambizioni nucleari. “Il commercio tra Cina e Corea del Nord e’ cresciuto quasi del 40 per cento nel primo trimestre dell’anno. Inutile sperare in una collaborazione della Cina, ma era nostro dovere provare”, ha scritto il presidente sul suo profilo Twitter. Il messaggio di Trump fa riferimento ai dati ufficiali diffusi da Pechino, che per i primi tre mesi del 2017 rilevano un aumento dell’interscambio commerciale con Pyongyang del 37,4 per cento. La Cina sostiene che gli scambi commerciali siano aumentati nonostante la piena implementazione delle sanzioni Onu contro il regime nordcoreano, a partire dal blocco delle importazioni di carbone da quel paese. Russia e Cina, i cui capi di Stato si sono incontrati questa settimana a Mosca, hanno avanzato una loro proposta per la de-escalation nella Penisola coreana, che prevede la sospensione dei programmi nucleare e balistico nordcoreani in cambio di un ridimensionamento della presenza militare Usa nella Penisola e delle esercitazioni militari congiunte tra le forze statunitensi e sudcoreane. la crisi nordcoreana e’ al centro degli editoriali pubblicati ieri dalle direzioni dei principali quotidiani Usa. La “Washington Post” elogia Trump per aver archiviato il disinteresse dell’amministrazione Obama per il programma di armamenti di Pyongang, cui la vecchia amministrazione presidenziale usa aveva opposto una inefficace dottrina di “pazienza strategica”. Secondo il quotidiano, Trump ha fatto bene anche a cercare una sponda nella Cina, ma ha sbagliato le modalita’, inviando a Pechino messaggi contrastanti, caratterizzati dapprima da una eccessiva adulazione ,e poi, nelle ultime settimane, da una frustrazione prematura. Compito di Trump, secondo il quotidiano, e’ di riunire attorno a se’ non soltanto Repubblicani e Democratici, divisi dal caustico clima politico statunitense, ma anche tutti i paesi che guardano con eguale preoccupazione ai progressi del programma balistico di Pyongyang. Il presidente, pero’, “e’ il piu’ improbabile” tra i possibili esecutori di questo approccio multilaterale, data l sua “erratica condotta” sul piano della diplomazia internazionale e la sua retorica nazionalista incentrata sul primato americano. A ostacolare il presidente, sottolinea la “Washington post”, c’e’ anche il fatto che la sua amministrazione non abbia ancora nominato ambasciatori e funzionari diplomatici fondamentali nell’Asia Orientale. Anche secondo il “New York Times”, la sfida posta dal militarismo nordcoreano richiede un approccio multilaterale e la presa d’atto, da parte degli Usa, dell’imprescindibilita’ di un dialogo diretto con la Corea del Nord.
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La Polonia riserva un’accoglienza regale al presidente Usa Trump
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – La visita del presidente Usa Donald Trump alla Polonia, alla vigilia del vertice del G20 di Amburgo, e’ in primo piano sui principali quotidiani statunitensi. Tanto il presidente Usa quanto Varsavia sono in rotta con l’Unione Europa, sottolinea la “Washington Post”, secondo cui la decisione di Trump di iniziare il suo secondo viaggio di Stato ufficiale in quel paese est-europeo e’ tutt’altro che casuale. Varsavia, sottolinea il quotidiano, e’ la destinazione ideale “per rivolgere una provocazione alle burocrazie di Bruxelles e Berlino”. Il governo conservatore della Polonia, infatti, e’ protagonista di un antagonismo sempre piu’ forte con le istituzioni europee, ed “e’ ansioso di proporre la visita (del presidente Usa) come endorsement alle proprie politiche e affronto all’Ue”, afferma Erik Brattberg, del Carnegie Endowment for International Peace. La vittoria del partito conservatore Diritto e Giustizia alle elezioni del 2015 ha innescato una tensione crescente tra Varsavia e l’Ue su diversi fronti, dalle migrazioni – la Polonia, assieme a Ungheria e Repubblica Ceca, rifiuta il programma di ricollocamento dei rifugiati all’interno dell’Unione – alle modifiche all’assetto istituzionale del paese, partendo dalla Corte Costituzionale. Varsavia sconta un sostanziale isolamento a Bruxelles da quest’anno, dopo il tentativo da parte del suo