Antitrust

Android, l’Antitrust Ue manda il conto a Google

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Comunicazione di addebiti per Google che replica alla Ue: 'Dimostreremo che Android è un bene per la concorrenza'

La Commissione Ue ha deciso di agire contro Google e oggi, come Key4biz aveva anticipato nei giorni scorsi, ha inviato una Comunicazione di Addebiti per chiudere il dossier su Android aperto il 15 aprile 2015 in parallelo con la spedizione alla compagnia americana dello Statement of Objections riguardante l’indagine antitrust sul mercato della ricerca online di cui si attende ancora l’esito.

Bruxelles informa oggi che l’azienda avrebbe abusato della propria posizione dominante, imponendo restrizioni ai fabbricanti di dispositivi Android (il sistema operativo mobile di Google, ndr) e agli operatori di reti mobili, in violazione delle norme antitrust dell’Ue (Scheda informativa).

In via preliminare la Commissione ritiene che “Google abbia messo in atto una strategia per i dispositivi mobili volta a preservare e rafforzare la propria posizione dominante nel settore della ricerca generica su Internet”.

 

Questa mossa aprirebbe un nuovo fronte di accusa contro Google già sotto la lente non solo per la propria posizione sul mercato della web search ma anche per l’accordo stretto col governo britannico per regolarizzare la propria posizione contributiva.

Un’intesa da 172 milioni di euro raggiunta a fine gennaio che però è stata definita troppo soft da alcuni partiti politici che hanno chiesto ufficialmente alla Ue di indagare.

 

Oggi Margrethe Vestager, Commissario Ue per la Concorrenza, ha sottolineato: “Sulla base di quanto finora appurato, riteniamo che il comportamento di Google neghi ai consumatori una scelta più ampia di servizi e di applicazioni mobili e inibisca l’innovazione da parte di altri attori, in violazione delle norme antitrust dell’Ue, a cui sono soggette tutte le imprese operanti in Europa. Ora Google ha l’opportunità di rispondere alle riserve della Commissione”.

“Saremo felici di lavorare con la Commissione europea per dimostrare che Android è un bene per la concorrenza ed è un bene per i consumatori”, ha dichiarato Kent Walker, Senior Vice President & General Counsel di Google.

Android – ha aggiunto Kent Walker – ha contribuito allo sviluppo di un ecosistema rilevante e, ancora più importante, sostenibile, basato su un software open source e sull’innovazione aperta”.

Per la Ue, una prima conseguenza della condotta del gruppo è il fatto che Google Search viene preinstallato e impostato come motore di ricerca predefinito nella grande maggioranza dei dispositivi Android venduti in Europa. Poi, tali pratiche sembrano impedire ad altri motori di ricerca, esistenti e potenziali, di accedere a questo mercato, mediante browser mobili e sistemi operativi. Inoltre, sembrano essere pregiudizievoli ai consumatori perché limitano la concorrenza e soffocano l’innovazione nell’universo più ampio delle reti mobili.

Smartphone e tablet rappresentano oltre la metà del traffico globale su internet e la loro quota è destinata ad aumentare ulteriormente in futuro. In Europa e nel mondo circa l’80% dei dispositivi mobili intelligenti usa Android, il sistema operativo mobile sviluppato da Google. La compagnia di Mountain View concede in licenza il suo sistema operativo mobile Android a terzi fabbricanti di dispositivi mobili.

La Commissione ritiene che Google goda di posizione dominante sui mercati dei servizi di ricerca generica su internet, dei sistemi operativi per dispositivi mobili intelligenti soggetti a licenza e dei portali di vendita di applicazioni per il sistema operativo Android. In generale Google detiene quote di mercato superiori al 90% in ciascuno di questi mercati nello Spazio economico europeo (SEE).

Nella comunicazione degli addebiti inviata oggi la Commissione sostiene che Google ha violato le norme antitrust dell’Unione:

  • Per l’obbligo ai fabbricanti di pre-installare Google Search e il browser Google Chrome e di impostare Google Search come motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi, come condizione per poter concedere in licenza determinate applicazioni di cui Google detiene i diritti;
  • Per il divieto ai fabbricanti di vendere dispositivi mobili intelligenti che utilizzano sistemi operativi concorrenti basati sul codice sorgente aperto Android;
  • Per l’offerta di incentivi finanziari ai fabbricanti e agli operatori di reti mobili affinché pre-installino esclusivamente Google Search sui loro dispositivi.

