Colombia, arrestato un ex leader delle Farc oggi deputato
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – L’arresto di Seusis Hernandez, l’ex guerrigliero delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) conosciuto con il nomignolo di “Jesus Santrich”, apre un delicato caso politico nel paese. L’uomo era infatti entrato da poco in parlamento grazie a una delle leggi nate dall’accordo di pace stretto a fine 2016 tra la guerriglia e il governo: la Forza alternativa rivoluzionaria del comune, il partito nato dalle ceneri della guerriglia, ha infatti diritto a cinque seggi al senato e cinque alla camera per l’attuale e la prossima legislatura. Ma Santrich, nel caso in cui si verificasse l’accusa di narcotraffico nata da un’indagine istruita a New York, porrebbe essere estradato negli Stati Uniti lasciando un evidente vuoto al parlamento. L’articolo 134 della Costituzione, ricorda il quotidiano “El Tiempo”, spiega che non esistono supplenti e che i membri del parlamento possono essere sostituiti solo per assenza temporale o assoluta. E aggiunge che i parlamentari condannati per reati come appartenenza a gruppi armati, attivita’ contro la pubblica amministrazione, reati di lesa umanita’ o comportamenti legati al traffico degli stupefacenti non verranno in nessun modo sostituiti. Tra i tanti scenari presi in considerazione dal quotidiano ce n’e’ uno legato alla legge elettorale, che individua alcuni casi di responsabilita’ politiche per i partiti che hanno appoggiato il rappresentante condannato. Cio’ vuol dire, prosegue la testata, che le autorita’ elettorali potrebbero “arrivare a togliere la personalita’ giuridica al partito Farc”.
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Usa, balzo in borsa dei titoli Usa: effetto del discorso distensivo del presidente cinese Xi
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – La giornata di ieri ha assistito a un balzo delle azioni statunitensi con il Dow Jones che ha guadagnato oltre 450 punti e nove degli undici settori dell’indice S&P 500 in rialzo. Le azioni energetiche sono cresciute del 4 per cento e il prezzo del greggio e’ arrivato a 65,51 dollari al barile (piu’ 3,3 per cento). Bene anche i titoli tecnologici che hanno aggiunto un 2,8 per cento proprio mentre l’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg rendeva testimonianza davanti al Congresso sulla gestione dei dati personali degli utenti da parte della compagnia. Il social network ha comunque registrato un rialzo del 4,9 per cento. Sono scese solo le azioni delle aziende di pubblica utilita’ e quelle immobiliari che hanno entrambe lasciato sul terreno uno 0,6 per cento. E ancora, il Nasdaq e’ salito del 2.3 per cento e il Dow Jones Industrial Average e’ cresciuto del 2 per cento, a 24.451 punti. A far sorridere il mercato statunitense ha contribuito il discorso distensivo del presidente cinese Xi Jinping, che, nel suo intervento al vertice economico annuale del Forum di Boao, ha promesso l’impegno di Pechino in favore di ulteriori liberalizzazioni in economia, nonche’ maggiori protezioni in tema di proprieta’ intellettuale e maggior accesso ai settori finanziario e manifatturiero cinesi per le compagnie straniere.
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Usa, Trump cancella visita in America Latina per crisi in Siria
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – Il presidente Donald Trump ha cancellato la sua partecipazione al Vertice delle Americhe. Lo riferisce il quotidiano “New York Times”, citando il comunicato di oggi della Casa Bianca che giustifica la decisione con la crisi in Siria. L’annuncio, precisa la testata statunitense, arriva ad un giorno dall’irruzione del Federal Bureau of Investigation (Fbi) nello studio dell’avvocato personale di Trump che il presidente stesso ha definito “un attacco alla nostra nazione”. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, in una breve dichiarazione ha precisato che Trump restera’ negli Stati Uniti per sovrintendere alla risposta di Washington al presunto uso di armi chimiche in Siria per “monitorare gli sviluppi a livello mondiale”. Il vicepresidente Mike Pence sostituira’ Trump al Vertice. Ieri il capo delle Casa Bianca ha promesso una risposta veloce alla crisi in Siria e si consultato con i vertici militari. Poco prima dell’incontro, venuto a conoscenza della perquisizione nell’ufficio del suo legale, Michael Cohen, e del sequestro di numerosi documenti, Trump ha bollato l’operazione come “una situazione vergognosa” e “un vero attacco al nostro paese”.
