Troppa anidride carbonica nell’aria. Ormai la quantità di CO2 in atmosfera ha raggiunto livelli davvero elevati, ben oltre la fatidica soglia delle 400 Ppm (Parti per milione). Secondo l’Osservatorio di Mauna Loa (Hawaii), da settembre 2016 tale sostanza (da sempre presente in natura) ha superato le 400 ppm in modo permanente.
L’impatto sul clima globale è e sarà devastante: riscaldamento globale verso i +2°C in media (c’è chi sostiene verso i +3°C), acidificazione delle acque di mari, laghi e oceani, combinazioni tossiche con altri elementi gassosi in atmosfera.
Una delle prime cose da fare, insieme a tante altre parimenti necessarie, è aumentare la superficie verde. In città, ma anche fuori dai centri urbani. In particolare, il progetto della startup BioCarbon Engineering di Oxford si propone di piantare un miliardo di alberi ‘alla volta’ utilizzando i droni.
Premiato ai Global Grand Challenges Award della Singularity University negli Stati Uniti, il progetto ha lo scopo di mettere in pratica pratiche di riforestazione sfruttando la tecnologia UAV (Unmanned Aerial Vehicle), più comunemente i droni.
Un miliardo di alberi da piantare ogni anno, questo è l’obiettivo annunciato da Lauren Fletcher, fondatore dell’azienda ed ex ingegnere NASA, da raggiungere grazie all’uso dei droni.
La semina degli alberi avviene in due fasi:
- mapping, osservazione del terreno e del suolo tramite satelliti e droni;
- semina vera e propria, con droni che volano a 2-3 metri da terra e lasciano cade i semi avvolti da materiale biodegradabile, che li protegge e li nutre.
Piantare alberi in questo modo, secondo i ricercatori, è più veloce (fino a 10 volte rispetto ai metodi tradizionali) e meno costoso (circa il 15% del totale), ma anche più efficace.
Usando più droni assieme sarebbe possibile piantare sino a 100.000 alberi al giorno, qualcosa di impossibile con la sola forza lavoro umana.