governo di bloccare la rielezione a presidente del Consiglio europeo dell’ex premier polacco Donald Tusk. Non e’ detto, secondo la “Washington Post”, che con la sua visita alla Polonia il presidente Usa intenda davvero dare uno schiaffo all’Europa; i conservatori polacchi, pero’, hanno gia’ venduto questa narrativa sul piano domestico. Il leader di Diritto e Giustizia, Jaroslaw Kaczynski, ha definito la visita di Trump una “vittoria” per il paese, e affermato che “i britannici ci attaccano per questo motivo”. Nell’Europa occidentale, frattanto, il timore e’ che l’inquilino della Casa Bianca, di cui e’ piu’ che nota la relazione non idillica con la leadership europea – e in particolare con quella tedesca – voglia riesumare con la sua visita l’aspro dibattito sul divario tra “Vecchia Europa” e “Nuova Europa”, sopitosi dopo la fine della presidenza di George W. Bush. Trump ha ammorbidito la propria retorica nei confronti dell’Ue rispetto alla campagna presidenziale Usa dello scorso anno, ma dalle sue dichiarazioni, scrive la “Washington Post”, emerge ancora una visione duale del Continente europeo, in cui l’Europa Occidentale e’ dipinta come “veicolo per la Germania” e i suoi interessi. E’ significativa, in questo senso, la decisione di Trump di partecipare oggi a un summit della “Iniziativativa dei tre mari”, lanciata proprio dalla Polonia, assieme alla Croazia, per promuovere l’integrazione infrastrutturale ed economica dell’Europa Centrale tra Mar Baltico, Mar Nero e Adriatico. Uno dei principali obiettivi di questo progetto, guardato con sospetto proprio dalla Germania e da Bruxelles, e’ promuovere l’indipendenza energetica dalla Russia; un proposito che non collima affatto con il piano del gasdotto Nord Stream 2 lanciato da Mosca e Berlino, con l’obiettivo di rifornire il Vecchio Continente aggirando l’Ucraina. Inutile sottolineare che il progetto della Polonia gode del favore degli Usa, che puntano ad erodere il ruolo della Russia quale principale fornitore di Gnl del Continente. E’ in questo contesto che il “New York Times” ospita un editoriale di Ruchir Sharma, global strategist di Morgan Stanley Investment Management, che pur criticando le tendenze “autocratiche” del governo conservatore di Varsavia, saluta la Polonia come “potenza economica emergente” nel Vecchio Continente: una potenza che “si sta elevando tramite il settore manifatturiero” e che oltre ad essere un alleato fondamentale della Nato “sta assumendo un ruolo di leader nel piu’ ricco blocco economico del mondo”.
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Regno Unito, May difende l’austerita’ dopo lo scontro sugli stipendi statali
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il “Financial Times”, ha difeso il programma di austerita’, dopo le divisioni dei giorni scorsi tra i ministri del suo governo sull’aumento degli stipendi statali. Parlando alla Camera dei Comuni, la leader di Downing Street si e’ schierata dalla parte del cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, avvertendo che, se la Gran Bretagna non riuscisse a mettere sotto controllo il deficit e vivesse al di sopra dei propri mezzi, rischierebbe una situazione simile a quella della Grecia, dove la spesa per la sanita’ e’ diminuita del 36 per cento. May ha quasi ignorato l’economia durante la campagna elettorale, pertanto la sua presa di posizione a favore del risanamento delle finanze pubbliche e del contenimento della spesa, sulla scia del suo predecessore, David Cameron, e dell’ex cancelliere, George Osborne, e’ tanto piu’ significativa. Il segretario agli Esteri, Boris Johnson, che era stato tra i fautori della revoca del limite dell’uno per cento all’adeguamento salariale dei dipendenti statali, previsto fino al 2020, ha ascoltato impietrito la difesa dell’austerita’ di May, applaudita invece da Hammond e da altri esponenti del Partito conservatore. Qualche ammorbidimento potrebbe esserci nella manovra finanziaria d’autunno, ma la premier ha fatto sua la visione di Hammond secondo la quale i Tory non possono inseguire il Labour sul terreno della spesa pubblica, ma possono vincere con l’argomento della buona gestione economica.
