L’Antitrust ha irrogato una sanzione per complessivi 228 milioni di euro a Fastweb, TIM, Vodafone e Wind Tre accertando un’intesa anticoncorrenziale relativa al repricing effettuato nel ritorno alla fatturazione mensile (114,4 milioni per Tim; 59,97 per Vodafone; 38,97 per Wind Tre e 14,76 milioni per Fastweb).
In particolare, le indagini svolte hanno permesso di accertare che i quattro operatori telefonici hanno coordinato le proprie strategie commerciali relative al passaggio dalla fatturazione quadrisettimanale (28 giorni) a quella mensile, con il mantenimento dell’aumento percentuale dell’8,6%.
Tale coordinamento era sotteso a mantenere il prezzo incrementato, vanificando il confronto commerciale e la mobilità dei clienti.
L’Autorità aveva adottato nel marzo 2018 delle misure cautelari che, grazie alle specifiche modalità e tempistiche, avevano effettivamente impedito l’attuazione dell’intesa. Infatti, a seguito dell’adozione di tali misure, gli operatori avevano dovuto riformulare le proprie strategie commerciali e ciò aveva determinato una diminuzione dei prezzi rispetto alla rimodulazione annunciata.
Nell’imporre le sanzioni l’Autorità ha bilanciato la necessità che esse abbiano efficacia deterrente rispetto a possibili future condotte concertate tra i suddetti operatori e, d’altro canto, l’esigenza che le stesse non siano ingiustificatamente afflittive.
Nel far ciò anzitutto essa ha tenuto conto della circostanza che gli effetti dell’intesa sono stati evitati applicando per la prima volta delle misure cautelari, che peraltro hanno comportato una riduzione dei prezzi in misura differenziata per i clienti degli Operatori oggetto del procedimento prima che il repricing fosse completato.
In secondo luogo, l’Autorità ha considerato la specificità delle condotte accertate nel contesto dei mercati delle telecomunicazioni fisse e mobili, nonché le condizioni di concorrenza del settore, sia in termini di prezzi che di investimenti tecnologici necessari per garantirne lo sviluppo.