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Spagna, la risoluzione tedesca su Puigdemont arriva al Congresso
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – L’ordine del giorno della sessione plenaria del governo spagnolo al Congresso dei deputati di previsto per oggi comprendera’ anche la decisione assunta la settimana scorsa dal Tribunale tedesco di Schleswig-Holstein sul mandato d’arresto europeo nei confronti di Carles Puigdemont. Lo riferisce il quotidiano “La Vanguardia” secondo il quale ad aprire il fuoco per primo durante la plenaria sara’ il capo della squadra del PdeCat al Congresso, Carles Campuzano, che puntera’ l’attenzione sulle “discrepanze legali in concetti importanti come la violenza e la ribellione, tra i sistemi giudiziari della Spagna e di altri paesi europei”. Il riferimento ai diversi sistemi legali degli altri paesi europei non si basera’ solo sulla decisione del tribunale tedesco, ma ha come obiettivo quello di chiedere un parere del governo spagnolo anche sulle posizioni adottate dai tribunali belgi e britannici dalla situazione degli altri ex consiglieri catalani attualmente agli arresti. A tal proposito il quotidiano ricorda come lo stesso giorno in cui il tribunale regionale tedesco ha deciso di rilasciare Puigdemont, negando il reato di ribellione, il giudice belga ha accettato di rilasciare senza cauzione gli ex consiglieri Toni Comin, Llui’s Puig e Meritxell Serret. Il primo ministro Mariano Rajoy ha fatto sapere nel pomeriggio di ieri da Buenos Aires, dove ha incontrato il presidente argentino Mauricio Macri, che rispettera’ la decisione finale adottata dal tribunale tedesco su Puigdemont e ha descritto il comportamento del governo tedesco come “adeguato a quello di una classica nazione europea”.
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Siria, la Gran Bretagna resiste alle pressioni perche’ si unisca a un attacco Usa contro Assad
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – La premier britannica, Theresa May, ieri martedi’ 10 aprile ha detto che la Gran Bretagna ha bisogno di prove piu’ certe prima di unirsi al possibile intervento militare che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, minaccia di lanciare contro il regime del leader siriano Bahsar al Assad come rappresaglia per il sospetto utilizzo di armi chimiche: la notizia e’ pubblicata in apertura di prima pagina dal quotidiano londinese “The Times”, che riferisce il contenuto della conversazione telefonica avuta ieri dalla May con Trump. La premier britannica insomma ha respinto l’idea statunitense di un attacco immediato, scrive il “Times”, in attesa del risultato del lavoro degli ispettori internazionali dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), i quali si stanno preparando a recarsi in Siria. Il presidente Usa a inizio di settimana aveva promesso di rispondere entro 48 ore “con la forza” all’attacco chimico che, secondo le accuse, il regime siriano avrebbe sferrato sulla enclave dei ribelli di Douma, alle porte di Damasco e nel quale sono rimaste uccise 40 persone, in gran parte donne e bambini; ora pero’, riferisce il “Times”, anche Trump starebbe ripensandoci: pur avendo cancellando tutti gli impegni in vista della scadenza del suo “ultimatum”, a frenarlo sarebbero i timori di una possibile dura risposta da parte della Russia e dell’Iran, gli sponsor del regime siriano che, grazie al sostanzioso l’impiego delle loro truppe, negli ultimi due anni hanno permesso ad Assad di riprendere il controllo di gran parte della Siria. Secondo il “Times” anche l’entusiasmo interventista del presidente francese, Emmanuel Macron, si starebbe spegnendo: e’ vero che ha ribadito come il regime di Assad abbia “superato una linea rossa” con il nuovo utilizzo di armi chimiche; ma ha anche fatto capire che un eventuale attacco francese si concentrerebbe solo sulle fabbriche in cui quelle armi chimiche vengono prodotte.