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Regno Unito, May al G20 nel fuoco incrociato fra Trump e i suoi critici
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – La prima apparizione della premier del Regno Unito, Theresa May, sulla scena internazionale dopo le elezioni politiche dell’8 giugno, riferisce il quotidiano britannico “The Times”, coincide con la crescente tensione tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la cancelliera della Germania, Angela Merkel. Nel vertice del G20 in programma domani e dopodomani ad Amburgo il leader della Casa Bianca rischia di trovarsi isolato su diverse importanti questioni: cambiamento climatico, libero scambio, migrazioni. Contro di lui sono state organizzate manifestazioni di protesta alle quali sono attese decine di migliaia di partecipanti. May, invece, e’ stata la prima tra i leader occidentali a far visita a Trump a Washington e ha rifiutato di firmare la lettera dei leader dell’Unione Europea di condanna del ritiro statunitense dall’Accordo di Parigi sul clima e di indisponibilita’ a rinegoziarlo. Sotto pressione da parte dell’opposizione per il suo atteggiamento ossequioso, May ha dovuto poi dichiarare di aver personalmente espresso a Trump la sua delusione per la decisione di recedere dall’intesa; qualcosa di simile e’ avvenuto dopo l’attentato al London Bridge, quando May si e’ tardivamente rammaricata delle critiche di Trump al sindaco di Londra, Sadiq Khan. In questa occasione, e dopo l’indebolimento del suo mandato nel recente voto politico, May sembra intenzionata a tenere una posizione piu’ dura: secondo fonti governative, dira’ a Trump che concorda con gli altri leader europei sull’inopportunita’ di riaprire le trattative sull’azione contro il cambiamento climatico. L’incontro sara’ un esame della sua capacita’ di mantenere una linea britannica distinta e influente in sede internazionale. Il rafforzamento del rapporto economico con gli Usa resta, comunque, fondamentale in vista della Brexit: a fine mese, secondo il segretario al Commercio internazionale, Liam Fox, iniziera’ il lavoro per negoziare un accordo commerciale bilaterale.
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Energia, le ultime voci di fusione in Europa
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – C’e’ aria di grandi fusioni tra le compagnie energetiche europee. Una delle ipotesi citate dalla stampa tedesca e’ la fusione tra la spagnola Gas Natural e la portoghese Edp, sulla base di un’offerta di 35 miliardi di euro. La fusione darebbe vita ad una delle quattro maggiori utility europee assieme all’italiana Enel, alla spagnola Iberdrola e alla francese Engie, anche se per ora le aziende interessate smentiscono. Il calo dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica ha reso i modelli di business obsoleti. La produzione tradizionale di energia con il carbone deve sempre piu’ competere con le energie rinnovabili, specie in mercati come quello tedesco. Molti fornitori basano sull’energia “verde” la vendita e le attivita’ di distribuzione. Dopo un decennio di declino, le grandi aziende energetiche sono nuovamente oggetto di fiducia da parte dei mercati. I prezzi delle azioni di Rwe, E.on o Uniper sono recentemente aumentati in modo significativo. Molti fornitori tedeschi sono pronti ad una fusione o una vendita a societa’ estere. “Enel e Engie osservano tutto sotto la lente d’ingrandimento” e “ciascuno parla con qualcun altro”, ha detto un esperto del settore del mondo bancario. Ma ci sono poche offerte che avrebbero davvero senso. “Fra queste ci potrebbe essere una fusione tra Iberdrola e Innogy. Gia’ nel 2011 Rwe aveva negoziato con Iberdrola una fusione che pero’ era saltata all’ultimo minuto. E.on e Innogy hanno un valore di borsa di 19 miliardi di euro: poco, se paragonato a quello di Enel e Iberdrola, che valgono sul mercato azionario due volte tanto. Enel ha nel suo portafoglio ben 37 gigawatt di energia “verde”. Innogy appena un decimo di tale quantita’. Secondo fonti citate dal quotidiano “Handelsblatt”, la banca d’affari statunitense Morgan Stanley si e’ impegnata ad esplorare le opzioni di acquisizioni per conto di Iberdrola. Il gas naturale e’ stato consigliato da Citigroup. Nel mese di maggio un insider aveva riferito che Engie intendeva acquisire Innogy in cambio di una partecipazione di Rwe, che non ha confermato. Enel e Engie hanno sinora smentito le indiscrezioni. “Tutto questo parlare di acquisizioni e’ solo fantasia”, ha dichiarato a “Reuters” l’ad di Enel, Francesco Starace. Al centro di speculazioni riguardanti un cambio di gestione c’e’ anche Uniper. L’ex-controllata di E.on ha una capitalizzazione di mercato di oltre sei miliardi di euro. Il prezzo delle azioni della societa’ e’ aumentato del 70 per cento dalla sua messa sul mercato azionario lo scorso settembre. Anche le assicurazioni e i fondi pensioni guardano a questo settore, anche solo per partecipazioni ai progetti. E’ il caso del piu’ grande fondo d’investimento mondiale, BlackRock.
