Ieri, martedì 23 aprile 2024, l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult ha offerto ai lettori del quotidiano online “Key4biz” un assaggio di un dossier relativo ai 72 candidati al Consiglio di Amministrazione della Rai che hanno inviato il proprio curriculum alla Camera dei Deputati e/o al Senato della Repubblica, estrapolando alcuni dati dalle elaborazioni in corso, finalizzate ad una sorta di documento di analisi tecnica comparativa. Si rimanda a “Key4biz” del 23 aprile 2024, “Cda Rai, ‘astensionismo’ nelle candidature: soltanto 72 aspiranti consiglieri. Tutti i nomi”.
Prospettando così una sorta di funzione “supplente” rispetto a quello che i Presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama, Lorenzo Fontana (Lega) ed Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) potrebbero ancora fare: integrare la procedura generica prevista dalla legge, che si limita a chiedere ai candidati di inviare genericamente un curriculum… Si tratterebbe di una saggia “implementazione” tecnica ma anche politica, che è nei loro poteri, per evitare la riproduzione della farsa degli anni scorsi… Si potrebbe chiedere ad ogni candidato di inviare una versione del cv secondo un format pre-impostato ed un breve documento con la propria “idea di Rai” e magari convocare tutti i candidati per una audizione di fronte alla Commissione di Vigilanza presieduta da Barbara Floridia (M5s) Si ricordi che tre anni fa, in assenza (totale) di confronto pubblico, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) decise di mettere a disposizione il proprio canale YouTube per consentire ai candidati al Cda di proporre le proprie idee sulla Rai in una sorta di breve intervento video.
L’iniziativa IsICult è stata rilanciata dall’agenzia stampa specializzata AgCult (diretta da Ottorino De Sossi), ma la notizia non ha registrato ricaduta sui quotidiani oggi, che peraltro dedicano alla elezione dei 4 consiglieri Rai da parte di Camera e Senato un’attenzione veramente distratta: oggi emergono dalla rassegna stampa e web soltanto i quotidiani “Il Fatto”, “La Notizia” e, più limitatamente, “il Foglio” e “Milano Finanza”, giocando ancora una volta al toto-nomine, dopo il “Corriere della Sera” di ieri (che per primo ha estrapolato 20 nomi dall’elenco dei 72 candidati, e – tra questi . anche chi cura la rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”).
Negli articoli, si rinnova confusione anche dal punto di vista quantitativo, facendo riferimento ancora ai cv inviati e non al numero effettivo dei candidati: qualcuno nuovamente addirittura somma i dati delle 70 candidature inviate a Montecitorio alle 51 inviate al Senato, allorquando siamo di fronte ad un tipico caso di “insiemi” e “sub-insiemi”… Ribadiamo: il totale reale dei candidati è semplicemente di 72, e non di 70+51=121…
Perché il Presidente di Camera e Senato non promuovo una implementazione della procedura per l’elezione dei membri del Cda Rai?
E ribadiamo, ancora una volta: nessun Presidente della Camera o del Senato ha finora mai avuto il coraggio di mettere in atto procedure diverse, ma in effetti, se la legge è generica, nulla impedirebbe di attivare una procedura pubblica di valutazione comparativa dei curricula, organizzando finanche delle audizioni dei candidati… In passato, qualche voce della società civile emergeva, qualche dissidente invocava trasparenza e meritocrazia, ma, col passare degli anni, sembra prevalere una sorta di rassegnazione, a parte l’associazione InfoCivica-Gruppo di Amalfi, che sostiene la candidatura indipendente di Stefano Rolando, che abbiamo già più volte segnalato su queste colonne.
I media “mainstream” sono ancora appassionati al “caso Scurati”, che riteniamo sovradimensionato e strumentalizzato da diversi punti di vista: si tratta di una polemica montata ad arte, perché è evidente che in Rai non esiste un “bavaglio” censoreo, come conferma la messa in onda di un programma qual è “Report”, condotto dall’intrepido e pugnace e resistente Sigfrido Ranucci, che, nella sua ultima edizione (domenica scorsa 21 aprile) si è posto in posizione critica anzi ipercritica nei confronti del Governo, sia sul tema “migranti” (e centri di accoglienza in Albania, accogliendo anche la posizione di biasimo della Cei, espressa dal Presidente della Fondazione Migrantes, il vescovo Gian Carlo Perego) sia sul tema del “caso Santanchè” (aumentando il livello dello scontro, con la produzione di documenti e testimonianze inedite)… Addirittura, si assiste ad una protesta formale del Premier albanese Edi Rama, che è stato accusato frontalmente da “Report” di pratiche non esattamente nobili, in sintonia con Giorgia Meloni. E si tratta di una trasmissione che registra livelli di audience non paragonabili al caso del programma curato da Serena Bortone: per esempio, la puntata di “Report” di domenica 21 (dalle 20:55) ha registrato 1,8 milioni di telespettatori (con un 10 % di share su Rai 3), mentre la puntata di “CheSarà…” sempre su Rai 3 (dalle 20:15) è andata in onda sabato 20 (senza Scurati) ha registrato la metà, ovvero circa 900mila spettatori (con uno share del 5 %)…
E con quale coraggio si può parlare di “deriva fascistoide” (espressione utilizzata da Scurati, nel suo crescente martirologio) in Rai, quando viene messa in onda, senza censura di sorta, una trasmissione come “Report”?!
