L’indagine di Aruba Enterprise sul “Digital Mindset”
La pandemia di Covid-19 e il suo impatto sul mondo economico hanno lasciato un segno profondo e ancora vivo nelle imprese del nostro Paese, secondo una nuova indagine pubblicata da Aruba Enterprise in collaborazione con CIONET Italia.
In termini di “digital mindset”, cioè di mentalità volta al cambiamento e all’apprendimento continuo in ambito digitale, il 72% dei manager intervistati ha dichiarato che la pandemia ha modificato in tutto o in larga parte la propria mentalità digitale, divenuta più aperta, ricettiva e reattiva alle novità e alle sfide del presente.
“Analizzando quanto emerso dalla survey, si evince come il modello che si sta diffondendo è quello di un settore IT non più percepito come un costo ma piuttosto come un investimento necessario, capace di generare valore”, ha commentato Vincenzo Maletta, Head of Sales di Aruba Enterprise
“In questo contesto – ha precisato Maletta in una nota ufficiale – cambia anche il ruolo del CIO, che non assume più una posizione marginale, ma entra progressivamente a far parte del board strategico dell’impresa, dialogando sempre più con stakeholder finanziari e direzionali. Un ruolo centrale, dunque, come il cambiamento che può assicurare”.
L’impatto della “crisi” pandemica sul mondo delle imprese
Certo, la crisi sanitaria che ne è derivata, soprattutto nel 2020, ma anche per buona parte del 2021, ha reso persone e organizzazioni più vulnerabili alle diverse criticità (come le conseguenze economico-finanziarie della pandemia ad esempio) e magari anche più incerte sul futuro, ma ha anche favorito innovazione e voglia di cambiamento.
D’altronde la parola “crisi” ha un’etimologia antica che significa sia “scelta, decisione, fase decisiva di una malattia”, sia “capacità di giudizio”, ma anche “punto di svolta” e “risoluzione della krisis”, secondo diverse fonti.
Non è casuale, dunque, che tra le soft skill che concorrono al digital mindset, la più importante sia rappresentata dall’approccio collaborativo, dunque dalla necessità di stimolare la creatività e la cooperazione del team con diversità di pensieri, approcci e visioni (61%).
Tra queste competenze e abilità particolari ci sono anche la curiosità (56%), il coraggio di osare (50%) e la conoscenza di tecnologie e strumenti da approcciare con senso critico (45%).
Cambiamenti presenti e sfide future, la differenza la fanno le doti del CIO
Grandi cambiamenti che continuano anche in questo momento storico reso ancora più difficile ed incerto dalla guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche globali, da cui scaturiscono ulteriori problemi legati alle catene di approvvigionamento globali di materie prime fondamentali per l’economia, l’industria e la tenuta sociale delle nostre organizzazioni.
Per questo l’indagine di Aruba Enterprise è stata condotta nel nostro Paese su 250 aziende, con un panel composto per il 96% da Decision Maker dell’area IT (CIO, ICT Manager e CTO) e per il restante 4% da Decision Maker dell’area Innovazione e HR.
Non solo una questione prettamente tecnologica, ma di transizione: quasi 9 dirigenti su 10 si dicono pronti alle prossime sfide digitali; tuttavia, il 60% di loro non pensa lo stesso della propria azienda.
Da tale dato, emerge come i C-level dell’IT debbano farsi portavoce del messaggio della tecnologia come abilitatore della semplificazione dei processi di business. Infatti, si legge nel commento ai dati, “al di là dell’aspetto culturale, se gli IT Manager inizieranno a stabilire un legame di fiducia con le persone che lavorano sui processi, molte barriere culturali verranno abbattute”.
Non a caso, tra le principali doti che un IT leader e un CIO dovrebbero avere nell’attuale contesto della trasformazione/transizione digitale di un’impresa, sono evidenziate: proattività e flessibilità (56%), capacità comunicative (42%), possedere una visione d’insieme (39%), essere visionari (36%), dimostrare empatia (33%).