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Francia, esce oggi il libro dell’ex presidente Hollande “Le lezioni del potere”
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – Esce oggi in Francia “Le lezioni del potere”, il libro dell’ex presidente francese François Hollande, che difende il bilancio del suo mandato e attacca il suo successore, Emmanuel Macron. Ne parla la stampa francese. Secondo “Les Echos” si tratta di “un’offensiva mediatica senza precedenti” per Hollande dopo aver lasciato l’Eliseo. L’ex presidente parla di “errori” e “rimpianti”, anche se nel complesso traccia il bilancio di un mandato positivo. Il rilancio economico di oggi “giustifica” le scelte di ieri. Di Macron invece, critica “l’autoritarismo” e la visione “monarchica”. L’autore dedica un intero capitolo al suo ex ministro dell’Economia, intitolato “Dare fiducia”. Nelle righe si legge che l’attuale presidente “sa sedurre il suo interlocutore indovinando subito cosa sia gradevole al suo orecchio”. L’autore ricorda alcuni momenti, come quello nell’aprile de 2016, quando l’attuale presidente ha lanciato il suo movimento, En Marche! “Ho deciso ancora una volta di dargli fiducia. Ingenuita’? Sicuramente no” afferma Hollande. La visione esposta nel libro e’ chiara: “se la sinistra e’ uscita fratturata dal suo mandato e’ a causa dei frondisti”, afferma “Libe’ration”.
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Francia, i ministri dell’Economia e dei Conti pubblici presentano la road map economica
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – Bruno Le Maire e Gerald Darmanin, rispettivamente ministro dell’economia e dei Conti pubblici, spiegano in un’intervista “incrociata” pubblicata da “Le Figaro” la nuova road map economica che verra’ inviata alla Commissione europea. Il miglioramento dell’Economia francese si spiega attraverso “l’abbassamento della spesa pubblica, che bisogna continuare” afferma Darmanin, mentre Le Maire giustifica la crescita evocando “l’ambiente internazionale favorevole, ma anche lo choc di fiducia creato dall’elezione di Emmanuel Macron”. Secondo il titolare di Bercy le riforme attuate dal governo in questi ultimi mesi hanno giocato un ruolo fondamentale. “Oggi la crescita ritorna, ma se domani vogliamo far fronte ad eventuali difficolta’ dobbiamo fare delle economie adesso” dice Darmanin, ricordando che prima di prendere decisioni e’ necessario attendere le proposte del comitato di esperti Azione pubblica 2022″. “Il debito e’ un veleno per l’economia francese: fragilizza la nostra crescita e impoverisce tutti i francesi” dice Le Maire, indicando l’obiettivo di ridurre il debito per quest’anno e superare i cinque punti di diminuzione su cinque anni. “Il presidente della Repubblica si e’ impegnato ad abbassare il tasso di prelievo obbligatorio di un punto entro la fine del quinquennio. Questo impegno sara’ tenuto” aggiunge poi il ministro.
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Germania-Ucraina, Merkel accoglie le preoccupazioni di Kiev per il Nord Stream 2
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco Angela Merkel (Cdu) fa proprie le preoccupazioni dell’Ucraina per il controverso progetto del gasdotto Nord Stream 2. “Il Nord Stream 2 non puo’ comportare la perdita per l’Ucraina dello status di paese di transito del gas naturale”, ha detto Merkel martedi’ a Berlino dopo un incontro con il presidente ucraino Petro Poroshenko. Il Nord Stream 2 trasporta il gas naturale russo attraverso il Mar Baltico verso l’Europa centrale e occidentale. La dipendenza dal gas russo rimarra’ in un modo o nell’altro, ha sottolineato Merkel. Per l’Ucraina, pero’, le entrate generate dal transito del gas russo hanno una importanza strategica. Pertanto, il progetto non e’ possibile “senza che noi abbiamo chiarezza su come procedere con il ruolo del transito ucraino”, ha sottolineato il cancelliere. Da parte sua Poroshenko aveva criticato aspramente il gasdotto prima della sua visita a Berlino. “Nord Stream 2 e’ un progetto puramente politico che finanzia la Russia”, aveva affermato. I due leader hanno discusso anche del conflitto nell’Ucraina orientale. Entrambi hanno concordato sul fatto che i progressi nell’attuazione dell’accordo di pace di Minsk per l’Ucraina orientale siano insufficienti. Merkel ha confermato gli sforzi di mediazione tedesca nel cosiddetto formato Normandia, con Francia, Ucraina e Russia. Per risolvere il conflitto, tutte le parti sperano in una missione dei caschi blu delle Nazioni Unite. Il Presidente ucraino ha insistito per una missione a pieno titolo sull’intera area di combattimento, con pieni poteri. Un “comando di scorta per gli osservatori dell’Osce” non e’ abbastanza, ha detto Poroshenko. Per quattro anni le forze governative ucraine e i separatisti filo-russi hanno combattuto nell’Est dell’Ucraina. L’attuazione dell’accordo di pace raggiunto nel 2015, con la mediazione tedesca e francese a Minsk, non ha funzionato. Il governo ucraino chiede che un contingente delle Nazioni Unite dovrebbe essere posizionato al confine con la Russia per impedire la fornitura di armi e di combattenti ai separatisti. Il Cremlino vede una missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, specialmente lungo la linea del fronte, come una scorta per gli osservatori dell’Osce. “Lo scenario russo non e’ uno scenario di costruzione della pace”, ha detto Poroshenko. Merkel ha sottolineato che una soluzione deve essere trovata con entrambe le parti, dichiarando che la Germania “non appoggera’ mai una missione che non soddisfi i bisogni dell’Ucraina”. Poroshenko ha accusato i separatisti russi nell’Ucraina orientale di non aver rispettato il cessate il fuoco. Negli anni di conflitto tra le forze governative ucraine e i separatisti sostenuti da Mosca, secondo le stime delle Nazioni Unite, sono state uccise oltre 10.000 persone.
