Gli animatori digitali stanno per arrivare nelle scuole italiane, che però non sembrano essersene accorte, alle prese come sono con problemi più prosaici come calcinacci e controsoffitti che spesso cadono a pezzi; termosifoni spenti; mense assenti in metà delle primarie del sud e in un terzo di quelle del nord (fonte Save the Children).
E poi, prima dell’animatore digitale “si dovrebbe pensare ai troppi laboratori di informatica che spesso non si possono usare a scuola, perché sono stati tagliati i fondi per il personale tecnico, creando difficoltà ai professori di informatica che troppo spesso non possono lavorare”, dice Maurizio Lembo, Segretario nazionale d’organizzazione Flc Cgil. Per il sindacato, gli animatori digitali non sembrano una priorità, a scuola ci sono già “i professori di informatica, professionisti che andrebbero messi in condizione di lavorare”.
Tant’è, scade il 10 dicembre il termine ultimo per l’individuazione a scuola di circa 8.500 animatori digitali, che entreranno in azione a marzo e resteranno in carica tre anni. Saranno selezionati fra il personale docente e non dovranno per forza avere competenze informatiche. Il loro compito sarà diffondere nelle scuole la cultura dell’hitech, secondo la circolare del Miur del 19 novembre .
Per la loro formazione è previsto un budget di mille euro, per un totale di 850 mila euro nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale (obiettivo 28).
Il compito di questa nuova figura, che rientra nel piano di attuazione del Piano nazionale per la Scuola digitale presentato il 27 ottobre dal ministro Stefania Giannini con una dotazione finanziaria di un miliardo per portare fra le altre cose la banda larga in tutti gli istituti del paese, è “introdurre nel mondo della scuola azioni e strategie dirette a favorire l’uso delle tecnologie nella didattica e a potenziare le competenze dei docenti e degli studenti nel campo digitale” e favorire il “processo di digitalizzazione delle scuole nonché diffondere le politiche legate all’innovazione didattica attraverso azioni di accompagnamento e di sostegno al Piano nazionale Scuola digitale”.
Insomma, un ruolo strategico quello dell’animatore digitale, che dovrà occuparsi di stimolare la formazione interna alla scuola negli ambiti del Piano nazionale scuola digitale, attraverso l’organizzazione di laboratori formativi (senza essere però necessariamente un formatore), favorendo l’animazione e la partecipazione di tutta la comunità scolastica alle attività formative; coinvolgere la comunità scolastica nell’organizzazione di workshop e altre attività, anche attraverso momenti formativi aperti alle famiglie e ad altri attori del territorio; creare nuove soluzioni innovative, mettendo a fattor comune informazioni su innovazioni di altre scuole e organizzando laboratori di coding per tutti gli studenti, in coerenza con l’analisi dei fabbisogni della scuola stessa.
Il sindacato resta freddo, come dimostra il commento a caldo di Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC Cgil, alla presentazione del Piano Nazionale Scuola Digitale: “Il ministro ha ignorato le difficoltà delle scuole nel garantire l’utilizzo dei sistemi informatici perché mancano le risorse, una formazione adeguata e con i tagli al personale Ata sono carenti e in alcuni casi mancano del tutto gli assistenti tecnici di laboratorio”.