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Aruba, inaugurato il Data Center di Roma. L’AD Cecconi: “Un hypercloud per imprese, PA e territorio”

Taglio del nastro per il primo data center di Aruba nella Capitale

Si aprono le porte dell’Hyper Cloud Data Center di Aruba a Roma, che va a potenziare la propria infrastruttura nazionale, rafforzando la sua presenza strategica in Italia. Un ulteriore nodo del network di data center di proprietà del Gruppo Aruba, che comprende il Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro (BG) e i due data center di Arezzo.

Innovativo e iperconnesso, rappresenta lo stato dell’arte per potenza, certificazioni e connessioni, posizionandosi come un punto di riferimento nel settore. Per realizzare l’intero campus sono stati previsti oltre 300 milioni di euro di investimenti.

Con l’attivazione dell’Hyper Cloud Data Center di Roma, possiamo aumentare significativamente la capacità di spazio e potenza a disposizione dei nostri clienti, rispondendo alla rapida crescita dei consumi prevista dallo sviluppo del cloud e di tecnologie come l’intelligenza artificiale. La scelta della capitale come sede del Campus non solo rafforza la copertura geografica del nostro network, ma sostiene anche il ruolo di Roma come hub strategico a livello nazionale, bilanciando la concentrazione nell’area di Milano“, ha commentato Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba.
Il Data Center è già attivo e crescerà sempre di più fino a 5 edifici. Questo nuovo campus – ha aggiunto Cecconi – è il risultato del nostro impegno nell’ideare soluzioni che massimizzano affidabilità ed efficienza, minimizzando al contempo l’impatto ambientale“.

Dobbiamo essere aperti a servire qualunque tipologia di cliente, dal cloud al servizio fiduciario, o anche l’intelligenza artificiale, applicazioni che hanno bisogno di macchine per funzionare e macchine che hanno bisogno di un data center per operare. Il data center di Roma è operativo, ma le applicazioni sono varie. Spaziano dai servizi più tradizionali, come servizi di informatica aziendale, servizi finanziari e della PA, fino ai videogiochi e alla distribuzione di contenuti in streaming. Per questo è importante la distribuzione sul territorio di questi servizi, la distanza dall’infrastruttura all’utilizzatore finale conta molto nella qualità dei servizi stessi. Oggi si inaugura il primo, poi ne arriveranno altri quattro, con una potenza massima di 30 MW in totale. Il funzionamento di ogni edificio è indipendente dagli altri. Il secondo spazio lo completeremo a metà 2025, per proseguire con gli altri edifici operativi, con un ritmo che molto sarà legato alla domanda del mercato“, ha proseguito Cecconi.

A Roma mancava un’infrastruttura di questo livello e venire qui era la cosa più logica, invece di aggiungere MW dove già eravamo presenti. Dobbiamo produrre energia pulita, quanto più possibile generata dalle fonti rinnovabili, dall’idroelettrico al fotovoltaico. Abbiamo costruito e acquisito una rete di centrali idroelettriche, otto tra Lombardia e Friuli, investendo ovunque possibile in sistemi rinnovabili, per alimentare le nostre infrastrutture. Quello che non riusciamo a produrre da soli lo acquistiamo da altri fornitori, che ci consentono di integrare più fonti rinnovabili da diversi canali. Si cerca di ridurre i consumi con macchine, processori e software sempre più efficienti“, ha sottolineato Cecconi.

La sfida che tutti stiamo affrontando è contenere il bisogno energetico – ha precisato l’AD di Aruba – per raggiungere la neutralità climatica dei nostri data center. L’energia va prodotta in ogni modo, ma l’obiettivo è abbandonare le fonti fossili. Il nucleare compreso in una tassonomia green è preferibile al carbone e altri combustibili fossili. Tutto dipende dal livello di efficienza che riusciremo a raggiungere nel tempo, come Paese non solo come azienda, e dalla capacità di approvvigionarci di energia pulita“.