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Germania, Seehofer riuscira’ a mutare le politiche in materia di asilo?
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – I funzionari tedeschi stanno volando in tutto il mondo per far aderire i paesi di provenienza dei profughi ai programmi di riacquisizione dei propri connazionali. Il predecessore dell’attuale ministro dell’Interno, il cristiano sociale Horst Seehofer (Csu), il cristiano democratico Thomas de Maizie’re (Cdu), aveva intrapreso uno sforzo senza precedenti per tentare di agevolare i rimpatri volontari, che pero’ sono calati ulteriormente. Il ministero federale dell’interno si sta ora concentrando sulla cooperazione con il ministero dello Sviluppo. Tale strategia fa parte anche del “piano generale” di Seehofer, con il quale il ministro punta a tenere sotto controllo il fenomeno migratorio. Il governo federale ha migliorato molti aspetti della sua politica in materia di asilo e ha concluso accordi con i paesi di origine. Con la Georgia, ad esempio, una pratica di respingimento richiede oramai solo pochi secondi. I prossimi candidati per questa nuova politica potrebbero essere la Costa d’Avorio e il Mali. La Germania sta ora lavorando bene insieme al Marocco: i rimpatri verso quel paese sono aumentati lo scorso anno di 15 volte. In totale i rimpatri di cittadini stranieri dalla Germania sono stati 634, ma il numero assoluto e’ diminuito nell’ultimo anno a causa di casi complicati, soprattutto provenienti dagli Stati africani. Centinaia di migliaia di casi di questo tipo sono attualmente in fase di giudizio. Molti sono di afghani. Ben 255.000 di loro ora vivono in Germania e gran parte non ha diritto di rimanere. Le autorita’ dell’immigrazione a volte sono intimorite dagli aspetti pratici delle procedure di rimpatrio, ad esempio quando si tratta di uomini violenti che sono stati accusati di reati. Se ci fosse stata maggiore possibilita’ di detenzione preventiva, lo scorso anno la polizia federale avrebbe potuto organizzare 20 mila rimpatri in piu’. A Berlino o in tutto il Brandeburgo non esiste un solo centro di detenzione. I migranti irregolari lo sanno, scrive la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, e per questa ragione si trasferiscono sempre piu’ numerosi nella capitale, dove la minaccia di espulsione e’ pressoche’ nulla. Ma le migrazioni non possono essere controllate solo con i rimpatri. Ecco perche’ in molti sono favorevoli ai controlli alle frontiere europee e tedesche. Oltre alla Germania, anche l’Austria e la Francia vogliono continuare a vigilare sui loro confini nazionali. E questo argomento sara’ anche un tema della prossima riunione a parte chiuse del governo federale che si tiene da ieri nel castello di Meseberg. Le guardie di frontiera dovrebbero respingere tutti coloro che entrano da un paese terzo sicuro, cosa che per ora non e’ consentito alle autorita’ di frontiera tedesche. Se la Germania chiudesse le sue frontiere, pero’, l’accordo di Schengen sarebbe in effetti archiviato. A livello europeo la Germania insistera’ affinche’ il regolamento di Dublino sia rapidamente riformato: solo in un caso su dieci, infatti, la Germania e’ riuscita a respingere clandestini nei paesi europei di primo approdo, che teoricamente devono farsene carico. Berlino preme affinche’ siano adottati criteri piu’ vincolanti per questi paesi, mentre la Commissione europea vorrebbe introdurre meccanismi di redistribuzione non solidale dei rifugiati. Si richiede insomma un Dublino IV: un richiedente asilo dovrebbe essere in grado di presentare domanda in un solo paese, con diritto a un colloquio