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Amazon, Google, Apple: la guerra dello streaming si allarga all’eCommerce

Amazon

In questi ultimi giorni Amazon si è resa protagonista di grosse novità una delle quali riguarda proprio l’Italia.

La piattaforma di eCommerce di Jeff Bezos ha, infatti, lanciato uno shop dedicato al Made in Italy che, stando a quanto dichiarato dal gruppo, è la locuzione più cercata su Amazon.

Un Marketplace, quindi, dedicato all’eccellenza dei prodotti artigianali realizzati in Italia. Con il lancio del nuovo negozio Made in Italy, gli artigiani italiani potranno aprire le porte delle loro botteghe e rendere disponibili i loro prodotti ai 285 milioni di clienti di Amazon in tutto il mondo.

Amazon dimostra ancora una volta una grande capacità di diversificazione che va dal servizio di shopping online agli eReader, passando per i giornali, i tablet e la produzione di contenuti originali con annessa offerta in streaming.

E su questo ultimo aspetto, per sbaragliare la concorrenza la web company sarebbe pronta a ‘bannare’ i dispositivi televisivi dei competitor Google e Apple dalla piattaforma di eCommerce.

 

L’ottimizzazione fiscale

La società di Bezos è ormai ampiamente ramificata e, complice un sistema furbetto per bypassare il fisco, sta facendo affari in ogni settore dell’ICT.

Non a caso il gruppo è nel mirino della Ue che sta indagando su presunti aiuti di Stato in Lussemburgo.

E in Italia, dove negli ultimi tempi pare che il governo si stia nuovamente muovendo sul fronte web e fisco con l’annuncio di una Digital Tax a partire dal 2017, Amazon ha subito dichiarato di essere in regola.

Un portavoce della società, subito dopo la presentazione del Marketplace dedicato al Made in Italy, ha ricordato che da maggio scorso la società paga l’Iva in Italia dopo aver modificato la propria policy aziendale.

L’intervento di Amazon sul controverso tema tasse e giganti del web arriva nello stesso giorno in cui l’Ocse ha denunciato che i sistemi di ottimizzazione fiscale hanno determinato mancati introiti in termini di imposte sul reddito delle società tra i 100 e i 240 miliardi di dollari l’anno su scala globale.

Questa stima accompagna il documento destinato al G20 e altri 60 Paesi partner con la lista completa delle 15 “azioni” per contrastare ottimizzazione ed elusione fiscale da parte delle grandi aziende. Oltre ai sei punti già concordati nel 2014, tra cui c’era un capitolo sull’economia digitale.

L’Ocse si muove ma anche la Ue con l’avvio della strategia per il Mercato Unico Digitale ha deciso di portare avanti una forte azione di contrasto alle multinazionali che eludono il fisco.

Primo step: pagare le tasse dove si producono profitti.

 

Manovre furbe contro i competitor

Amazon dalla sua continua ad affilare le armi contro i concorrenti.

Secondo l’agenzia Bloomberg, la società avrebbe diramato una mail interna per informare che da fine mese sul sito Amazon non saranno più vendute le Apple tv e le chiavette Chromecast di Google.

Spiegazione? Questi dispositivi non “interagirebbero molto bene con Prime Video“, il servizio di video streaming di Amazon.

Una mossa che sicuramente determinerà una serie di effetti a catena sul mercato e non è escluso che negli Usa intervenga la Federal Trade Commission.

Ma cosa si nasconde davvero dietro questa manovra?

Negli Stati Uniti il mercato dei dispositivi per guardare la tv online è in forte crescita: secondo le previsioni di Parks Associates, nel 2019 se ne venderanno 86 milioni.

Un dato che non sfugge ai giganti di internet specie Amazon che già da un anno ha lanciato il set-top box Fire tv che, collegato al televisore, permette agli utenti di guardare contenuti in streaming, in particolare quelli di Prime Video.

Ad agosto, Amazon dichiarava di aver già investito circa 1,3 miliardi di dollari per i contenuti offerti su Priem Video. Quest’anno l’azienda ha anche lanciato la chiavetta Fire Tv Stick.

Lo scorso anno è divenuto il numero tre del settore, scalzando Apple, ma resta ancora dietro al leader Roku (con una quota di mercato del 34%) e Google (23%) secondo le stime di Parks Associates, secondo cui nel 2014 i quattro gruppi americani controllavano l’86% del mercato USA della tv connessa.

Nelle ultime settimane Apple e Google hanno mosso le loro pedine. La società di Cupertino ha presentato la nuova versione della Apple Tv mentre Big G ha apportato alcune modifiche alla propria chiavetta connessa garantendo una maggiore velocità dello streaming.

Google ha anche alzato il velo su nuove partnership con l’araba Bein Sports e l’americana ShowTime.

Ecco allora che Amazon sarebbe corsa ai ripari, sbarrando la strada alla vendita sulla propria piattaforma di eCommerce ai dispositivi tv di Apple e Google.

Non lo ha fatto però con Roku i cui prodotti sono compatibili con l’offerta in streaming di Bezos.

 

Apple tv e Chromecast fuori da Amazon.com

Fire Tv e Prime Video non sono che alcune tessere del vasto puzzle di Amazon.

“Negli ultimi tre anni, Prime Video è diventato un elemento fondamentale di Prime”, si legge ancora nella mail interna di Amazon riportata da Bloomberg, nella quale si ribadisce la necessità che i prodotti proposti per la distribuzione dei contenuti in streaming siano compatibili con Prime Video “al fine di evitare confusione tra i nostri clienti”.

Una mossa quella di Amazon che punterebbe a spingere Apple e Google a rendere compatibili i loro prodotti con Prime Video.

Quest’ultimo fa parte del servizio internazionale Amazon Prime, che garantisce la consegna illimitata per 99 dollari l’anno e una vasta gamma di super offerte per i clienti.

Questo resta il core business di Amazon ed è qui che si gioca la partita con Apple e Google.

Una sfida che da Mountain View hanno subito raccolto. Da maggio scorso, infatti, il gruppo ha lanciato il bottone ‘acquista’ su YouTube, alcuni mesi dopo aver presentato un’offerta di consegne illimitata con il proprio servizio online Google Shopping Express, nato nel 2013.

La risposta di Amazon non si farà attendere.

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