Dal 18 gennaio Amazon darà al via al licenziamento di massa più consistente mai portato avanti da una big tech. Non più 10mila dipendenti come sia era ipotizzato qualche mese fa ma 18mila.
Lo ha annunciato il suo amministratore delegato Andy Jessy in un post sul blog ufficiale dell’azienda, annunciando dunque i tagli a causa dell“economia incerta” e le “rapide assunzioni degli ultimi anni”.
Secondo la nota, Amazon ha resistito a periodi ‘‘economici difficili in passato e continuerà a farlo. Questi cambiamenti ci permetteranno di continuare il nostro percorso più a lungo e in modo più concreto”. Sempre nella nota, Jassy sottolinea come la decisione non sia stata presa a cuore leggero e aggiunge che Amazon sta lavorando per “sostenere coloro che sono colpiti offrendo pacchetti che includono un pagamento, benefit sanitari e sostegno” per trovare un posto di lavoro.
Le lettere di licenziamento arriveranno dal 18 gennaio e interesseranno soprattutto i dipendenti dei negozi, come Amazon Fresh e Amazon Go, e le sue organizzazioni Pxt, che gestiscono per esempio le risorse umane.
Nonostante il taglio Amazon non rischia nessun cenno di crisi in quanto ha una forza lavoro molto più grande rispetto alle altre aziende della Silicon Valley. A fine settembre 2022 poteva contare su più di 1,5 milioni di dipendenti, così che gli ultimi tagli annunciati rappresenterebbero circa l’1% della forza lavoro.
Licenziamenti di massa: il 2022 l’anno nero per le Big Tech
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel mondo sono oltre 1.600 le aziende tech che hanno licenziato nel 2022. Per un totale di 150 mila posti di lavoro tagliati. Tra i big sembrano, per ora, “resistere” Google (ma ancora per poco) e Apple che ha annunciato assunzioni bloccate o ridotte al lumicino per tutto il 2023.
Ieri anche Salesforce, azienda statunitense di cloud computing, ha annunciato un piano di licenziamenti che interesserà il 10% del personale (a gennaio 2022 contava oltre 73 mila dipendenti) e si concluderà entro la fine dell’anno fiscale 2024. Non solo, il piano di ristrutturazione prevede anche un ridimensionamento delle sedi e delle proprietà immobiliari, che si protrarrà fino al 2026.
Secondo quanto dichiarato dalla società alla Securities and Exchange Commission, l’authority che vigila sulla borsa statunitense, il piano costerà complessivamente all’azienda una cifra compresa tra gli 1,4 e i 2,1 miliardi di dollari, dei quali una quota tra 800 milioni e 1,2 miliardi sarà messa a bilancio nel quarto trimestre dell’anno fiscale 2023.
Da quanto reso noto, le prime lettere di licenziamento dovrebbero essere consegnate già nelle prossime ore. La proposta di fine rapporto dovrebbe prevedere, anche per i dipendenti assunti al di fuori degli Usa, un minimo di cinque mensilità di stipendio, l’assicurazione sanitaria, risorse per la carriera e altri benefici.