personale e assistenza legale gratuita nel procedimento. Se un paese fosse sovraccarico, altri Stati dovrebbero assumersi la responsabilita’, pena il pagamento di una sanzione. Inoltre gli Stati della Ue dovrebbero concordare un elenco di paesi di origine sicuri. Ora come ora la Gran Bretagna pensa che il Kenya e la Sierra Leone siano sicuri, ma solo per gli uomini. I Paesi Bassi considerano gli Stati del Maghreb sicuri, ma non per omosessuali o transgender, nonostante sia di fatto impossibile accertare gli orientamenti sessuali o di genere dei richiedenti asilo. Ciononostante, Stephan Mayer, politico della Csu e segretario di Stato parlamentare presso il ministero dell’Interno, e’ ottimista: “Non penso che occorreranno anni perche’ il regolamento Dublino IV venga siglato”. Per il momento la Baviera sta nuovamente costruendo una polizia di frontiera, in collaborazione con la polizia federale. Sotto la guida di Seehofer, il ministero federale dell’interno e’ particolarmente interessato a garantire che ci siano piu’ partenze volontarie. Inoltre il ministero e’ sicuro che saranno creati i centri di detenzione preventiva, secondo l’accordo di coalizione. Il primo e’ previsto in autunno. Li’ i migranti in arrivo dovranno essere assistiti e sottoposti a rapide procedure di asilo. Audizione e controlli, tutto dovrebbe accadere in un unico luogo. Chi otterra’ protezione, verra’ distribuito ai comuni. Gli altri resteranno li’ fino al volo di ritorno.
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Francia e Italia deludono con i dati della produzione industriale
11 apr 11:07 – (Agenzia Nova) – Gli scialbi risultati dell’eurozona nel primo trimestre di quest’anno ripetono tutti in maniera fastidiosa e monotona che le attese erano cresciute in maniera troppo ottimistica: lo scrive il quotidiano britannico “The Financia Times”, commentando gli ultimi dati di Germania, Francia e Italia nella sua sezione “FastFT” di analisi d’attualita’ della situazione economica. Il giornale della City di Londra cita l’opinione dell’analista tedesco Claus Vistesen dello studio Pantheon Macroeconomics, secondo cui il motore economico dell’eurozona, la Germania, si e’ inceppato soprattutto a causa di un netto regresso delle esportazioni. Il “Financial Times” enumera poi la deludente crescita del Pil della Francia, che con un aumento dell’1,2 per cento registrato a febbraio rispetto all’anno precedente e’ rimasto al di sotto del previsto 1,4 per cento; e ricorda anche il poco entusiasmante tasso di inflazione registrato nei paesi nordici, che non aderiscono all’euro ma che ovviamente sono strettamente legati all’andamento congiunturale dell’eurozona. Quanto infine all’Italia, il calo dello 0,5 per cento della produzione industriale nel mese di marzo rispetto al precedente mese di febbraio, reso noto ieri martedi’ 10 aprile, e’ un pugno nello stomaco soprattutto a fronte delle attese che speravano addirittura in una crescita mensile dello 0,8 per cento. Secondo l’avviso ai suoi clienti della banca ING citato dal “Financial Times”, nella Penisola sta crescendo il rischio di un rallentamento della ripresa: e’ vero, scrive Ing, che i discreti dati degli ordini destinati al mercato domestico ed a quello dell’esportazione non fanno prevedere un ulteriore calo a breve della produzione industriale italiana; ma i piu’ recenti indicatori della fiducia degli imprenditori suggeriscono come l’effetto combinato delle tensioni nei rapporti commerciali mondiali e l’incertezza politica interna stiano in effetti cominciando a preoccupare il settore industria dell’Italia.
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