Si stringe in Italia il cerchio intorno alle web company che bypassano il fisco. Dopo Apple e Google, adesso tocca ad Amazon.
Il nuovo anno è cominciato con l’accordo da 318 milioni di euro tra Apple e l’Erario. Subito dopo, a febbraio, la Guardia di Finanza ha notificato a Google un verbale di accertamento per una presunta evasione da 227 milioni di euro, e qualche settimana fa la Procura di Milano ha chiuso le indagini sulla compagnia americana con il possibile rinvio a giudizio dei manager indagati per frode fiscale.
Ora, secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, nel mirino della Procura milanese sarebbe finita anche Amazon dopo una verifica fiscale condotta dalla GdF.
L’indagine in corso mette il governo in una posizione alquanto delicata. Il mese scorso infatti è stata annunciata la nomina del top manager di Amazon, Diego Piacentini, a Commissario del digitale a partire dal prossimo 17 agosto 2016.
La nomina, tra l’altro a titolo gratuito, ha sollevato un vespaio di polemiche.
Un annuncio altisonante mentre l’Italia annaspa ancora tra tante difficoltà in materia di digitale.
Adesso arriva la notizia dell’indagine su Amazon per presunta evasione.
Una bella patata bollente per il governo Renzi che tarda ancora a intervenire sullo spinoso tema delle web company e del fisco, lasciando il tutto nelle mani della magistratura che sta brillantemente portando avanti il proprio lavoro sostituendosi, come ha sottolineato il presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, ‘a un legislatore assente’.
Del resto che Amazon ricorresse a questi sistemi furbetti per eludere il fisco non è cosa nuova. Né tanto meno Piacentini è chiamato a rispondere delle accuse rivolte all’azienda per la quale lavora.
Sicuramente però la notizia dell’indagine aperta contro Amazon mette il governo in una posizione scomoda.
Cosa farà?
In attesa di sapere le indagini faranno il loro corso. Pare che i pm stiano indagando su alcuni manager europei della compagnia, leader nell’eCommerce, guidata da Jeff Bezos.
L’accusa è sempre la stessa: omessa dichiarazione dei redditi.
La cifra esatta non è ancora accertata. La Procura dopo la formale iscrizione nel registro degli indagati, ha affidato un “processo verbale di accertamento” agli investigatori per quantificare la presunta somma evasa.
Il dossier è stato passato anche all’Agenzia delle Entrate, aprendo quindi pure un contenzioso amministrativo.
Si sta indagando sul sistema di ottimizzazione fiscale che permette ad Amazon, così come ad altre multinazionali, di bypassare il fisco traghettando i propri profitti in Paesi che garantiscono una tassazione più favorevole. Per Amazon la sede è in Lussemburgo.
Gli anni sotto inchiesta dovrebbero essere quelli tra il 2009 e il 2013.
Dallo scorso anno, infatti, Amazon, rispondendo al pressing della Ue, ha cominciato a iscrivere a bilancio il fatturato delle vendite al dettaglio nel singoli Paesi europei senza passare per il Lussemburgo a regime fiscale agevolato.