Il Fmi: sarete in recessione. Invece faremo meglio di Francia e Germania
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, assieme al caro energia che ne è scaturito, sommato all’aumento dei mesi precedenti il conflitto, hanno cambiato gli scenari economici mondiali e, quindi, anche quelli italiani. Nel 2022 si temeva che l’andamento del Pil in Italia sarebbe stato significativamente peggiore del previsto e che nel 2023 saremmo caduti in recessione. Come è andata veramente?
Il vero andamento del Pil in Italia
Nella primavera del 2022 la Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale ritenevano che l’anno si sarebbe chiuso con un’espansione della nostra economia del 2,4% o del 2,1%, con una visione quindi più pessimista di quella del Governo, che prevedeva un incremento del 3,1%. In autunno sono emersi dati migliori del previsto ma il pessimismo sul 2023 veniva confermato da, per esempio, Fmi e Standard & Poor’s secondo i quali l’andamento del Pil in Italia sarebbe stato in calo rispettivamente dello 0,2% e dell’1,1%.
Chi “gufava” sull’Italia è stato smentito
Le stime più cupe, però, sono state smentite, i numeri successivi hanno dato ragione al relativo ottimismo del Governo italiano, che non aveva mai visto un aumento del prodotto interno lordo inferiore al 3% per il 2022 o una recessione per il 2023. Infatti lo scorso anno si è chiuso con un andamento del Pil in Italia positivo per il 3,7%, mentre le analisi per il 2023 si sono allineate in direzione di un incremento dello 0,6%. Questa è sia la crescita prevista ora dall’Ocse, come si vede dalla nostra infografica, ed è quella contenuta nella Nota di Aggiornamento del Def (Nadef) dell’esecutivo di ottobre. Persino il Fondo Monetario, di solito molto più severo, nel suo ultimo Outlook vede un +0,6% per quest’anno. La Commissione Europea, poi, nel Winter Forecast di febbraio, va ancora oltre: ritiene che la nostra economia potrà espandersi anche del 0,8%, più di quella tedesca (+0,2%) e francese (+0,6%).
La recessione del 2020 alla base della ripresa del 2021 e 2022
Dovremmo quindi avere scampato quella che sarebbe la quarta recessione in 13 anni. La più pesante è stata quella che ci ha colpito nel 2020, quando, come sappiamo, il Paese ha dovuto di fatto chiudere per alcuni mesi, e imporre forti restrizioni per combattere la pandemia di Covid19. Questo ha provocato un crollo della nostra economia di ben 9 punti percentuali di Pil. Si è trattato di un calo senza precedenti dal Dopoguerra. Proprio nel 2022 abbiamo raggiunto il livello di Pil precedente alla pandemia, nonostante l’aumento dei prezzi, la crisi della supply chain internazionale, le altissime tensioni geopolitiche.
Proprio per il recupero del crollo del 2020 la crescita degli ultimi due anni è stata molto superiore a quella che si è mediamente avuta negli ultimi 30 anni.
L’andamento del Pil in Italia negli ultimi 10 anni
In particolare lo scorso decennio è stato particolarmente deludente. L’Italia, infatti, si era affacciata agli anni ’10 di questo secolo molto indebolita dalla crisi scatenata dai mutui subprime e dal fallimento di Lehman Brothers. Questa aveva provocato una pesante calo del prodotto interno lordo, superiore al 5%, cui è seguito un rimbalzo relativamente modesto nel 2010, dell’1,7%. La crescita era poi stata ancora più lieve nel 2011, limitandosi ad uno +0,7%, ed era poi subentrata un’altra crisi, quella dell’euro e dello spread, che aveva portato a una seconda recessione, nel 2012, del 3%. Questa era proseguita anche nel 2013, quando l’economia si era contratta dell’1,8%.
La ripresa era stata stentata e lenta. Il 2014 vi era stata una stagnazione, mentre negli anni successivi l’andamento del Pil era stato crescente, ma senza riuscire a superare il +1,7% del 2017. Modeste, poi, erano state le performance del 2018 e del 2019, quando era salito solo dello 0,8% e dello 0,5% rispettivamente.
L’andamento del Pil in Italia e quello degli altri
Tali statistiche sono particolarmente rilevanti soprattutto se messe in relazione a quelle dei nostri vicini europei. Il prodotto interno lordo degli altri Paesi europei, infatti, è quasi sempre cresciuto di più. Tra il 2003 e il 2007 l’andamento annuo del Pil in Italia è stato mediamente dell’1,1% mentre nell’Eurozona è cresciuto del 2,2%. Abbiamo fatto peggio anche di Germania (+1,6%), Francia (+2%) e soprattutto Spagna (+3,5%), che in quegli anni ha vissuto un boom.
Negli anni di crisi tra il 2008 e il 2012 la recessione che ci ha colpito è stata più forte di quella degli altri: mediamente il nostro Pil è sceso dell’1,4% all’anno in quel periodo, mentre quello dell’Eurozona solo dello 0,3%. La successiva ripresa, tra il 2013 e il 2017, è stata caratterizzata, nel nostro caso, da un aumento medio annuo del prodotto interno lordo dello 0,4%, decisamente inferiore a quello degli altri Paesi, visto che quasi ovunque è stato superato l’1%. L’ultimo anno prima del Covid, il 2019, l’espansione dell’economia italiana, dello 0,5%, si è rivelata ancora una volta minore di quella dell’Eurozona, che è stata dell’1,6%.
L’andamento del Pil in Italia negli ultimi 2 anni
Secondo le ultime previsioni, però, questo trend è destinato a ridimensionarsi. Dopo il crollo del 2020 e i recuperi del 2021 e del 2022 l’andamento del Pil dell’Italia non dovrebbe più distaccarsi di molto da quello delle altre economie dell’area euro. Questo dicono le stime invernali della Commissione Europea, di solito molto prudenti, secondo cui quest’anno la crescita del 0,8% sarebbe solo leggermente inferiore a quella media dell’Eurozona, del 0,9%. Inoltre non faremmo solo meglio di Francia e Germania, ma anche di Austria, Finlandia e dei tre Paesi Baltici, i più colpiti dalle conseguenze della guerra in Ucraina
Naturalmente queste previsioni incorporano l’effetto del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che attraverso fondi europei punta a rafforzare da un punto di vista strutturale tutto il sistema Italia. La speranza è che oltre ad aiutare l’economia nel lungo periodo, il suo principale obiettivo, riesca anche, già nel prossimo futuro, a mitigare in parte gli effetti depressivi del conflitto e del caro energia che ci stanno colpendo.
I dati si riferiscono al: 2010-2024
Fonte: Ocse, Fmi, Istat, Eurostat