L’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), uno dei pilastri della Strategia di Crescita Digitale del Governo insieme a SPID (Sistema pubblico di identità digitale), pagamenti elettronici (Pago PA) e notifiche ai cittadini via smartphone, non decolla. Il progetto, che ha lo scopo di unificare in un’unica anagrafe centralizzata le banche dati demografiche degli 8.100 comuni italiani entro la fine del 2017, al momento è fermo. E anche i 26 comuni coinvolti nella prima fase sperimentale – fra cui Cesena (98 mila abitanti) e Bagnocavallo (16 mila abitanti) – avviata a dicembre 2015, dopo alcuni test che dovevano concludersi a gennaio 2016, sono tornati ad utilizzare i “vecchi” gestionali per il mancato accordo sulle tecnologie standard da usare.
L’obiettivo della fase pilota, secondo l’Agid, è coprire una popolazione di 6,5 milioni di abitanti sull’intero territorio nazionale entro il 2016, coinvolgendo tutte le diverse tipologie di enti rappresentati. A gennaio doveva partire la sperimentazione in altri 24 comuni, ma per ora è tutto fermo.
Cos’è l’Anpr
Il progetto Anpr fa capo al Ministero dell’interno, partecipano Agid, Istat, Anci in rappresentanza dei Comuni, Cisis (Centro Interregionale per i Sistemi informatici, geografici e statistici) per le Regioni, Sogei in qualità di partner tecnologico. L’obiettivo è la migrazione delle anagrafi comunali nell’anagrafe unica entro il 2017. Sono i comuni che devono finanziare il progetto.
Il nodo ‘gestionali’
A frenare il progetto Anpr le difficoltà di implementazione delle tecnologie necessarie a far confluire i dati anagrafici dei singoli comuni nella banca dati unica. Nei giorni scorsi è stata Assosoftware a denunciare ritardi con una lettera aperta del 22 aprile scorso sul Sole 24 Ore, dovuti secondo l’associazione al fatto che Sogei, braccio informatico del Mef e partner tecnologico del progetto Anpr, vorrebbe imporre ai comuni l’adozione di un applicativo unico per rendere compatibili tutti i diversi sistemi gestionali dei servizi demografici dei singoli comuni (che non parlano fra loro) con il database dell’Anagrafe Unica. Una sorta di “applicativo di Stato”, inviso alla miriade di aziende tecnologiche che da 30-40 anni seguono sul territorio la fornitura e manutenzione dei gestionali dei comuni italiani. Per avviare la sperimentazione dell’Anagrafe Unica nei comuni, però, ci vorranno mesi perché il processo è complicato: è necessaria una fase di installazione dei software, una di formazione del personale del Comune, senza dimenticare l’assistenza tecnica e la manutenzione, che storicamente sono in mano appunto alle software house locali.
Sogei contro i fornitori dei Comuni
Che il problema fra aziende locali e Sogei esista lo ha confermato lo stesso presidente e amministratore delegato di Sogei Cristiano Cannarsa al Sole 24 Ore il 27 aprile scorso, “Il progetto è rallentato da alcuni fornitori dei comuni. Queste aziende temono di venire tagliate fuori con l’istituzione dell’Anagrafe unica centrale presso Sogei. Ma questo non accadrebbe. Con l’Anpr – spiega Cannarsa – i cittadini riceverebbero servizi migliori, potrebbero fare le certificazioni online, tutto con una sola ID e password”.
Anpr, progetto fermo
In attesa di capire se e come si sbloccherà lo stallo, il progetto Anagrafe Unica è fermo. La tabella di marcia fissata dall’Agid prevede l’adesione di Roma e Milano al database unico nella seconda metà del 2016, ma vista la situazione sembra un’impresa difficile. Il rischio, insomma, è che l’Anagrafe Unica slitti di parecchi mesi se non di anni.
Ma qual è il problema dal punto di vista dei Comuni?
I gestionali utilizzati nei diversi comuni italiani sono per lo più disegnati per svolgere una serie complessa di servizi (non soltanto quelli demografici) che ruotano intorno ai dati anagrafici: servizio tributi, contabilità e a cascata una serie di servizi connessi fra cui servizio mensa, trasporti, servizi cimiteriali. Dati che a loro volta confluiscono nei database delle forze dell’ordine.
Prevedere l’utilizzo di un gestionale ad hoc per l’anagrafe implicherebbe un cambio di mansioni, processi e di mentalità profondo per i dipendenti comunali, abituati da sempre a usare il gestionale del comune.
Il problema di fondo, quindi, è trovare un sistema efficiente che secondo i comuni è quello di collegare i gestionali esistenti, tramite web services, all’anagrafe unica senza l’obbligo di adottare l’applicativo Sogei, che potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione alternativa invece nei comuni che espressamente chiedessero di adottarlo. Ma senza imposizioni.
Vedremo come andrà a finire.
Rischio ritardi a cascata
Intanto, c’è da dire che lo slittamento dell’Anagrafe Unica rischia di creare a cascata altri ritardi nella realizzazione di altri progetti digitali del Governo che dovrebbero avanzare di pari passo, contenuti nel Nuovo Cad, fra cui in particolare il domicilio digitale (per l’abolizione della carta nelle comunicazioni fra PA e cittadino) e Italia Login, il portale unico, accessibile via SPID, che promette l’accesso da un unico punto a tutti i servizi online della PA. Secondo i piani del Governo, Italia Login dovrebbe essere pronto entro il 2017. Ma gran parte dei servizi online sono legati all’Anagrafe Unica e alla presenza di servizi online disponibili nella PA, che per ora sono presenti a macchia di leopardo.