Google ottiene dalla Commissione Ue un rinvio per rispondere alle accuse di posizione dominante sul mercato della ricerca online.
La società informa con una nota d’aver chiesto a Bruxelles “più tempo per esaminare i documenti che ci hanno fornito e hanno esteso la nostra scadenza per rispondere al 17 agosto”.
Il termine concesso precedentemente dalla Commissione Ue era quello del 7 luglio.
L’Antitrust Ue ha inviato lo scorso 15 aprile a Google la ‘comunicazione di addebiti’ (Statement of Objections), dandole dieci settimane di tempo per rispondere.
Nei giorni scorsi, le 19 società che accusano Google di abuso di posizione dominante hanno ricevuto il preciso elenco delle ‘colpe’ indicate dalle Ue nel documento di aprile.
Un elenco dettagliato che mira soprattutto al sistema usato dal gruppo per classificare i siti rivali di comparazione dei prodotti nei risultati di ricerca.
Secondo alcune fonti sentite dal Wall Street Journal, nella comunicazione inviata a Google la Ue chiede alla società di usare gli “stessi processi e metodi” per presentare i servizi concorrenti sul proprio motore di ricerca.
Questa richiesta di “parità di trattamento” dei competitors va ben oltre i remedies proposti da Google lo scorso anno per chiudere il dossier antitrust della Ue, aperto cinque anni fa per verificare se la società ‘manipolasse’ i risultati di ricerca a favore dei propri servizi specializzati come Google Shopping.
L’ultimo approccio della Ue al caso ha potenziali implicazioni di vasta portata sul business futuro dei motori di ricerca in Europa.
L’obiettivo è cercare di capire se Google usa la propria leadership sul mercato europeo delle ricerca online (90%) per ‘schiacciare’ i concorrenti sui mercati collegati dove opera.
La Ue ha aperto un dossier anche su Android, il sistema operativo mobile di Big G sul quale aveva già aperto una procedura informale nel 2013.
“L’indagine – spiega la Ue – rivelerà se Google abbia concluso accordi anticoncorrenziali o se abbia abusato di un’eventuale posizione dominante nel campo dei servizi operativi, applicazioni e servizi per i dispositivi mobili intelligenti”.
Accuse precise per le quali Google ha bisogno di più tempo per rispondere anche perché la società, in caso di esito positivo dell’indagine, rischierebbe una multa di circa 6,4 miliardi di dollari, vale a dire un decimo del suo fatturato annuo.
Nella comunicazione di addebiti, che alcuni hanno potuto visionare, la Commissione sostiene che “avrebbe fissato la multa a un livello sufficiente per assicurare l’effetto dissuasivo”.
La sanzione, sempre secondo il documento, sarebbe calcolata sulla base delle entrate generate dagli utenti europei del servizio Adwords, sul fatturato lordo del servizio di comparazione per lo shopping in 12 Paesi Ue, e sui ricavi lordi collegati alle query di Google search.
Il presunto abuso di Google sarebbe cominciato, secondo la Ue, a gennaio 2008 in Gran Bretagna e Germania, per poi estendersi alla Francia nell’ottobre 2010 e successivamente a Italia, Paesi Bassi e Spagna nel maggio 2011.
Nel documento della Ue si suppone anche che le presunte violazioni delle regole antitrust in Austria, Belgio Danimarca, Norvegia, Polonia e Svezia sono partite nel novembre 2013.