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Germania, il G20 di Amburgo tra questioni spinose e proteste
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – Amburgo e’ sottosopra. Da giorni la citta’ tedesca che da oggi ospita il summit del G20 e’ teatro di tafferugli e tensioni tra le forze di polizia e i manifestanti “No G20”. Per garantire la sicurezza le autorita’ tedesche hanno mobilitato quasi 20.000 poliziotti, che dovranno proteggere le delegazioni in arrivo oggi da ogni ordine di rischio o minaccia. Il vertice iniziera’ ufficialmente venerdi’ presso il quartiere fieristico, completamente isolato dalla polizia. Sono oltre 4.800 i giornalisti accreditati per riferire dell’evento, che fara’ anche da cornice al primo incontro tra i presidenti di Stati Uniti e Russia, Donald Trump e Vladimir Putin. Per certi versi, il vertice e’ ritenuto la naturale prosecuzione di quello del G7 tenutosi lo scorso maggio a Taormina, e conclusosi in modo sostanzialmente insoddisfacente, specie sul fronte della lotta ai mutamenti climatici. Il cancelliere tedesco Angela Merkel cosi’ si e’ espresso in una dichiarazione rilasciata alla “Zeit”: “Conosciamo gia’ certe posizioni del governo statunitense, e non mi aspetto che cambieranno nell’arco di due giorni ad Amburgo. Tuttavia il vertice, in un momento in cui il mutismo prevale, ha un valore in se'”. Fra i temi che verranno trattati ad Amburgo c’e’ la questione del libero commercio. Saranno presenti all’evento i paesi che assieme rappresentano il 90 per cento dell’economia mondiale. Gli Stati Uniti negli ultimi tempi si sono chiusi ad una politica di scambio economico e vedono nella globalizzazione, secondo la Merkel, “non un situazione vantaggiosa per tutti, ma un’opposizione tra vincitori e vinti”. Anche la Cina, quinto partner commerciale della Germania, secondo Berlino dovrebbe aprire maggiormente il suo mercato alle imprese tedesche. Altro tema delicato sara’ quello della politica climatica, che vede scetticismo, oltre che da parte statunitense, anche da parte russa e saudita. Anche l’Africa sara’ argomento di discussione, tanto per il suo sviluppo economico ed industriale attraverso un quadro affidabile di investimenti (la Germania, in particolare, vuole cooperare in questo campo con la Costa d’Avorio, il Ghana, la Tunisia e i Paesi del Maghreb), quanto per l’ormai quinquennale crisi migratoria. A tal proposito l’Italia, esposta direttamente alla crisi, ha minacciato di bloccare l’attracco nei suoi porti alle Ong che si spingono a raccogliere i migranti sino all’interno delle acque territoriali libiche; nei giorni scorsi il tema delle migrazioni ah causato diverbi tra l’Italia e diversi paesi vicini, primi tra tutti Francia e Austria. Inoltre verra’ certamente trattata anche la questione del programma nucleare della Corea del Nord, almeno tra Donald Trump e il Presidente cinese Xi Jinping. Ci potrebbe essere a tal proposito una mediazione russa che prevede una limitazione della presenza militare statunitense nella Corea del Sud, in cambio della rinuncia al programma nucleare da parte del regime di Pyongyang.
