Sembra essere già passata la frenesia per le app da scaricare sullo smartphone, nata 8 anni or sono insieme all’App Store di Apple.
Non un tracollo, certo. Le persone fanno ancora il pieno di app sui loro dispositivi, ma i giorni dei download come se non ci fosse un domani sono finiti stando a una ricerca di Nomura.
Le app di maggior successo, come Whatsapp e Messenger e Facebook hanno perso rispettivamente in un anno il 7,5% il 18,5% e il 15% fermandosi a 41, 39 e 36 milioni di download (dati di maggio).
Solo negli Usa, il download delle prime 15 app più scaricate è sceso in un anno del 20% (l’utente americano medio in sostanza scarica zero app al mese). A livello globale va un po’ meglio, ma non c’è di che gioire dato che la crescita si ferma al 3%.
Sembra insomma che i consumatori siano arrivati alla ‘pace dei sensi’ in quanto al numero di app sui loro smartphone: hanno quelle che gli servono e non sono interessati a cercarne altre, forse preoccupati per l’eccessivo consumo della batteria.
Le uniche eccezioni sono rappresentate da Snapchat e Uber che continuano a macinare tassi di crescita sorprendenti, superiori al 100%. Snapchat è passata da 13 milioni di download a maggio 2015 a 27 milioni a maggio 2016 (+110%) ed ha di recente superato Twitter in quanto a numero di utenti attivi giornalieri (150 milioni di persone usano Snapchat tutti i giorni contro i 140 milioni di Twitter).
Snapchat, fondato da Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown permette di scambiarsi foto e brevi video che vengono cancellati al termine della visualizzazione o entro 24 ore, di chattare e di condividere album pubblici di foto e video sempre a ‘scadenza’. Trainato soprattutto dai giovanissimi, sta eclissando il successo di Facebook che, del resto, arrivato a 1,65 miliardi di utenti ha un minore margine di crescita.
Anche Uber – il servizio che ha scatenato l’ira funesta dei tassisti di tutto il mondo – ha più che raddoppiato in un anno il numero di download, passato da 5,3 a 10,9 milioni.
Il mercato delle app, insomma è ormai saturo e questi dati dimostrano che c’è spazio di crescita per pochissimi.