Sostenibile, sicuro, efficiente e innovativo

Situato nell’area del Tecnopolo Tiburtino (Roma Est), che è già sede di oltre 150 aziende innovative, è ufficialmente attivo il primo data center del campus, mentre il secondo è già in via di completamento e sarà attivato entro la prima metà del 2025. Il campus si estende su un’area di 74.000 m², con 52.000 m² di superficie destinata ai data center, di cui oltre 30.000 m² dedicati alle sale dati.

A pieno regime, comprenderà 5 data center indipendenti per un totale di 30 MW di potenza IT, erogati con un livello di ridondanza 2N o superiore. Il campus è ben posizionato per ospitare i dati, le infrastrutture e i sistemi di aziende di ogni dimensione, dagli hyperscaler alla Pubblica Amministrazione, fino ai grandi player internazionali.

Tecnicamente, l’infrastruttura è stata progettata e costruita internamente dal team di esperti di Aruba. L’Hyper Cloud Data Center offre soluzioni personalizzate di colocation ad elevata efficienza, dalle porzioni di rack ad intere sale dedicate, fino a private cage e cross connections. Non solo, attraverso il data center di Roma vengono erogati anche i servizi di Aruba Enterprise, tra cui quelli Trust, Cloud e Managed, garantendo continuità operativa e soluzioni di Disaster Recovery e Business Continuity.

Altro dato tecnico rilevante è la certificazione ANSI/TIA-942-C Rating 4 Constructed Facility e l’approccio “green-by-design“, che è parte integrante del modo di operare di Aruba: l’efficientamento massimo degli asset infrastrutturali, studiato fin dalla prima fase di progettazione di ogni data center, è accompagnata dall’impegno a garantire affidabilità, sicurezza e prestazioni. Grazie alla presenza di impianti fotovoltaici e a sistemi di raffreddamento ad alta efficienza (free-cooling), il campus rappresenta un esempio di data center efficiente e sostenibile.

Un volano per la Regione Lazio e Roma Capitale

Un centro all’avanguardia e in crescita, un’eccellenza italiana, al servizio delle imprese, degli enti locali e del territorio, punto di forza per Roma Capitale e la regione. Ci colloca in una dimensione sfidante. Nel Lazio ci sono 6 milioni di cittadini, 2,7 milioni di famiglie e 500 mila imprese, con oltre 1600 startup innovative. Il PIL è il secondo d’Italia, competitivo anche con alcuni Stati dell’Unione europea. Le infrastrutture sono strategiche, perché portano data base e servizi. La conservazione e la protezione dei dati è fondamentale per una regione come il Lazio”, ha affermato Roberta Angelilli, VP e Assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio.

Roma è una città in cui si può investire e si riescono a fare cose all’avanguardia. Siamo un polo tecnologico nato 20 anni fa, il più grande del Centro-Sud Italia, con oltre 100 imprese e di natura pubblica. Qui c’è un grande investimento per la connessione della città, per renderla competitiva e per poter servire meglio imprese e cittadini. Roma sta tornando capitale dell’innovazione e della digitalizzazione del territorio e del Paese. Un ulteriore esempio di rigenerazione urbana dell’area periferica”, ha affermato Maurizio Veloccia, Assessore all’urbanistica di Roma Capitale.

Roma come hub innovativo e strategico: il ruolo delle istituzioni

Oggi il polo tecnologico ha 200 imprese e 3.000 ricercatori. Tutto questo offre a Roma un hub digitale e innovativo. Una Capitale che può diventare efficiente e all’avanguardia, proprio grazie a questo cuore tecnologico, al servizio non solo del territorio regionale, ma a livello nazionale. Con Aruba si costruisce un tassello di qualità che darà il via ad altri tasselli ad incastro per creare il sistema della connettività nazionale”, ha spiegato Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma.