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Libia, il maresciallo Khalifa Haftar proclama la “liberazione totale” di Bengasi
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – Dopo oltre tre anni di sanguinosi combattimenti, quello che il quotidiano francese “Le Monde” definisce “l’uomo forte” della Libia, cioe’ il maresciallo Khalifa Haftar, ieri mercoledi’ 5 luglio ha annunciato la “liberazione totale” dalla presenza dei miliziani jihadisti della citta’ di Bengasi, capoluogo della Cirenaica e principale centro urbano dell’est della Libia: in un discorso televisivo Haftar ha reso omaggio “alle carovane di martiri” morti nella lunga battaglia contro gli estremisti ed ha dichiarato che oggi Bengasi e’ entrata “in una nuova era di pace, di sicurezza, di riconciliazione e di ricostruzione”. L’esito dalla battaglia di Bengasi, benche’ scontato da tempo, secondo il “Monde” rafforzera’ il maresciallo ed il suo autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) nei confronti del potere rivale incarnato da Faiez Sarraj, il capo del governo di “unione nazionale” installato a Tripoli, nell’ovest della Libia, con il sostegno della comunita’ internazionale e delle Nazioni Unite. Appoggiato prodigalmente dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti (Uae), Haftar ha fatto di tutto per ostacolare l’applicazione dell’accordo di pacificazione tra le fazioni libiche firmato sotto l’egida dell’Onu a Skhirat, in Marocco: un accordo che ai suoi occhi ha il peccato originale di limitare il proprio potere. Poi ha lanciato diverse offensive militari, conquistando nell’autunno del 2016 la cosiddetta “Mezzaluna petrolifera”, il polmone economico del paese, ed avanzando verso sud nelle regioni di Al Juffrah e di Sabha. La sua popolarita’ e’ reale in Cirenaica, nonostante le diffidenze suscitate dal suo autoritarismo negli ambienti libici piu’ “liberali” che lo accusano di aver tradito gli ideali della rivoluzione che nel 2011 rovescio’ il regime di Muammar Gheddafi. Gli ultimi sviluppi militari ora suscitano nuove incognite sul futuro politico della Libia: il “Monde” ipotizza che il governo di “unita’ nazionale” installato in Tripolitania ora potrebbe decidere di arrivare ad un compromesso con il potere di Haftar in piena ascesa; ma in tal caso i piu’ acerrimi nemici del maresciallo, cioe’ i “duri” della citta’ commerciale di Misurata, secondo il quotidiano francese non esiterebbero a rivoltarsi contro il premier Sarraj provocando una ulteriore frattura del paese. Le onde sismiche originate dalla “liberazione” di Bengasi quindi, conclude il “Monde”, assai presto investiranno l’attuale assetto di potere della Libia.
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Migrazioni, l’Sos lanciato dall’Italia all’Europa
06 lug 10:44 – (Agenzia Nova) – Alla vigilia della riunione dei ministri dell’Interno dei 28 paesi dell’Unione Europea che oggi giovedi’ 6 luglio si terra’ a Tallinn, in Estonia, l’Italia ha cercato di metter pressione sui suoi partner Ue e il governo di Paolo Gentiloni ha multiplicato le iniziative diplomatiche e mediatiche: cosi’ il quotidiano francese “Libe’ration” descrive i passi intrapresi dall’Italia sommersa da un afflusso di migranti senza precedenti. La settimana scorsa il governo di Roma ha battuto i pugni sul tavolo minacciando di chiudere i suoi porti alle navi affittate dalle organizzazioni non-governative (Ong) che battono bandiera straniera Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), oltre 85 migranti sono sbarcati sulle coste meridionali della Penisola dall’inizio dell’anno fino alla fine dello scorso mese di giugno e quasi 2.200 sono morti nel Mediterraneo Centrale: una media di dodici morti al giorno. Quelli arrivati in Italia trovano dei centri di accoglienza gia’ saturati: “La pressione e’ enorme”, ripete il ministro italiano dell’Interno, Marco Minniti; “La situazione ha raggiunto il limite della sopportabilita’”, ha scritto al commissario Ue all’Immigrazione, il greco Dimitri Avramopoulos. E tuttavia secondo “Libe’ration”, che alla crisi migratoria oggi dedica uno speciale di diverse pagine, la situazione non e’ per niente comparabile a quella del 2015, che vide l’arrivo in Europa di circa un milione di profughi fuggiti dalla guerra in Siria e passati dalla cosiddetta “rotta balcanica”; quella rotta e’ stata praticamente sigillata ed ora e’ dalle coste della Libia, attraverso il Mar Mediterraneo, che arriva a maggior parte di migranti. Il quotidiano francese di sinistra cita le parole dell’ex commissaria europea Emma Bonino, secondo cui “Non siamo di fronte ad un’invasione”: la Bonino si sforza di relativizzare l’attuale crisi, sottolineando non soltanto come gli attuali arrivi di migranti non rappresentino che una goccia rispetto ai 500 milioni di abitanti europei (meno dello 0,04 per cento); ma anche che alla Penisola, che l’anno scorso ha perso quasi 90 mila abitanti a causa della sua crisi demografica, converrebbe piuttosto accogliere i migranti. Invece secondo “Libe’ration” la crisi migratoria sta avvelenando il dibattito politico italiano, e la responsabilita’ e’ del partito xenofobo Lega nord, della stampa di destra e in parte anche del Movimento 5 stelle: come conseguenza, la maggior parte dei sindaci che hanno aderito al piano governativo di ripartizione dell’accoglienza, appena 3 migranti per ogni mille abitanti, sono stati sconfitti alle recenti elezioni comunali; come ad esempio l’emblematica sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini. A fare le spese di queste speculazioni politiche, secondo il giornale francese, sono ora le Ong, a cui in Italia si sta facendo un “processo” sulla base di false premesse e cattive motivazioni.
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