Concluso oggi con la firma del contratto al Mise l’affidamento a Open Fiber da parte di Infratel della prima gara per la costruzione e manutenzione di una rete pubblica a banda ultralarga nelle aree bianche di sei regioni Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto. I cantieri partiranno prima della pausa estiva. Nel complesso, il Governo ha stanziato 3 miliardi per il Piano aree bianche, suddiviso in tre bandi di gara per la copertura ultrabroadband di 14,7 milioni di abitanti, 7.769 comuni pari a 9,9 milioni di unità immobiliari.
Presenti alla firma odierna del contratto per la prima gara il ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, in qualità di presidente Cobul (Comitato banda ultralarga), il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, il presidente e l’amministratore delegato di Open Fiber, Franco Bassanini e Tommaso Pompei, il presidente e l’amministratore delegato di Infratel, Maurizio Dècina e Domenico Tudini.
Prima gara
Tutti i lotti a gara nelle sei regioni della prima gara sono andati a Open Fiber perché, “al di là del ribasso (675 milioni a fronte di una base d’asta di 1,4 miliardi ndr), ha garantito l’offerta di copertura più ampia, con l’87% delle unità immobiliari nei Cluster C e D a 100 Mbps”, ha detto l’amministratore delegato di Infratel Domenico Tudini.
Open Fiber ha fatto “un’offerta impegnativa dal punto di vista economico e tecnico – ha detto Franco Bassanini, presidente di Open Fiber – L’offerta va molto oltre le richieste della gara”, con una copertura a 100 Mbps (fino a un Gigabit) “tutta in fibra fino alle case” che secondo Bassanini garantisce una velocità di gran lunga superiore “alla rete mista fibra-rame (di Telecom Italia ndr), perché “la fibra è molto più affidabile e garantisce tempi di latenza molto più rapidi, elementi fondamentali questi per le Pmi che lavorano in Cloud”. Per Bassanini, la rete in fibra in queste aree rappresenta anche “il backbone del 5G nelle aree bianche”, a disposizione per gli operatori che qui dovranno semplicemente “agganciare le frequenze alla fibra” per attivare il 5G, con un’operazione di riequilibrio sociale importante a vantaggio delle aree periferiche del paese.
Secondo Bassanini, la fibra è la fibra in Ftth e non la fibra più il rame (Fttc o Fttb) e ha fatto bene la Francia a vietarne la pubblicità spacciata per vera fibra.
A Bassanini fa eco l’amministratore delegato di Open Fiber Tommaso Pompei, secondo cui oggi “si mette in moto un consistente ammontare di investimenti in un settore trainante per l’economia, con ricadute positive sui posti di lavoro – ha detto Pompei – questo si somma con quello che stiamo facendo nelle aree non a fallimento di mercato. Nella nostra rete lavorano già 5mila persone. Questo è il programma più avanzato in Europa (sulla banda ultralarga ndr) nella misura in cui noi e il Governo riusciremo a portarlo a termine togliendo l’Italia dalle ultime posizioni nella Ue per copertura”.
Il Governo ha messo le risorse nelle aree bianche e oggi può festeggiare il primo affidamento per la realizzazione di una “rete in fibra ottica Ftth (Fiber to the home) in più di 4 milioni di abitazioni – ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli – Vedo tante pubblicità di offerte in fibra in Tv, ma di certo la super fibra è qui e garantirà una rete di proprietà pubblica che farà prezzi (di accesso wholesale ndr) che saranno la metà (rispetto a quelli dell’incumbent ndr) per lasciare spazio agli operatori retail di farsi concorrenza sui servizi”.
Prezzi che quindi nelle aree bianche saranno certamente assai più convenienti anche per i consumatori finali delle aree a fallimento di mercato: “A Canicattì la fibra costerà la metà che a Milano”, sintetizza Maurizio Dècina, presidente di Infratel. Prezzi super competitivi nelle aree bianche, per incentivare la crescita della domanda in aree dove appunto per carenza di domanda gli operatori non vogliono investire di tasca propria. Ed è anche per questo che a breve arriveranno i voucher per gli abbonamenti nelle aree a fallimento di mercato.
L’obiettivo, ribadito dal ministro alla Coesione Territoriale e al Mezzogiorno Claudio De Vincenti, è “arrivare ad almeno il 50% di abbonamenti a servizi in fibra su tutto il territorio nazionale”. Un obiettivo davvero ambizioso.