La Commissione ritiene che “tali pratiche commerciali possano portare all’ulteriore consolidamento della posizione dominante di Google Search nei servizi di ricerca generica su internet. Teme inoltre che tali pratiche pregiudichino la capacità dei browser mobili concorrenti di competere con Google Chrome e che ostacolino lo sviluppo di sistemi operativi basati sul codice sorgente aperto Android, vanificando le opportunità che ne deriverebbero per lo sviluppo di nuove applicazioni e servizi”.

 

Per la Ue, la condotta di Google ha avuto un impatto diretto sui consumatori, negando loro l’accesso a dispositivi mobili intelligenti e innovativi basati su versioni alternative, potenzialmente superiori, del sistema operativo Android.

La Commissione ha riscontrato, per esempio, che la condotta di Google ha impedito ai fabbricanti di vendere dispositivi mobili intelligenti basati su una variante Android concorrente che aveva il potenziale di diventare un’alternativa valida al sistema operativo Android di Google.

In tal modo, conclude la Commissione Ue, “Google ha anche sbarrato una strada importante che permetterebbe ai suoi concorrenti di introdurre applicazioni e servizi, in particolare servizi di ricerca generica, pre-installabili su varianti Android”.

La replica di Google

“Prendiamo seriamente queste preoccupazioni, tuttavia crediamo che il nostro modello di business permetta ai produttori di mantenere costi bassi e una elevata flessibilità, consentendo ai consumatori di avere un controllo senza precedenti sui propri dispositivi mobili”, ha indicato Kent Walker, Senior Vice President & General Counsel di Google, sul blog ufficiale della compagnia.

Walker spiega che il modello ideato funziona così:

  • I nostri accordi con i partner sono interamente su base volontaria – chiunque può usare Android senza Google. Provateci – potete scaricare l’intero sistema operativo gratuitamente, modificarlo come volete e costruire un telefono. E grandi aziende come Amazon lo fanno.
  • I produttori che vogliono partecipare all’ecosistema Android si impegnano a testare e certificare che i loro dispositivi supportino le app Android. Senza questo sistema, le app non funzionerebbero da un dispositivo Android all’altro.
  • Ogni produttore può scegliere di caricare la suite di app Google sul dispositivo e liberamente aggiungere altre app. Ad esempio, oggi i telefoni sono dotati di svariate app già pre-installate (Microsoft, Facebook, Amazon, Google, quelle degli operatori mobili e altre ancora)
  • Naturalmente mentre Android è gratuito per i produttori, richiede comunque risorse per il suo sviluppo, per migliorarlo, per mantenerlo sicuro e anche per difenderlo da battaglie sui brevetti. Offriamo Android gratuitamente e compensiamo i costi sostenuti attraverso i ricavi che generiamo con le nostre app e i servizi Google che distribuiamo attraverso Android.
  • Ed è semplice e facile per gli utenti personalizzare i propri dispositivi e scaricare le app per proprio conto – incluse le app che sono in diretta concorrenza con le nostre. La popolarità di app come Spotify, WhatsApp, Angry Birds, Instagram, Snapchat e molte altre dimostra come sia facile per i consumatori usare nuove app che apprezzano. Oltre 50 miliardi di app sono state scaricate su Android.

“Diverse autorità – ha infine indicato Walker – hanno concluso che gli utenti possono facilmente scaricare e usare applicazioni concorrenti, come pure cambiare il motore di ricerca impostato sul loro dispositivo mobile. Questo non è dovuto al caso – abbiamo ideato il nostro software per promuovere la libertà di scelta del produttore e del consumatore”.

Se i sospetti della Ue fossero confermati, Google rischierebbe una multa fino al 10% del fatturato registrato nell’esercizio precedente.

I ricavi di Google collegati al suo core business sono aumentati del 13,5% a 74,5 miliardi di dollari nel 2015.

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