Forse è davvero uno degli ultimi atti dell’amministrazione Obama. Il Presidente degli Stati Uniti uscente, Barack Obama, ha annunciato ieri il “divieto permanente” di trivellazione in grandi fette dell’Artico e dell’Oceano Atlantico per la ricerca di gas e petrolio.
Parliamo di una striscia di terra pari a circa 15.000 chilometri quadrati e di un’area marina pari a 500.000 chilometri quadrati. Nella giornata di ieri Obama e Justin Trudeau, Premieri del Canada, hanno firmato un accordo per la difesa dell’ambiente e la protezione del territorio e delle acque dei due Paesi.
Al centro del documento la tutela delle aree già protette, ma anche la protezione della biodiversità, dei mammiferi marini, delle risorse ecologiche e delle popolazioni indigene (in cui probabilmente rientra anche la protesta dei Sioux per la difesa dell’acqua del Nord Dakota, di cui molto si è parlato nelle ultime settimane).
Una decisione che certo il nuovo Presidente Donald Trump potrà anche cercare di ridimensionare, ma non subito. Secondo alcuni analisti, ci vorranno diversi anni per cambiare le carte in tavola, ma per il momento, perché l’“Outer Continental Shelf Lands Act”, del 1953, consente alla massima carica istituzionale del Paese di impedire ogni tipo di attività economica ed industriale che, in qualsiasi modo, metta in pericolo le acque federali, bloccando a tempo indeterminato ogni piano di trivellazione ed estrazione.
La novità sta proprio in quella frase pronunciata da Obama, in cui si sottolinea il “divieto permanente” (“indefinitely off limits for future oil and gas leasing”) di trivellazione su di un’area marina davvero grande, a cui si aggiungono i territori che vanno dal Maine alla Virginia, comprendendo quasi l’intera costa dell’Alaska.