Nessuna sanzione, ma impegni chiari di trasparenza in materia di app di games via smartphone e tablet. “L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha accolto gli impegni presentati da iTunes, Google, Amazon e Gameloft, nell’ambito di un procedimento avviato lo scorso mese di aprile per possibili pratiche commerciali scorrette, connesse con la diffusione di un videogioco destinato a bambini e proposto sotto forma di App per terminali mobili”.
Lo scrive l’Antitrust in una nota, precisando che “Il procedimento, nel quale è intervenuta l’associazione Altroconsumo, è stato avviato nel 2014, per accertare l’eventuale diffusione di informazioni ingannevoli sui costi effettivi da sostenere per l’utilizzazione completa delle app a tradimento, offerte come gratuite, e per verificare l’eventuale presenza di strumenti o metodi per prevenire acquisti non desiderati da parte dei minori”.
Nel corso del procedimento, prosegue la nota, le parti hanno presentato articolate proposte di impegni ai sensi dell’articolo 27, comma 7, del Codice del Consumo. I titolari degli store online, in particolare, hanno sostituito termini quali “Gratis”, “Free” e altri, con espressioni tali da rendere chiaro ai consumatori che un’App scaricabile gratuitamente può comportare la necessità di effettuare successivi pagamenti per una sua piena utilizzazione.
“Gli stessi operatori hanno proposto, inoltre, misure volte a consentire ai consumatori un più efficace e consapevole controllo sugli strumenti di pagamento associati al dispositivo, in modo da impedire acquisti non voluti”.
App ‘a tradimento’ nel mirino della Ue
Anche la Ue è scesa in campo contro le app ‘a tradimento’. Sono molti i giochi in circolazione che dopo il download gratuito impongono in un secondo momento i cosiddetti “acquisti in app” per proseguire ai livelli successivi. In vendita ci sono crediti per acquistare nuove vite, armi più potenti, funzionalità aggiuntive per superare i livelli che diventano sempre più complessi.
Un esempio tra i tanti è quello del popolare Candy Crush, che si scarica gratis ma che prevede l’acquisto (facoltativo) di nuovi “poteri” che consentono al giocatore di andare avanti nel gioco.
I cosiddetti ‘acquisti in-app‘ valgono l’80% dei guadagni del settore a livello europeo, stimati in 10 miliardi di euro. Ma questi acquisiti, a volte, hanno alla base un inganno bello e buono, perché i termini e le condizioni non sempre sono chiari e trasparenti.
La correttezza del mercato delle app sta molto a cuore a la Commissione Europea, che stima in 63 miliardi nei prossimi cinque anni il valore della cosiddetta app economy, su cui si punta molto per dare fiato al segmento degli sviluppatori e che occupa già un milione di persone a livello Ue.
Il problema, denunciato da centinaia di consumatori in tutta Europa, è che soprattutto i bambini che amano giocare con lo smartphone dei genitori sono troppo spesso tratti in inganno dalla gratuità dell’app e, per questo, non si rendono conto che scaricare funzionalità aggiuntive – che servono magari per passare allo schema successivo di un gioco – costa soldi ‘veri’. Una spesa che i consumatori ignorano in molti casi di aver effettuato perché addebitata direttamente sulla carta di credito.
Nei giorni scorsi, l’Antitrust ha comminato una multa complessiva di 5 milioni di euro alle telco per servizi premium non richiesti.