Patrick Drahi, patron di Altice, gioca a fare l’asso pigliatutto e dopo la scalata al mercato tlc europeo, con l’acquisizione di SFR e Virgin Mobile (fallito invece il tentativo di mettere le mani anche su Bouygues Telecom) e quella di Portugal Telecom, punta dritto al mercato americano del cavo, con l’acquisizione da 18 miliardi di dollari di Cablevision.
Un’operazione che segue quella del 70% di Suddenlink, settimo operatore via cavo Usa con 1,5 milioni di clienti e che consente ad Altice di piazzarsi al quarto posto del mercato Usa del cavo.
L’acquisizione rientra nella strategia del tycoon franco israeliano che vuole un portfolio di asset equamente divisi tra Europa e Stati Uniti (dove a fine 2015 stima di ottenere il 15% dei suoi ricavi) e non ha mai nascosto l’ambizione di volersi ritagliare un posto di tutto rispetto tra i magnati globali delle telecomunicazioni. Obiettivo che sta perseguendo a suon di acquisizioni.
Il gruppo Altice si estende dal Belgio al Lussemburgo, dalla Francia al Portogallo passando da Asia, Israele e Repubblica Dominicana.
La congiuntura, oltreoceano, è favorevole: il mercato è in pieno consolidamento ma il numero uno del settore, Comcast, ha già una dimensione tale da non poter pensare di crescere ulteriormente, mentre gli altri due giganti Charter e Time Warner stanno per fondersi.
Tra le altre possibili prede, nel mirino di Altice ci sono anche gli asset del cavo di Verizon Communications, valutati circa 34 miliardi di dollari e Mediacom.
Questo oltreoceano.
In Francia, Drahi – terzo uomo più ricco del Paese – guarda ai media: possiede già il canale all-news i24news e ha annunciato un’alleanza con Alain Weill per lanciare un’offerta congiunta da 595 milioni di euro su NextRadioTV. All’inizio del 2015, insieme a Marc Laufer, ha messo le mani su Express Roularta per una cifra stimata tra 50 e 70 milioni di euro.
La prima pietra di questo impero è stato il quotidiano Liberation, fondato da Jean-Paul Sartre e di cui Drahi ha acquisito una quota del 50% nel giugno del 2014 apportando un’iniezione di 10 milioni di euro nel capitale del giornale dopo avere, il mese prima, concesso un prestito da 4 milioni a Bruno Ledoux, azionista e presidente del consiglio di sorveglianza del quotidiano.