Se non vi fosse stata la sortita (“denuncia”?!) della conduttrice, il caso non avrebbe assunto l’importanza mediatica e politica che è emersa (una vera tempesta in un bicchier d’acqua), e naturale sorge il dubbio se non si sia trattato di una abilissima operazione autopromozionale e di marketing, sia della giornalista (che ha rivendicato il suo posizionamento a sinistra) sia dello scrittore (ricordando – e non è questione marginale – che Netflix sta per lanciare in autunno una serie televisiva tratta dal libro di Scurati “Premio Strega” 2019 “M. Il figlio del secolo”, edito da Bompiani).
Antonio Scurati possibile “Presidente di garanzia” della Rai? Una contromossa del Premier Giorgia Meloni che spiazzerebbe alcune dinamiche conformista ed ipocrite…
Nessuno ha rilanciato un’idea che è stata avanzata dal mediologo Michele Mezza, sulla chat WhatsApp dell’associazione InfoCivica – Gruppo di Amalfi: perché Meloni, che ha avuto “il coraggio” di rilanciare lei stessa sui “social” il monologo di Scurati presuntamente “censurato”, non osa oltre, e prospetta che sia proprio lo scrittore un possibile “Presidente di garanzia” di Viale Mazzini?! Questa sì, sarebbe una provocazione intelligente e politicamente lungimirante, per fare piazza pulita di tante inutili polemiche…
Intanto, silenzio assoluto da parte delle opposizioni: né il Partito Democratico né il Movimento 5 Stelle né Alleanza Verdi Sinistra hanno manifestato una idea (pubblica) rispetto alle loro intenzioni di voto, per la prevista data di elezioni per il Cda Rai, che è calendarizzata per il 20 maggio 2024, ma che, secondo molti osservatori, slitterà… C’è chi già ipotizza che il tutto slitterà all’autunno, e comunque certamente dopo le elezioni europee (dal 6 al 9 giugno 2024). Si ipotizza una sorta di “astensione” del Pd, che potrebbe non dare nessuna indicazione di voto ai propri parlamentari, lasciandoli liberi di votare secondo coscienza, senza subire il diktat di Segretaria e Capi Gruppi… ma pochi osservatori credono in questa bella favoletta…
Nebbia totale sul “contratto di servizio” Rai e sui decreti di riforma della Legge Cinema e Audiovisivo: perché questi ritardi?
Sul fronte del sistema cinematografico e audiovisivo, si registra invece un inquietante silenzio…
A distanza di mesi dall’approvazione da parte della Commissione Bicamerale di Vigilanza, il nuovo “Contratto di Servizio” Rai non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale…
E nessuna notizia dei nuovi decreti del Ministero della Cultura ovvero della Direzione Cinema e Audiovisivo (guidata da Nicola Borrelli) in materia di riforma del “tax credit” e nemmeno rispetto alle due nuove Commissioni Esperti previste dalla Legge Cinema e Audiovisivo così come modificate – per volontà del Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) – attraverso la Legge di Bilancio 2024…
Le associazioni tacciono (sia quelle degli autori sia quelle degli imprenditori), e curiosamente da molti giorni ormai tace anche la Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni (Lega Salvini), mentre tutto il settore permane sostanzialmente congelato, comprensibilmente paralizzato dalla totale assenza di segnali da parte del Ministero…
Unico documento ufficiale (pubblicato sul sito del Ministero) è però il parere n° 1 del neo-costituito Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (Csca), insediatosi il 3 aprile scorso al Collegio Romano, al quale è stato sottoposto – in modalità “last minute” – il “piano di riparto” dei 700 milioni di euro della Legge Cinema e Audiovisivo (la “Franceschini” del 2016) per l’anno 2024: diverte osservare che è stato pubblicato questo parere (firmato dalla Presidente, l’avvocatessa Francesca Assumma), dal quale emerge che non tutto è andato esattamente “all’unanimità”, ma la bozza di “riparto” approvata dal Consiglio stesso non è allegata al parere e ad oggi non è stata resa di pubblico dominio. E sono già trascorse tre settimane da allora…
Anche questa è una delle tante “stranezze” che si osservano…
E che dire, ancora, della “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo per l’anno 2022, che risulta formalmente (e finalmente) trasmessa dal Ministro Gennaro Sangiuliano al Senato il 9 aprile 2024, annunciata in Aula il 16 aprile 2024, e della quale non c’è traccia alcuna né sul sito web di Palazzo Madama, né sul sito della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero?!
Nebbie e misteri…
Clicca qui, per il “Parere n° 1” approvato dal Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, Ministero della Cultura, Roma, Collegio Romano, 3 aprile 2024
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.