Tim convitato di pietra
Il ministro De Vincenti ha poi ricordato, poi, che la definizione della mappa delle aree bianche da parte di Infratel è arrivata dopo “ben due consultazioni sui piani d’investimento degli operatori”. Un riferimento non troppo velato al Gruppo Tim, convitato di pietra oggi, che ha fatto ricorso (perdendo) contro i criteri di valutazione del primo bando Infratel aggiudicato ad Open Fiber. Tim da tempo ha fatto sapere che non parteciperà ai prossimi due bandi pubblici per le aree bianche, che con ogni probabilità finiranno entrambi sempre a Open Fiber, per quanto Infratel e De Vincenti ci abbiano tenuto a ribadire l’evidenza pubblica delle gare e che quindi ci potrebbero essere sorprese, ad esempio qualche operatore locale in Sardegna o Sicilia.
Tim, che con l’annuncio di investimenti in fibra con tecnologia Fttc (Fiber to the cabinet) nelle aree bianche (Cluster C e D) con il progetto denominato Cassiopea annunciato a marzo, per il quale l’azienda sta cercando partner finanziari, non sembra preoccupare il Governo e nemmeno Open Fiber. Nel caso, saranno le autorità competenti (Antitrust e Agcom) ad occuparsene, ha detto Giacomelli, che ha rivendicato la scelta politica del Governo Renzi e di quello Gentiloni di puntare sulla fibra in Ftth (fino a casa) come tecnologia d’elezione per la banda ultralarga del piano Bul.
Secondo il ministro De Vincenti, “sarebbe singolare (che Tim ndr) andasse a investire nelle aree bianche dopo aver partecipato alla (doppia ndr) consultazione pubblica per la loro definizione” senza aver mostrato interesse per quelle aree.
Secondo Open Fiber, l’ipotesi di investimenti in fibra da parte di Tim nelle aree bianche sarebbe una mossa tattica, perché ogni iniziativa in questo senso sarebbe difficilmente sostenibile da un punto di vista finanziario. Gli eventuali investitori privati chiederebbero conto all’ex incumbent del business plan dei progetti e della mancata partecipazione di Tim alle gare Infratel che mettono in gioco ingenti fondi pubblici.
Vedremo come andrà a finire.
La rete pubblica
La rete affidata a Open Fiber, com’è noto, resterà di proprietà pubblica in mano allo Stato e alle Regioni. La rete sarà poi messa a disposizione del concessionario Open Fiber (alleata di Vodafone e Wind Tre fra gli altri e forse in futuro anche di Iliad) in modalità wholesale, a prezzi definiti dall’Agcom, che sono circa la metà di quelli praticati dall’incumbent, agli operatori che erogheranno i servizi a cittadini, imprese e PA.
Il primo dei tre bandi di gara per le aree bianche coinvolge 3mila comuni e circa 4,6 milioni di unità immobiliari – di cui circa 600mila case sparse, a copertura facoltativa) par a circa 7 milioni di cittadini interessati. L’offerta di Open Fiber prevede la copertura a oltre 100 Mbps di 4,2 milioni di unità immobiliari, e le restanti 373mila in tecnologia Fixed wireless.
Rispetto alla base d’asta di circa 1,4 miliardi di euro, Open Fiber si aggiudicata la gara con un’offerta di 675 milioni, garantendo condizioni superiori alle aspettative in termini di copertura, sia dal punto di vista tecnico (uso diffuso della fibra e mirato del Fixed wireless access per le case sparse) sia dal punto di vista economico, “con grandi risparmi per Stato e regioni che potranno reinvestire le somme risparmiate nel finanziamento per raggiungere altri obiettivi del piano BUL”, si legge nella nota del Mise.
La gara, chiusa oggi dopo 12 ricorsi da parte degli operatori, (“ma il piano BUL ha sempre avuto la meglio”, ha sottolineato Giacomelli) è la prima di tre gare del Piano aree bianche da circa 3 miliardi di euro di fondi pubblici che sfruttano il modello di investimento diretto previsto dal Regime di Aiuto di SA41647 (N/2016) approvato dalla Commissione Europea il 30 giugno 2016, che riguarda 7.700 comuni e ha come obiettivo la copertura di 9,9 milioni di unità immobiliari e 14,7 milioni di abitanti.
Seconda e terza gara
La seconda gara per ulteriori 11 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e provincia autonoma di Trento) è già stata aggiudicata a Open Fiber, manca soltanto l’ufficializzazione. Mentre la terza gara, che riguarda Puglia, Calabria e Sardegna, è programmata nei prossimi mesi, probabilmente entro settembre.