Apple è stata tra i giganti della tecnologia più assenti – o almeno, di basso profilo – dalla mania dell’intelligenza artificiale generativa, almeno fino a qualche ora fa. Alla sua annuale Worldwide Developer Conference (WWDC 2024) a Cupertino, in California, l’azienda ha svelato il suo più grande passo avanti nel campo della GenAI: un nuovo servizio chiamato Apple Intelligence, che offrirà una varietà di funzionalità su tutti i dispositivi Apple tra cui computer Mac, iPhone, e iPad.
Il servizio non è un’app di per sé, ma piuttosto un insieme di funzionalità integrate in altre app popolari, dal browser web Safari (dove puoi riassumere articoli) a Mail (dove può riscrivere e suggerire miglioramenti grammaticali) a Foto (auto generare album fotografici su argomenti e argomenti specifici impostati sulla musica in base a un messaggio di testo) a Messaggi (dove può creare emoji e foto dei contatti generati dall’intelligenza artificiale, nonchè di eventi e di gruppo).
Come per quasi tutti i nuovi annunci, quello di Apple Intelligence ha ispirato pareri contrastanti, dal fantasmagorico al deludente.
Elogi da parte degli ex rivali
Steven Sinofsky, ex presidente della divisione Windows di Microsoft e attuale socio del consiglio di amministrazione di Andreessen Horowitz, ha definito Apple Intelligence “un lavoro davvero eccellente”. Ha detto che l’idea di intrecciare l’AI nelle varie app a marchio Apple è “esattamente la cosa giusta e ancora di più se combinata con la privacy sul dispositivo”.
E, come se la recensione favorevole non bastasse, Sinofsky ha anche colto l’occasione per criticare Google e il suo ex datore di lavoro Microsoft rispetto all’approccio di Apple. Allo stesso modo, Andrej Karpathy, uno stimato ricercatore che in precedenza è stato direttore dell’intelligenza artificiale e della visione del pilota automatico presso Tesla (dove ha gareggiato con il progetto abbandonato dell’auto a guida autonoma di Apple) e co-fondatore di OpenAI, ha detto in un post su X di aver trovato Apple Intelligence “super emozionante”.
Doppio standard?
Bilawal Sidhu, conduttore del Ted Talks AI Show ed ex ingegnere AR/VR di Google Maps, ha scritto un lungo post su X confrontando il modo in cui Apple Intelligence sfrutta i dati personali sul dispositivo in cui opera, nonché i cloud privati virtuali, per servire sulle risposte dell’intelligenza artificiale: un approccio che ha considerato simile alla nuova funzionalità Recall di Microsoft per PC Windows Copilot+ che ha dovuto affrontare alcune critiche da parte di utenti e ricercatori per possibili rischi per la sicurezza dei dati. Microsoft Recall è stato, a partire dalla scorsa settimana, disabilitato per impostazione predefinita e ora deve essere attivato dall’utente durante l’installazione.
Domande sui dati di addestramento
Altri utenti di X, tra cui alcuni artisti, si sono chiesti come Apple avesse addestrato i suoi modelli di intelligenza artificiale. L’azienda ha menzionato sia i modelli linguistici che quelli di diffusione, riferendo alla testata Axios che i modelli sono stati addestrati su “dati dal web pubblico” combinati con informazioni concesse in licenza o pagate. Vari utenti hanno sottolineato che, integrando una serie di funzionalità AI nelle sue app native, Apple stava essenzialmente uccidendo app e servizi di terze parti basati sull’intelligenza artificiale. La sola funzionalità “rewrite”, per scrivere del testo da zero, modificarlo e scegliere il tono migliore, secondo alcuni taglia via dalla corsa almeno 57 startup. Mica poco.