Devono stare assieme sicurezza digitale, sostenibilità ambientale ed economica, integrati e orientati alla massima efficienza, per creare luoghi in cui si incontrano esigenze e istanze diverse. Un’infrastruttura rilevante per la cybersicurezza e l’offerta di servizi digitali. Una risorsa centrale anche per Roma, per riequilibrare sul territorio queste realtà. Dopo Milano e Bergamo arriva nella Capitale, un ulteriore passo in avanti verso il nostro Mezzogiorno, fino a coprire tutto il territorio nazionale, che necessità di queste infrastrutture. Aruba è un soggetto del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica, cioè il patrimonio digitale del Paese. Come ACN abbiamo fatto il nuovo schema di certificazione nazionale per i provider cloud, che opera totalmente a livello digitale. Aspettiamo che lo faccia anche l’Europa. Il partneriato tra pubblico e privato sarà strategico per lo sviluppo del nostro Paese. Occuparsi della classificazione dei dati è una delle attività più complesse. Non tutti i dati sono uguali e bisogna far riferimento al cuore del problema, alla strategicità del dato, con diversi livelli di protezione. C’è un problema di sostenibilità, è uno spreco di risorse assicurare lo stesso livello di protezione a tutti i dati indistintamente. Bisogna essere consapevoli dei dati che si ospitano, nella consapevolezza della ricchezza del proprio patrimonio informativo. Una seconda istanza è capire cosa è necessario fare per il detentore del dato e per il gestore dei servizi cloud per governare e gestire tutto questo in diversi step, in relazione alla criticità o ordinarietà del dato. I dati sono al centro della sicurezza nazionale e lo sviluppo dei data center favorisce la crescita della sovranità digitale”, ha detto Bruno Frattasi, Direttore Generale ACN.

L’impegno preso sui data center lo stiamo mantenendo per esaminare e arrivare ad approvare le proposte di legge sulla filiera dei data center e potremo audire l’osservatorio data center del Politecnico di Milano, perché il settore è uno straordinario volano economico, con un aumento del 10% a 524 milioni, con una stima di 15 miliardi di euro di investimenti. Esternalità positiva, nuova occupazione e tanta innovazione per modernizzare i territori e le infrastrutture che vi si realizzano, anche con il supporto attivo del Dipartimento della transizione digitale e facendo leva sul PNRR. Una grande opportunità di crescita che va estesa al Centro-Sud per proteggere i dati e garantire la sovranità digitale, anche in relazione a quanto sta accadendo a livello internazionale”, ha dichiarato Salvatore Deidda, presidente della IX Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera.

Aruba offre servizi fiduciari e tutto il nostro sistema ds basa sul partenariato pubblico-privato. Dove lo Stato vigila e regola il mercato, con un vantaggio comune di crescita collettiva, dallo Stato alle imprese, fino alla società. Un data center di grande rilevanza questo che stiamo inaugurando, al passo con il cambiamento globale in atto. Dobbiamo proseguire su una strategia cloud finalizzata allo sviluppo di queste infrastrutture nel nostro Paese. Dobbiamo affrontare le tante declinazioni dell’intelligenza artificiale a livello informatico e di servizi. Le Big Tech stanno acquistando centrali nucleare per alimentare i propri data center, che consumano in un ordine di potenza in GW. L’albero piantato oggi a Roma serve questo territorio e l’Italia tutta in un contesto geopolitico in cu non siamo più sicuri di prelevare commodities in maniera semplice. Dobbiamo essere pronti ad assicurare grande capacità di calcolo a servizio dei territori”, ha detto Mario Nobile, Direttore Genrale AgID.

Sono diversi i verticali da cui partire per celebrare questa nuova infrastruttura. Possiamo partire dalla connettività, anche per attrarre nuove risorse finanziarie e per supportare la crescita dei territori, il reperimento delle materie prime critiche, il tema dei chip, su cui abbiamo investito 9 miliardi di euro, ponendoci ai massimi livelli europei, quindi l’intelligenza artificiale, il cloud computing e il quantum computing. Questo nostro percorso ci porta a qui ad Aruba. Tanti gli spunti di lavoro quindi, che convergono certamente nella cybersecurity e, a riguardo, a giorni prenderà forma la NIS 2. Oggi tagliamo un nastro, ma iniziamo anche a lavorare assieme per un futuro digitale condiviso. Da agosto siamo il quarto Paese esportatore al mondo, tanto da superare il Giappone. Questo significa che le nostre imprese si stanno posizionando rapidamente a livello internazionale, esportando 640 miliardi di dollari di valore. Imprese che avranno bisogno di sempre più elevati livelli di connettività”, ha quindi concluso Federico Eichberg, Capo gabinetto presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy.

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