Subito dopo l’annuncio di Apple Intelligence e della partnership con OpenAI, le azioni in Borsa della Mela sono volate. All’epoca, si parla di inizio giugno, il prezzo per azione era salito a 206,3 dollari, per poi scendere e raggiungere, a inizio luglio, un nuovo picco di 207,23 dollari. E in tutto questo, Apple Intelligence nemmeno c’è.
Nel senso, non è attiva in maniera definitiva sugli iPhone, le sue opportunità sono presenti nella versione beta di iOS 18.1 che viene usata per lo più da sviluppatori e smanettoni. E anche in quella, mancano molte delle funzionalità annunciate alla WWDC 2024, tra cui proprio l’integrazione di ChatGpt tra le risposte fornite da Siri. Insomma, è bastato un annuncio per portare questa ventata di benessere (ossia di dollari) nelle casse di Cupertino.
L’UE attende
Sarà per questo che il colosso americano non ha alcuna fretta nello scendere ad accordi con i regolatori dell’Unione Europea che chiedono maggiori certezze su come Apple Intelligence utilizzi i dati degli utenti e inviti gli stessi a usare servizi della compagnia piuttosto che quelli dei concorrenti. Il Digital Markets Act parla chiaro: i servizi digitali più grandi devono dare alle persone una chiarezza di scelta e un ampio ventaglio di soluzioni a cui attingere, senza chiudere tutto entro i propri limiti, ossia interessi economici. Apple, che è la regina dell’ecosistema chiuso, anche come sinonimo di “sicuro”, si è presa il giusto tempo per capire come agire, se agire.
Ma intanto, Apple Intelligence potrebbe approdare sui Mac anche in Unione Europea, già dal prossimo autunno.
Apple Intelligence su macOS in UE
Il sito 9to5mac ha individuato delle differenze nelle note di rilascio sia di iOS 18.1 che di macOS Sequoia 15.1, ossia i due sistemi di Apple che dovrebbero abilitare su iPhone e Mac l’intelligenza artificiale. Mentre il primo esclude, sin da oggi, Unione Europea e Cina dalle zone di attuazione, il secondo cita solo il mercato cinese come zona entro cui l’AI non arriverà. Stando al sito il motivo è proprio il DMA.
A differenza di iOS e iPadOS, macOS non è soggetto ai requisiti del Digital Markets Act quindi può benissimo integrare Apple Intelligence al suo interno. L’unico limite, per adesso, è l’impostazione della lingua inglese sul computer, in previsione di futuri aggiornamenti. A settembre, l’update verrà lanciato a livello globale e dunque ne sapremo di più.
Strategia attendista
Ad ogni modo, che Apple sia in ritardo sui progetti di AI è innegabile. Lo dimostra un annuncio frettoloso, la partnership con OpenAI per colmare con ChatGpt le mancanze di un modello autoctono e anche il fatto di non attendersi un ovvio intervento di Bruxelles sulla risposta ai requisiti del DMA. Gioca tutto a sfavore di un’azienda che, e torniamo al primo punto, ha comunque guadagnato al solo annuncio di Apple Intelligence. Un hype dentro un altro hype. Per non chiamarla “bolla”.